Se la Grecia esce dall’Europa, chi perde è la Germania. Come perde il professore se l’alunno viene bocciato o, peggio ancora, un genitore quando il figlio scappa di casa. Un’Europa senza Erodoto, Socrate, Platone, Euripide, non è più l’Europa. Cosa avrebbe dovuto fare la Germania? Quello che la Germania Ovest fece per la Germania Est alla caduta del muro: farsene carico senza se e senza ma. Come si fa con i figli, appunto. O come fanno le grandi nazioni.



All’indomani della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti, riconoscendo di essere i primi al mondo, si assunsero la responsabilità del pianeta. Invece la Germania pare proprio non farcela a riconoscere di essere la protagonista d’Europa, come se il primato per lei evochi solo e sempre i mostri del passato: però continuando a comportarsi come se fosse solo un paese fra gli altri, gli unici a crescere saranno i venti della disgregazione. Riconoscere di essere i primi in un certo momento della storia non significa diventare per forza i padroni e i dittatori di quel pezzo di storia. Significa semplicemente prendere atto di avere in un dato momento una certa missione. È toccato all’Egitto, ai Persiani, alla Grecia, a Roma, a Carlo Magno, al Rinascimento, a Venezia e, saltandone tanti, alla Spagna, all’Inghilterra e agli Stati Uniti.



Ora, per quel piccolo pezzo di terra che è l’Europa, toccherebbe alla Germania che però pare non sentirsela. Perché non guarda al Papa? Che non perde occasione per dire di non essere altro che il vescovo di Roma e che per questo, però, sa di avere il compito di confermare i propri fratelli. Comandare, spadroneggiare, no: confermare sì. Quando è partito per l’America latina e non ha detto: io penso a Roma, a Equador Paraguay e Bolivia ci pensino i rispettivi vescovi. Sceso dall’aereo ha detto che lì si deve imparare ad apprezzare le differenze, promuovere il dialogo e la partecipazione senza esclusioni “affinché i passi avanti in progresso e sviluppo che si stanno ottenendo garantiscano un futuro migliore per tutti, riservando una speciale attenzione ai nostri fratelli più fragili e alle minoranze più vulnerabili, che sono il debito che ancora ha tutta l’America Latina”. Nel suo cuore ha il traffico della droga, chi defrauda la natura e i più poveri e con la morte dei fratelli sfruttati ma a tutto questo pensa come un padre che ragiona nell’ottica dell’ecologia della casa comune.



La Germania invece non ha, verso l’Europa, un atteggiamento di analoga responsabilità. Peccato perché lo fece con la Germania est e ora le differenze abissali che c’erano al di qua e al di là del muro sono cadute con i calcinacci di quel muro. 

Ugualmente dovrebbe fare con la Grecia. Ha aiutato la Germania Est senza colonizzalarla, o spadroneggiare, l’ha fatta crescere come il piano Marshall fece con l’occidente. Gli Usa ci guadagnarono, senz’altro, ma l’occidente crebbe, non c’è dubbio. Allora, nel mondo, l’America era la più forte: ora, in Europa, la più forte è la Germania. Se vuole davvero lasciare un’impronta nella storia, questo è il momento per farlo. È la congiuntura giusta per mostrare al mondo che i figli non vanno buttati fuori di casa ma aiutati a saper vivere autonomamente. Da soli ma non soli.

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