Per un non credente deve essere stata una sfida non da poco commentare e introdurre l’enciclica di un pontefice. Per Carlo Petrini, noto per aver inventato Slowfood e una concezione filosofica alternativa del modo di consumare il cibo e non solo, è stata “una sfida accettata con piacere e soggezione”. Insieme a Giorgio Vittadini, Petrini parlerà oggi al Meeting dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco: “Questa enciclica non è ancora stata somatizzata da molti. Sbaglia chi la definisce una enciclica verde, sbaglia chi definisce questo un Papa verde. Siamo di fronte a un nuovo umanesimo, alla visione straordinaria dell’unico leader mondiale oggi esistente che ha una visione capace di rivolgersi a tutti, credenti e non”.



Petrini, lei ha accettato di scrivere l’introduzione a questa enciclica solo perché sapeva trattarsi di contenuti a lei cari come la difesa della natura e dell’ambiente, o ha percepito dell’altro?

Sono diversi i motivi per cui ho accettato di collaborare. Innanzitutto perché si tratta di un documento straordinario, di importanza storica. Si rivolge non solo ai credenti, ma a tutta l’umanità indipendentemente dalle fedi o dall’essere e non essere credenti. La sollecitazione che viene da questo documento è quella di un dialogo tra tutte le persone che hanno a cuore il destino della nostra madre terra, un dialogo che deve essere portato avanti.



Oltre a questo?

È un documento universale che mi porta a dire che siamo evidentemente dentro il contesto di una visione spirituale, ma allo stesso tempo vi è contenuto un nuovo umanesimo, una concezione della politica diversa, la fine di un antropocentrismo che tra le altre cose ha distrutto i nostri beni comuni.

Entrando nello specifico, quali sono le parti che più l’hanno colpita?

C’è un concetto dell’ecologia mai affrontato in maniera così specifica, ed è il concetto di ecologia integrale. Sbaglia chi definisce Francesco un Papa verde o questa enciclica una enciclica verde. No, è completamente sbagliato dire così.



Che cosa è allora?

È uno straordinario contributo di un nuovo umanesimo molto più profondo di quanto possa sembrare, siamo davanti a una visione straordinaria. È un documento che non è ancora stato somatizzato dalla Chiesa dal punto di vista della potenzialità e della straordinaria visionarietà che contiene. C’è una visione che diventa anche una risposta politica tutto tondo sul modo di fare politica per i beni comuni, per la difesa dei poveri, contro la politica dello scarto e la logica dello scarto, rappresentata da una società che non dà valore alla persona, non solo alle cose.

Una visione di attualità fortissima, visto quanto sta succedendo proprio in queste settimane.

Esattamente, lo vediamo in questo esodo impressionante di masse di donne e bambini che attraversano l’Europa, un segno incredibile di indifferenza e di impotenza per certi aspetti. Non possiamo assistere inermi: questo è un grido che il Papa alza forte. È il dramma esistenziale di milioni di persone che non stanno nella logica del consumo, della crescita senza fine di una economia che il Papa ha definito, in modo esplicito, come una economia che uccide.

 

Davanti a tutto questo, cosa fare, che strada indica l’enciclica?

L’enciclica è bellissima perché contiene un piano individuale delle piccole cose comuni che possiamo fare quotidianamente. Significa che anche le persone che non hanno potere possono diventare protagoniste del cambiamento. E poi c’è il piano della politica che non ha una prospettiva di lungo respiro e che soffre dei tempi delle elezioni. Si misura tutto con le scadenze elettorali.

 

Una politica succube dei poteri economici?

Anche, ma mentre la nostra casa comune viene distrutta, la politica non ha la visione che ha il Papa. Con Francesco siamo in presenza dell’unico vero leader mondiale che dispone di una visione che va oltre un futuro prossimo e che ci chiama a fare delle scelte. L’unica assoluta verità è che chi sta pagando sono le nazioni povere che vivono in condizioni disperate. Quella del Papa è una posizione che non si presta a sofismi. Ho letto addirittura che Francesco sarebbe “peronista”. Ma stiamo scherzando davvero? Siamo davanti all’unica personalità che oggi sta segnando non solo la storia della Chiesa, ma dell’intera umanità. 

 

(Paolo Vites)