, in latino Laurentius, nacque a Huesca in Aragona nel 255 d.C. Venne inviato dai genitori a Saragozza quando era ancora molto giovane, per approfondire gli studi umanistici e teologici. Frequentando il centro studi della città conobbe il futuro papa Sisto II. Entrati presto in amicizia, insieme lasciarono la Spagna e si trasferirono a Roma. Nel 257 Sisto divenne vescovo della città eterna e nominò Lorenzo diacono. Il suo compito fu di amministrare i beni e provvedere ai bisognosi. Un anno dopo l’elezione di Sisto però, l’imperatore Valeriano emanò un editto che condannava tutti i maggiori esponenti cattolici alla morte. Uno dei primi a cadere fu il Papa Sisto, arrestato durante un’eucarestia insieme a Lorenzo e agli altri diaconi il sei agosto.
Il pontefice e quattro dei suoi diaconi, tra cui il futuro santo Innocenzo, vennero immediatamente giustiziati. I santi Leone e Ambrogio ci narrano di un Lorenzo fortemente voglioso di fare compagnia agli amici. In particolare il santo milanese nel suo De Officis racconta di un Lorenzo in lacrime alla vista del maestro condotto al martirio. Ma a rattristare il giovane non era tanto la morte di Sisto, ma il fatto di dovergli sopravvivere.
L’imperatore decise di risparmiare momentaneamente Lorenzo, perché sperava di poter mettere le mani sulle ricchezze della Chiesa, da lui gestite. Si narra però che il giovane portò all’imperatore degli ammalati, dicendo che quello era il vero tesoro della Chiesa. In seguito a ciò venne imprigionato e tenuto sotto controllo dal centurione Ippolito. Durante la prigionia conobbe il cieco Lucillo, a cui Lorenzo donò la vista grazie al battesimo. Il centurione colpito dalla bontà del suo prigioniero e dalla parola di Dio si convertì al cristianesimo a sua volta.
In seguito alla conversione, Ippolito venne legato a dei cavalli e trascinato fino alla morte. Il dieci agosto, quattro giorni dopo i compagni, anche Lorenzo venne giustiziato. A soli 33 anni, il giovane martire fu probabilmente bruciato sulla graticola. Si dice che un soldato romano, impietositosi per la morte del giovane, raccolse uno straccio intriso del sangue del santo e lo portò ad Amaseno, nel frusinate, dove tutt’ora è conservato.
Il suo corpo fu portato a Campo Verano, nelle catacombe di Santa Ciriaca, dove riposano anche i santi Stefano e Giustino. Per ricordare la sua morte, la Chiesa edificò tre edifici in prossimità dei luoghi più significativi: San Lorenzo in Fonte presso il luogo della prigionia, San Lorenzo in Panisperna sul luogo del martirio e San Lorenzo al Verano sulla sua sepoltura. Queste però sono solo tre delle 30 chiese dedicate a lui. Il simbolo di San Lorenzo è ciò che gli ha dato la morte, la graticola. Sempre in relazione al suo martirio, Lorenzo è protettore di pompieri, cuochi, rosticceri e lavoratori del vetro.
La Chiesa in seguito fece San Lorenzo il santo del dieci agosto, come commemorazione della sua morte. A Grosseto ogni anno, tra il nove e il dieci di agosto si svolge la festa patronale dedicata a Lorenzo. Essa è famosa per la processione, aperta dal carro dei buoi maremmani di Albarese. I partecipanti attraversano la città arrivando in cattedrale per la benedizione vescovile. Si festeggia anche ad Ardea, in provincia di Roma. Molte poi sono le feste legate alle stelle cadenti. In questo periodo dell’anno la Terra attraversa lo sciame meteorico delle Perseidi, incorrendo in un numero elevato di piccoli meteoriti. Questi sono visibili ad occhio nudo in nottate serene. Le stelle luminose sono associate ai carboni ardenti su cui morì San Lorenzo.
Lorenzo è il santo patrono di diverse città, la più importante tra esse è Grosseto. La città si trova in Toscana, è a poco più di dieci chilometri dal mare e al centro di una pianura alluvionale chiamata Maremma grossetana. In essa vivono circa 81000 abitanti. Viene nominata per la prima volta nel 803 dal vescovo di Lucca Iacopo, che dona la chiesa di San Giorgio in “loco Grossito” a Ildebrando Aldobrandeschi. Dopo essere stata a lungo disabitata, nel 1138 papa Innocenzo II trasferì a Grosseto la sede vescovile, decretando la nascita di una nuova diocesi e ripopolando l’area. Il simbolo della città ritrae un grifone, che ricorda le origini etrusche, su uno scudo rosso, che rievoca la forte vicinanza al partito ghibellino.
Oltre a San Lorenzo, ci sono altri santi a cui è dedicato il dieci agosto. Tra di essi troviamo San Besso, attuale patrono di Ivrea. Si dice che egli fu uno dei 6600 soldati della legione Tebea, capeggiata da San Maurizio. Essi furono sterminati per aver rifiutato di adorare divinità pagane su imposizione dell’imperatore Massimiano. Altri santi commemorati sono Sant’Ireneo, sant’Aurelio, Santa Bassa e Sant’Erik IV re di Danimarca.