Telecamere presenti solo per la lettura della sentenza. È quanto ha stabilito oggi la Corte d’Assise di Bergamo nel processo per l’omicidio di Yara Gambirasio che vede imputato Massimo Bossetti. Una decisione per evitare che venisse turbata la regolarità del dibattimento, che ha visto in aula anche testimoni i familiari della piccola Yara. Secondo il collegio la presenza delle tv, dei fotografi e delle radio in aula “può creare pregiudizio al regolare svolgimento del processo” soprattutto “in virtù della vicenda umana oggetto del procedimento, la sparizione e uccisione di una minorenne”. Telecamere e macchine fotografiche “potrebbero nuocere alla serenità delle parti coinvolte”. Sono state respinte tutte le eccezioni preliminari proposte dalla difesa di Massimo Bossetti, di conseguenza il processo prosegue. È stata inoltre respinta la richiesta di nullità della relazione del Ris dei carabinieri che riguarda il Dna di ignoto 1 che è risultato essere corrispondente a quello del muratore di Mapello Massimo Bossetti. “Massimo Bossetti e Yara non si conoscevano né si potevano conoscere. Yara era una ragazzina ingenua, immacolata e con la vita di una bambina: se l’obiettivo dell’accusa è il contrario vogliamo sentircelo dire chiaramente”, ha detto Paolo Camporini, uno dei legali di Bossetti. (Serena Marotta) 



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