Piano Giubileo antiterrorismo. Nemmeno c’è bisogno di un codice: tutto è palese e diffuso, anche con un video che illustra in dettaglio la strategia attuabile in caso di un attacco improvviso. Su oltre 100 obiettivi sensibili, stazioni, monumenti, scuole, ambasciate, centro commerciali, con un focus speciale su Colosseo e San Pietro.
Siamo pronti, parrebbe. Il filmato diffuso dal ministero degli Interni, musica ossessiva, inquietante, mostra una preparazione blindata. Tutti allertati e pronti a muoversi all’unisono. Carabinieri, polizia, reparti speciali, Digos, Vigili del fuoco, Protezione civile, ambulanze, Nuclei Nuclear-Biologico eccetera. Aree operative mobili e sanitarie, ospedali di riferimento nelle zone calde. Elicotteri, eliambulanze pronti al decollo, stravolgimento della viabilità per permettere ai soccorsi di attivarsi.
Una macchina imponente, una risposta nei fatti a chi dubita dell’efficienza e dell’approssimazione, a chi sfodera il refrain usato sulla faciloneria, la superficialità italiche, a chi oppone sempre e solo sfiducia sulle nostre possibilità di resistere, fronteggiare, prevenire. Ai gufi, insomma. A chi lamenta ancor oggi sui quotidiani che si è in ritardo gravissimo, che mancano mezzi e denaro, e forse pensa soltanto ai bagni chimici e alla distribuzione di bottigliette d’acqua, quando lo Stato sta lavorando alacremente a ben altre urgenze. E noi che ci alambicchiamo su Marino sì Marino no. Il sindaco è davvero un dettaglio. Dovremmo sentirci in mani sicure, anche perché negli ultimi giorni sono comparse qua e là interviste ad esperti di intelligence dei più stimati servizi esteri, autorevoli osservatori della difesa mondiale, dagli Usa a Israele, e tutti a dire che in Italia siamo bravissimi, che la Francia dovrebbe prendere lezioni da noi, abbiamo tradizione e innovazione da vendere, nessun pericolo. Eppure, sarà per quella musica che pare un sottofondo di James Bond o The day after, tanto tranquilli non siamo.
Tutte le risorse dispiegate in campo non sciolgono il turbamento che coviamo, timorosi di esprimerlo. Va tutto benissimo, ma “dopo”. Il piano tratteggiato e propagandato è perfetto, siamo certi che non lascerà nulla di intentato, ma “dopo”. Vediamo nel video un puntino rosso che scoppia e s’allarga, come i cerchi di un sasso nell’acqua, proprio dentro all’Anfiteatro Flavio. Dentro il colonnato del Bernini. La voce guida parla di “attacco”, “attentato”. Cioè: se scoppia il Colosseo e mezza cupola di San Pietro, con tutta la gente dentro, saremo bravissimi a isolare le zone a soccorrere i feriti, a raccogliere i morti, e magari a sorprendere gli assassini, se non sono già saltati in aria anche loro. Sai che soddisfazione. E’ però il “prima” che ci interessa. Prima di veder crollare quelle pietre rese sacre dal sangue dei martiri, prima di veder lordato il sagrato del cuore del mondo, luogo di speranza e di pace.
Prima di sentire le urla, lo strazio, il terrore, di tremare per i nostri figli, per questo nostro mondo svagato e egoista, colpevole di trascuratezza, di ostentata distrazione. Prima di veder finire nel sangue questo pezzo residuo d’Europa, che troppo a lungo si è sentita proterva e sicura, immemore delle proprie colpe, delle improvvide guerre, della miopia con cui ha trattato al di fuori dei suoi confini, immemore soprattutto di cos’è e di cosa è fatta. Roma e la Chiesa, sarebbe davvero il segno della fine, la sfera e la croce abbattute. Per questo il video solerte sul Piano Giubileo non ci convince e ci rassicura affatto. Non si tratta di un videogame, non è una scena di un film. Se c’è da gloriarsi dell’impegno, che sia sul lavoro di prevenzione, di individuazione delle cellule pericolose in sordina.
Ci soddisfa di più sapere degli arresti di possibili terroristi in fieri, sul nostro suolo, perché significa che qualcuno vigila, e si muove con capacità pari o superiori ai nemici. Ma quante Marie Giulie folli e fanatiche albergano sulla terra natìa? Quanti suoi sodali sono arrivati, migranti fasulli o insospettabili universitari in trasferta, addestrati ad ammazzare gli infedeli? Eppoi, i filmati sono un’arma abusata, ormai, proprio dai terroristi. Magari è strategico rispondere sullo stesso terreno, ma se l’emulazione spingesse ad essere ancora più accorti e decisi a sventare i piani? Diffonderli non dà forse un assist ai terroristi? Scrutare, dissimulare, agire all’impronta. E mostrare pari fermezza nelle sedi pompose e stanche di questa Unione che si arrocca sempre più a nord. Dimenticando le sue porte e chi la presidia. Con una postilla: la sfera forse no, ma la croce ha già vinto. Qualcuno l’ha promesso, non praevalebunt. Solo che ci sarà da combattere, stanno arrivando.