Continua a far discutere la sentenza di appello che ha assolto sei giovani accusati di aver stuprato una ragazza nei pressi della Fortezza da Basso a Firenze il 26 luglio del 2008. Per la giornata di oggi è stata indetta una manifestazione nei luoghi dove sarebbe avvenuta la violenza per protestare contro la decisione dei giudici d’appello: “Il processo è stato fatto alla ragazza e alla sua vita”, spiegano le organizzatrici che ritengono inaccettabile anche la decisione della Procura di non ricorrere per Cassazione che ha reso la sentenza definitiva. “Vogliamo capire perché la procura generale non ha fatto ricorso facendo scadere i termini. Riaffermiamo la nostra libertà: siano processati i violenti e non le vittime”. Nelle ultime ore è tornato a parlare anche uno dei ragazzi assolti, Lorenzo Lepori. Lo ha fatto con una lettera pubblicata sullo stesso blog “Al di là del Buco” dove la giovane aveva espresso tutta la sua delusione per la sentenza: “Chiunque digitando il mio nome su un qualunque motore di ricerca leggerà subito tutto quanto è necessario sapere su di me. Troverà le parole chiave Stupro, Capobranco, violenza di gruppo, processo, condanna. Se ancora si avrà voglia di sapere qualcosa di più su tale disgustoso individuo, si potrà faticosamente scoprire che è stato recentemente assolto da una gravissima accusa, una calunnia che per sette anni lo ha accompagnato come un’ombra fedele ovunque andasse, qualunque cosa facesse”.



Il ragazzo ricorda i 50 giorni trascorsi nel carcere di Prato, sezione speciale reati sessuali: “I colpevoli di reati sessuali sono odiati dagli altri detenuti, si sentono in diritto di fargli la festa. Sono già fra i colpevoli, i dannati e i dimenticati. E’ questo l’inferno sulla terra? L’uomo conosciuto come Il Mostro di Foligno mi porta da mangiare. Stiamo in cella assieme a condannati per pedofilia, stupro, pornografia infantile, sfruttamento della prostituzione ma anche rapina a mano armata e omicidio plurimo. Ci spartiamo con loro sigarette, caffè, televisione, psicofarmaci e bagno”.



Poi “un giorno veniamo assolti. Nessuno fa ricorso in cassazione. Ma c’è sempre la stessa ombra. Quindi è bene stringare. Sono rimasto, per il pubblico, il Capobranco”. E aggiunge: “Non è bastato il processo. I referti. Le testimonianze. Non sono bastate le prove. Il processo mediatico deve andare avanti, ancora. La calunnia è ancora qui. Oggi più che mai strumentalizzata. La mia calunnia e la mia calunniatrice si sono adesso innalzate a simbolo”. Quindi il giovane conclude: “Io, Lorenzo Lepori, sono stato falsamente accusato, assieme ad altre sei persone, di un orrendo crimine che non abbiamo commesso. Di questa verità è stata data prova e testimonianza. Da tutte le accuse, siamo stati assolti dalla giustizia”.

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