Il 17 luglio la Chiesa Cattolica rende omaggio e celebra la memoria di Sant’Alessio. La storia della sua vita è stata tramandata attraverso tre storie diverse, una di origine greca, una di origine romana e una di origine siriaca. Nel secolo XI fu scritta un’altra storia, La Vie de Saint Alexis, una vera e propria opera letteraria che più di tutte ha contribuito a diffondere il culto di questo Santo in Occidente. Tutte le versioni raccontano comunque che Alessio è vissuto nel IV secolo d.C., è nato e morto a Roma ma si conosce solo l’anno della sua morte il 412.



Alessio era figlio di Eufemiano e Agalè, una coppia di patrizi di Costantinopoli. Il giovane si fidanzò con una donna ma la sera prima delle nozze fu convinto da quest’ultima a rinunciare alla vita coniugale per partire seguendo la sua vocazione spirituale. Così Alessio lasciò Costantinopoli e si recò in Siria, nella zona che oggi corrisponde alla Turchia: visse prima nella città di Laodicea e poi in quella di Edessa. Per seguire la sua vocazione, Alessio rinunciò alle sue nobili origini per diventare un semplice mendicante e dedicare la sua vita ai più bisognosi: di giorno chiedeva l’elemosina, mentre la sera donava tutto ciò che aveva racimolato ai poveri della città affinché si sfamassero e si prendessero cura di loro stessi, comprando vestiti e medicamenti per i malati. Alessio visse da asceta per il resto dei suoi giorni e proprio per questo fu soprannominato “uomo di Dio”. Secondo la versione siriaca, solo prima di morire rivelò le sue origini patrizie e per questo motivo ricevette tutti gli onori durante le sue esequie. La verità la raccontò solo al parroco della chiesa dove mendicava e fu proprio il sacerdote a trovarlo morto, la mattina dopo, sul sagrato della chiesa. Il prete conosceva bene Alessio e lo considerò subito un Santo, avendo scoperto che aveva abbandonato una vita agiata per dedicarsi solo ai poveri. Per questo motivo fece in modo che non venisse seppellito nella fossa comune, ma con un funerale rispettoso. Secondo la leggenda, al momento della sepoltura il corpo non fu più trovato: di Alessio rimanevano solo le vesti lacere.



Nelle versioni greca e romana, invece, si narra che Alessio non morì nell’odierna Turchia, ma tornò a Roma in vecchiaia, nella casa di famiglia. I genitori, però, non lo riconobbero vestito com’era da mendicante. Per questo motivo, il Santo continuò a vivere di elemosina fino al giorno della sua morte. Prima di morire, scrisse un biglietto dove rivelò la sua identità. Fu Papa Innocenzo a leggerlo e a comunicare la verità alla famiglia. Secondo la leggenda, alla sua morte per miracolo in tutta la città si sentì il suono di campane a festa.



A Roma Sant’Alessio viene venerato in una celebre basilica che porta il suo nome e che si trova su uno dei sette colli romani, l’Aventino. Fu Papa Onorio III a dare il suo nome a questa chiesa nel 1217, per un motivo ben preciso: secondo la tradizione romana, infatti, il Santo a Roma è vissuto sul colle Aventino. Proprio perché ha aiutato i poveri per tutta la sua vita, molti ordini monastici che seguono la regola della povertà hanno preso il suo nome, come i Lollardi che dal 1300 presero il nome di Alessiani, come i Fratelli Celliti che gli dedicarono una chiesa ad Aquisgrana. Nel monastero di Santa Laura, in Grecia, viene venerata come reliquia la testa di Sant’Alessio. Il Santo è considerato il protettore di tutti i mendicanti. La Basilica romana dedicata a questo Santo oggi è meta di tanti pellegrini e viene spesso scelta dai giovani sposi, affascinati dalla storia di Alessio. Nell’iconografia cristiana le vicende legate alla sua vita sono state spesso raffigurate e oggi si trovano in moltissimi luoghi di culto. Il giorno in cui viene ricordato questo Santo non è stato scelto a caso: il 17, infatti, è un numero che ricorre molto spesso nella vita di Alessio, perché secondo le varie versioni ha vissuto 17 anni a Edessa e 17 a Roma e sarebbe morto proprio il 17 luglio.