È forse uno dei santi più conosciuti dell’intero calendario liturgico della Chiesa Cattolica, anche se lo è per un episodio che non gli rende del tutto giustizia. La sua venerazione è molto diffusa, poiché è ricordato anche dalla Chiesa ortodossa e della Chiesa Copta. La sua memoria si celebra il giorno 3 luglio, che corrisponde a quello della sua morte. In realtà, però, i contorni precisi della vita di questo santo ci sfuggono: quello che sappiamo con certezza è quanto di lui viene narrato nei Vangeli riconosciuti, specie in quello di San Giovanni.



San Tommaso fu infatti uno degli apostoli di Gesù, che lo seguì per i tre anni della sua predicazione. Da dove venisse, e la sua storia successiva all’ascesa al Cielo di Gesù, non ci è ben noto, anche se parecchie informazioni sono state ricostruite dai vangeli apocrifi, tra cui quello attribuito allo stesso San Tommaso, e altri scritti. Il suo nome vuol dire gemello, così come la denominazione greca con la quale è spesso indicato, Didimo. Forse il suo vero nome era un altro, probabilmente Giuda. Tommaso era un pescatore, poiché fa parte del gruppetto miracolato dalla pesca straordinaria invocata da Gesù.



In seguito, nel vangelo di Giovanni egli appare in occasione del viaggio di Gesù a Betania, per la resurrezione di Lazzaro. San Tommaso infatti era contrario, e borbotta che andranno tutti alla morte: questa è l’iconografia con cui ci è stato tramandato, un uomo pieno di dubbi. L’episodio più famoso che lo riguarda è dopo la morte e risurrezione del Cristo. Gli altri discepoli gli raccontano che il Signore è tornato dai morti, ma lui non ci crede finché non vede con i suoi occhi, e tocca con mano le ferite nel corpo del Nazzareno. Allora però lo riconosce e lo chiama: “mio Signore e mio Dio!” San Tommaso viene dunque ricordato come l’uomo del dubbio, e per questo ci è tanto vicino: perché era un uomo come tutti, ma ha seguito la sua fede al di là dell’incredulità. In seguito, si narra che evangelizzò i popoli dell’India, e in India morì, trafitto da una lancia.



I resti di San Tommaso vennero dapprima tumulati a Mylapore, città dell’India sud-orientale; in seguito furono traslati nell’isola di Chio e infine, sul finire del 1200, giunsero in Italia. Oggi si trovano in Abruzzo, nella basilica di San Tommaso ad Ortona. La devozione nei confronti di questo santo è molto sentita in molte parti del mondo, e non solo in Italia: in India viene ricordato come colui che riuscì ad evangelizzare buona parte del paese, soprattutto cominciando dalle caste più elevate.

Oggi è ricordato anche come patrono di architetti e geometri, perché fu preso per architetto presso la corte di sovrani indiani, anche se non erano edifici di mattoni quelli che egli riuscì ad erigere. Di San Tommaso ci parla anche Marco Polo nel suo libro “Il Milione”, e la figura di questo santo, così umano e così vicino ad ogni fedele, ancora oggi serba uno dei più grandi meriti che la Chiesa gli attribuisca. Fu la sua incredulità a spingere il Cristo a farci una delle promesse più belle dell’intero Vangelo: Beati coloro che, pur non avendo visto, crederanno!