Anche il sindaco di Riccione, Renata Tosi, è stato perentorio nelle sue affermazioni, dichiarandosi totalmente favorevole a quanto stabilito dalla Questura. “Il provvedimento del questore Improta è esemplare così come avevamo auspicato”, ha dichiarato all’Agenzia ANSA il sindaco, il quale ha dunque dimostrato di voler fronteggiare questa tragedia all’insegna della fermezza e del rigore, soprattutto affinchè simili episodi non possano più verificarsi. Lo stesso sindaco, inoltre, ha evidenziato come il quadro tracciato dalle forze dell’ordine circa questo locale sia alquanto complesso: Renata Tosi, infatti, ha sottolineato che anche la Guardia di Finanza sta svolgendo delle indagini riguardanti questa discoteca per via di un presunto reato di evasione fiscale.
Quattro mesi di chiusura. Il provvedimento del questore di Rimini ha lasciato “sorpreso” l’avvocato del Gruppo Cocoricò, Alessandro Catrani. “Ferma restando confermata la stima, mia personale e dei miei assistiti, verso le istituzioni tutte e, in particolare, in questo caso, verso il Signor Questore di Rimini – scrive in una nota il legale – siamo sinceramente sorpresi per l’entità enorme della sanzione adottata, giunta fra l’altro al termine di un lungo linciaggio mediatico senza precedenti, e stiamo leggendo attentamente le motivazioni del provvedimento, appena notificatoci, per, poi, predisporre ogni più utile attività defensionale da esercitare nelle opportune sedi”.
Continua a far discutere la decisione del questore di Rimini Maurizio Improta di chiudere per quattro mesi il Cocoricò, il locale di Riccione dove il 19 luglio scorso è morto un ragazzo di 16 anni per un’overdose di ecstasy. Il Codacons esprime soddisfazione per il provvedimento: “Il Questore ha accolto in pieno la nostra richiesta – spiega in una nota il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi – All’indomani della tragica morte, infatti, avevamo chiesto la chiusura immediata della discoteca e la verifica di eventuali responsabilità del locale in merito alla diffusione di droga all’interno della struttura e ai mancati controlli”. Anzi, secondo il Codacons la chiusura disposta dal Questore “appare una sanzione leggera, soprattutto se rapportata alla gravità del tragico episodio avvenuto il 19 luglio”. Rienzi conclude chiedendo alle forze dell’ordine “controlli a tappeto nelle principali discoteche dell’Emilia Romagna e del paese, volti a verificare la diffusione di sostanze stupefacenti all’interno di tali locali e a punire con la chiusura le strutture che non riusciranno a prevenire ed evitare lo spaccio di droghe”.
“Chiudere il Cocoricò è pura follia”. Lo scrive su Facebook Robbie Aniceto, deejay già membro della Consulta Antidroga presso il dipartimento governativo a Palazzo Chigi, commentando il provvedimento del questore di Rimini nei confronti del locale di Riccione. “La cosa piu triste di tutta la faccenda è che non si riesca a divertirsi se non stordendosi, bevendo, impasticcandosi. Pare che non esista alternativa allo sballo come se la vita non fosse in grado di offrire ben altre evasioni e divertimenti esaltanti”, si legge nel post. “Il Cocoricò – spiega ancora dj Aniceto – è una delle discoteche più controllate d’Italia, con più telecamere, buttafuori e sicurezza e con un presidio medico per tutte le evenienze. Spende più di 150.000 euro all’anno per queste cose. Chi pensa ai dipendenti? Chi pensa che quel tipo di azienda rimarrà chiusa nel periodo in cui si faranno i fatturati più importanti? Se un provvedimento del genere serve a svegliare gli altri gestori ben venga, altrimenti è solo inutile demagogia”, aggiunge. Poi conclude: “Un Paese che non riesce a far capire ai propri giovani i rischi derivanti da uso di droghe e dall’abuso di fumo e alcol, e che spera di risolvere il problema chiudendo una discoteca è un Paese che ci ha capito molto poco”.
A partire da domani, il Cocoricò rimarrà chiuso per quattro mesi. Lo stabilisce il provvedimento che il questore di Rimini, Maurizio Improta, ha adottato nei confronti del noto locale notturno di Riccione dove il 19 luglio scorso ha perso la vita un ragazzo di 16 anni originario di Città di Castello (Perugia) ucciso da un’overdose di ecstasy. Il locale, recita il testo dell’ordinanza notificata all’alba di oggi, è diventato nel tempo “un punto di riferimento per persone pericolose, orbitanti nell’ambiente dello spaccio e del consumo smodato – ovvero dell’abuso – di sostanze stupefacenti e psicotrope, con gravi e ricorrenti ripercussioni, oltre che per l’ordine e la sicurezza pubblica, anche e soprattutto per la salute e per l’incolumità dei giovani frequentatori, circostanza di fatto sicuramente idonea a sorreggere un giudizio prognostico di pericolosità, con riguardo all’esercizio dell’attività nel detto locale e quindi all’apertura al pubblico”. Secondo il sindaco di Riccione, Renata Tosi, il provvedimento del questore Improta “è esemplare”: “Anche alla luce dell’indagine della Guardia di finanza sull’evasione fiscale – ha commentato – si capisce che non tutto era a mia conoscenza e le dimensioni del quadro in cui si sono mosse le forze dell’ordine sono notevoli”.