L’arcivescovo emerito di Bologna Giacomo Biffi è nato al cielo questa mattina e già si può ripercorre brevemente tutto quello spessore culturale e non solo ecclesiale (che poi nella sua persona coincidevano senza ambiguità) che lo ha contraddistinto per tutti questi anni. È stato uno studioso e grande ammiratore del pensiero di Louis Billot, Charles Journet ma soprattutto della profonda filosofia russa cristiana di Solov’ev e Berdjaev, e ovviamente di sant’Ambrogio, da lui spesso citato in prediche e pubblicazioni. Biffi ha insegnato nei Seminari milanesi Teologia dogmatica e ha pubblicato numerose opere prestigiose di catechesi, meditazione e teologia. Tra i suoi libri più celebri e pregnanti di una sottile ironia e profonda intelligenza umana, si ricordano: La Sposa chiacchierata, Invito all’ecclesiocentrismo, Alla destra del Padre, Ambrogio Vescovo, Contro Mastro Ciliegia, oltre al bellissimo commento teologico de “Le avventure di Pinocchio” di Collodi.



«Riposi in pace», questo il commento di un commosso Benedetto XVI dopo la notizia della morte del Cardinale Giacomo Biffi, suo grande amico ai tempi degli studi e durante gli anni da presidente della Congregazione della Fede di Joseph Ratzinger. Proprio il Papa emerito Benedetto XVI fece tenere a Biffi gli esercizi spirituali per la Curia Romana nel 2007, per la seconda volta dopo quelli del 1999 in cui a chiamarlo era stato Giovanni Paolo II. L’arcivescovo emerito di Bologna ha poi anche partecipato al conclave che ha portato all’elezione, nell’aprile 2005, di Benedetto XVI. La salma di Biffi è stata trasportata nel palazzo arcivescovile di via Altabella oggi alle 17 dove è già visitabile dai fedeli; lunedì sera alle 19 invece la salma sarà accompagnata solennemente in Cattedrale per la celebrazione del vespro, alle 21 la veglia di preghiera. Alle ore 10.30 di martedì, fa sapere il cardinale di Bologna Carlo Cafarra, si terranno i funerali presieduti proprio da Cafarra, mentre il corpo verrà sepolto nella cripta della Cattedrale, in forma privata



«Ho appreso con tristezza la notizia della morte del cardinale Giacomo Biffi, dopo lunga infermità, vissuta con animo sereno e con fiducioso abbandono alla volontà del Signore. desidero esprimere a lei, all’intera comunità diocesana di Bologna e ai familiari del compianto porporato la mia profonda partecipazione al loro dolore». Questo il messaggio di cordoglio di Papa Francesco in un telegramma inviato dal Paraguay all’attuale Arcivescovo di Bologna cardinale Carlo Cafarra. Il Papa, seppur dal suo viaggio apostolico, proprio per l’importanza spirituale e culturale che Biffi si era meritato durante la lunga vita italiana, ha inteso offrire la sua vicinanza e preghiera per un uomo di fede così straordinaria. Il messaggio si conclude: «Particolarmente efficace risultava il suo linguaggio diretto e attuale, posto al servizio della Parola di Dio, come pure l’apprezzata predicazione degli esercizi spirituali in particolare quelli tenuti alla Curia romana. Elevo dunque fervide preghiere al Signore affinché per intercessione della Beata Vergine Maria accolga questo suo fedele servitore e insigne pastore nella celeste Gerusalemme, e di cuore imparto a lei, alla Chiesa felsinea e a quanti lo hanno conosciuto una speciale benedizione apostolica».



La notizia della morte del cardinale emerito di Bologna, Giacomo Biffi, avvenuta nella notte sta scatenando le reazioni di cordoglio di molti esponenti della Chiesa e del mondo della politica, con il quale il cardinale ha sempre avuto un dialogo schietto. Il Capoluogo Emiliano è in lutto e sono di stamattina le parole del sindaco di Bologna Virginio Merola, che dice del cardinale: “Fine teologo, ha saputo interpretare i cambiamenti del tempo, mettendoci in guardia da una società che rischiava di disgregarsi di fronte alle mutate condizioni della nostra comunità. Le sue parole hanno lasciato un’impronta indelebile nella nostra città, la sua capacità critica è stata fondamentale per sollecitare concrete riflessioni collettive”. Si aggiunge anche il governatore della Regione Stefano Bonaccini: “E’ stata una personalità di altissimo livello, che ha rappresentato non solo per la città di Bologna ma per l’intera collettività emiliano-romagnola un costante punto di riferimento”.

È morto nel corso della scorsa notte il Cardinale Giacomo Biffi, nella sua città di adozione, Bologna, all’età di 87 anni. Classe 1928, nato a Milano, è stato nominato cardinale dall’allora pontefice, Giovanni Paolo II poco dopo l’arrivo di Biffi a Bologna, che diventò la sua città. Cresciuto a Milano entrò in seminario giovanissimo e venne ordinato prete da Ildefonso Schuster, che rimase sempre uno dei punti di riferimento del Cardinal Biffi. Il legame con il capoluogo lombardo è sempre stato fortissimo, al punto che lo stesso Biffi raccontava come Wojtyla avesse dovuto invitarlo a cena per convincerlo a lasciare Milano per Bologna. Biffi non fu solo vescovo e cardinale, ma anche fine teologo e uomo dalle posizioni chiare, anche se non progressiste che spesso regalava anche una sottile ironia. Celebri alcune sue frecciate nei confronti di Silvio Berlusconi o Romano Prodi; del primo nel ’94 disse: “I milanesi non ci sanno fare con la politica, brutto segno se smettono di fare gli imprenditori”, e quattro anni dopo di Prodi,: “dopo l’Ulivo mi porta via anche l’asinello, di questo passo non mi resta più niente”. Nel 1997 organizzò nella città, con Giovanni Paolo II, il Congresso Eucaristico, a cui suonò il celebre Bob Dylan e che richiamò a Bologna un pubblico di 400 mila persone. Nel 2003 lascò l’incarico di arcivescovo di Bologna e gli successe il cardinale Carlo Caffarra, raggiunti i limiti d’età, 75 anni. Nel 2005, poté comunque partecipare al Conclave che elesse Joseph Ratzinger (il limite per essere un cardinale elettore nel Conclave è fissato a 80 anni). Ritiratosi a Villa San Giacomo a Ponticella, ha scelto di vivere nel silenzio. Nel 2007 pubblicò una sorta di testamento spirituale: “Memorie e digressioni di un italiano cardinale”, un titolo dall’ordine non casuale, Biffi infatti sentì sempre molto forte l’appartenenza al popolo italiano, venuta prima dell’ingresso al Sacro Collegio.