Ehi cugino, sì, tu Kepler 425B, dico a te. T’hanno chiamato così quelli della NASA no? So che avevano scoperto un cuginetto più piccolo 4 anni fa. E anche lui lo chiamarono Kepler 22. Forse hanno fantasia solo nelle cifre, questi della NASA. Vi scopre un telescopione viaggiante che si chiama Kepler e anche voi vi chiamate Kepler. Solo che cambiano le cifre. Semplice no? Beh comunque scoprire di avere un cugino, per di più già attempato, anzi più anzianotto di noi, ci ha dato una bella emozione. Sì, insomma eravamo concentrati su una montagna di problemi non da poco che abbiamo qua, ed ecco che, se così si può dire, suonano alla porta e un tizio mai visto si presenta e dice: “eccomi, siamo cugini, abbiamo un sacco di cose in comune e forse un bel po’ di cose da raccontarci.” Abbiamo dovuto per un istante lasciare gli stracci che volavano le chiacchiere, le urla, le solite offese, i discorsi già sentiti mille volte e voltarci tutti verso la porta. Là fuori nel buio immenso, quel tizio, insomma tu vecchio cugino Kepler 425B stavi lí, come se i fossi stato da sempre. E c’eri proprio da sempre, solo che noi non lo sapevamo. E ora ci sentiamo un po’ smarriti ma anche un po’ rinfrancati.



Non sappiamo ancora cosa ci racconterai. Ma intanto ti abbiamo fatto accomodare, e tu ci hai detto che ci sono altri 11 cugini probabilmente. Dodici ? Ehi, ragazzi della NASA, ma questo numero è presente da sempre nella storia della umanità, non è fantastico? Multiplo di tre, con dentro il nove, le dodici tribù di Israele, degli apostoli, e moltiplicabile fino ai novantanove nomi del Dio misericordioso. Ci dev’essere Qualcun altro che se la cava coi numeri lassù da qualche parte. Ma insomma, saperti simile a noi, con un tempo fatto come il nostro – i tuoi anni durano come da noi, e fa un certo effetto sapere che molto lontano da qui c’è un posto dove gli anni sono anni, e insomma il tempo gira come da noi. E dove, dicono quelli della NASA, forse c’è stata o c’è vita.



Ehi, cugino! Ancora non sappiamo niente di te, però già ci dai un sacco da pensare. Pensieri immensi, pensieri che quasi non sanno bene cosa pensare. Vita? Che vita? E dunque cosa è la vita? Beh, però prima ancora di raccontarci quel che avrai da dirci, vorrei farti un paio di domande. Come ve la cavate là con la compassione? Sai di che si tratta? È quella cosa che noi abbiamo imparato e dobbiamo imparare sempre, senza la quale la vita non può andare avanti. Ed è quello che ho provato subito per te appena ci hanno detto che ci somigliavi, insomma eri una specie di cugino. Una compassione allegra, una specie di super simpatia, una simpatia 425B (non me ne vogliano quelli della NASA). Perché immagino che sei simile a noi, devi avere anche dei guai simili a noi. Oltre che tutte le meraviglie di qui.



Pensa che la notizia della tua esistenza mi è arrivata mentre ero a Roma. Sai cosa è Roma? C’è qualcosa di simile dalle tue parti? Oh, è una cosa incredibile, tremenda e fantastica. Chi sa se nei tuoi sei miliardi di vita sei riuscito a far crescere da te una cosa simile! C’è da uscire pazzi, è un posto con un sacco di casini (oltre che un sacco di santi e di bava gente) insomma un caravanserraglio umano, ma ti assicuro che ne vale la pena. In una delle piazze più belle c’era una ragazza bionda, magnifica, suonava la fisarmonica, con la bici e un ombrellino bianco sulla testa. Suonava Piazzolla, un tango da far piangere e ridere l’anima. Avete la musica lì, avete l’anima? Alle spalle le saliva la chiesa del Pantheon. Non so se dalle tue parti ci sono cose così. Se c’è vita mi auguro di sì. Ora che ti sei presentato e inizierai a raccontare una lunga storia, voglio assicurarti della nostra compassione. Siamo una famiglia no?