Nella storia della chiesa di Milano, un ruolo molto importante lo ha svolto san Materno, la cui festa si celebra il giorno 18 luglio. Di questo santo vescovo, che fu il settimo che resse la diocesi di Milano, precedendo Protasio e successore di Mirocle, sappiamo molto poco. Gli anni in cui ricoprì la sua carica probabilmente sono compresi tra il 316 e il 328; alcuni commentatori dicono he san Materno fosse precedente a Mirocle e lo inseriscono quindi nell’ambito delle persecuzioni che l’imperatore Diocleziano scatenò contro i cristiani a partire dal 313. Questo lo renderebbe contemporaneo ai santi Narbore e Felice; ma in realtà il legame di San Materno con questi due santi si deve ad altro. Egli infatti fece erigere loro una basilica, e tra di loro volle essere sepolto, allo stesso modo in cui il santo Ambrogio volle essere messo a riposare in eterno tra i santi Gervasio e Protasio. Le leggende agiografica narrano di una pia donna, Sabina, che pregò il vescovo Materno di dare degna sepoltura in Milano ai santi Narbore e Felice, accogliendoli nel grembo materno della Chiesa. Ma forse questa narrazione serve solo a spiegare il nome che assunse il vescovo, che simboleggiava anche il modo in cui egli resse per dodici anni al sua diocesi, con la stessa cura affettuosa e amorevole che una madre nutre nei confronti dei suoi figli.
San Materno partecipò al concilio di Roma del 313, e a quello di Arles del 314. Il giorno in cui se ne celebra la memoria, il 18 luglio, è quello che ci è stato tramandato come il giorno della sua morte. Conosciamo le fattezze di san Materno grazie ad un mosaico che si trova all’interno della basilica di sant’Ambrogio a Milano, e più specificatamente nella cappella di San Vittore in Ciel d’Oro. Qui è rappresentato vestito di una dalmatica, e si trova tra i santi Narbore e Felice. Il suo volto è coperto in parte dalla barba. 
La venerazione di cui è oggetto nella città di Milano prese particolare vigore a partire dal XVI secolo, quando san Carlo Borromeo ne esaminò le reliquie. Sempre San Carlo Borromeo volle costruire un altare dedicato a san Materno, in mezzo al crocicchio del Carrobbio: era il 1577, e qui veniva celebrata la messa per gli ammalati di peste. Oggi l’altare e la relativa croce non esistono più, ma numerosi sono i luoghi di culto dedicati a san materno presenti nella città di Milano, ma anche dei dintorni. A Pescarenico, in provincia di Lecco, si trova la chiesa dei Santi Materno e Lucia, che un tempo apparteneva ad un convento che secondo la tradizione è quello in cui Alessandro Manzoni immaginò avesse preso i voti il personaggio del suo romanzo I promessi sposi, fra Cristoforo.
San Materno è annoverato tra i santi e le sante di Dio perché svolse un compito importante, quello di guidare l’allora nascente Chiesa di Cristo verso il futuro preparato dal Padre ai suoi figli; e perché lo fece con mitezza e umiltà, ponendo sempre la gloria di Dio sopra la sua gloria personale.



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