Il colonnello Sergio De Caprio, il famoso capitano Ultimo (il suo nome in codice), non svolgerà più le suo funzioni di polizia giudiziaria. Ma chi è De Caprio, al quale è stata dedicata anche una serie con Raoul Bova? Negli ultimi anno è stato vicecomandante del NOE, Nucleo Operativo Ecologico, dove guidava più di duecento uomini. Nel 1993, quando era capitano dei Carabinieri e parte del Crimor, fu responsabile dell’arresto del boss Totò Riina a seguito del quale gli dovette venir assegnata una scorta, perché ormai sopra di lui pendeva la condanna a morte della mafia. De Caprio è un uomo caparbio, determinato e capace di opporsi ai vertici , con i quali è stato spesso in contrasto, pur di portare avanti le indagini e assicurare alla giustizia i colpevoli. De Caprio ha guidato le inchieste più clamorose degli ultimi anni, non solo mentre faceva parte del Crimor, ma anche come capo del NOE. A inizio agosto, però, il generale Del Sette, a capo dei Carabinieri, ha informato che il colonnello De Caprio non avrà più compiti operativi, non specificando ulteriormente il motivo di questa decisione. Non si è fatta attendere la replica del capitano Ultimo, che salutando i propri reparti con una lettera, col carattere orgoglioso e indomito di sempre, sostiene che così vengono calpestate le persone che si dovrebbero invece aiutare e sostenere. I suoi uomini, quelli che ha sempre difeso e che lo hanno sempre sostenuto, tanto che nel 2009 quando gli venne tolta la scorta decisero di lavorare il doppio pur di proteggerlo fino a quando non gli venne riassegnata la protezione dovuta. Il Noe, guidato da Sergio De Caprio, è stato protagonista di arresti e indagini clamorose: l’arresto di Giuseppe Orsi di Finmeccanica, di Spagnolini di Agusta, le inchieste sugli appalti per L’Aquila e le ultime due intercettazioni clamorose, quelle del Premier Renzi, allora sindaco di Firenze con Adinolfi, generale della Guardia di Finanza, e quella che coinvolgeva Adinolfi, Casasco, Fortunato e Nardella riguardanti Giorgio Napolitano. È molto probabile che la lettera di De Caprio, però, non sia l’ultima parola, ma solo il preludio di una nuova battaglia, forte del sostegno e del malumore che serpeggia fra i suoi uomini.