Si è visto un po’ dappertutto in questi giorni nella Fiera di Rimini il pieghevole di Officina Giotto, diffuso in oltre ventimila copie in tutti i più importanti incontri della rassegna. Conteneva un messaggio “double face”: “Da Padova a Rimini” e “Da Rimini a Padova”. Due slogan che sintetizzano una storia ormai di dieci anni tra il mondo del carcere e il Meeting. Non c’è edizione in cui la manifestazione non abbia messo sotto i riflettori il tema della detenzione, sia con la proposta di testimonianze, sia con dibattiti sugli aspetti anche spinosi della condizione dei carcerati in Italia. Esemplare la grande mostra “Libertà va cercando, ch’è sì cara – Vigilando redimere” del 2008 con testimonianze di umanità dalle carceri di tutto il mondo. Martedì 25 agosto noi di Officina Giotto siamo stati al Meeting con cinquanta operatori, di cui 15 detenuti, La nostra delegazione ha incontrato anzitutto, come avviene ogni anno, detenuti ed ex detenuti di altri carceri italiane come pure operatori, agenti di polizia penitenziaria, assistenti sociali, educatori, cappellani e magistrati. Insieme abbiamo partecipato in mattinata all’incontro “Misericordia ed esperienza del perdono. Ricostruire un mondo nuovo”. Protagonisti due persone che hanno vissuto storie terribili di sequestri di persona: il banchiere German García-Velutini, attualmente presidente del Banco Venezolano de Crédito, rimasto undici mesi in balia di una banda criminale a tutt’oggi impunita e Oliverio González, imprenditore messicano che ha avuto il padre sequestrato, torturato e ucciso. Due storie di disumanità agghiacciante, ma anche di ripresa e di perdono, che sono state raccontate dai diretti protagonisti in una sorta di anteprima del Meeting sabato 22 agosto anche nella casa di reclusione Due Palazzi di Padova. Un incontro a viso aperto tra chi il reato lo ha subito e chi lo ha commesso. García Velutini lo ha riferito poi alla platea riminese: «Non avevo mai avuto davanti a viso aperto un sequestratore», ha raccontato, «e quando a Padova un detenuto per sequestro e omicidio mi ha chiesto cosa avrei voluto per perdonare uno come lui, gli ho risposto che il perdono bisogna chiederlo partendo dal cuore. E lì ho capito che avevo perdonato i miei sequestratori». Anche il pranzo nel ristorante romagnolo della Fiera ci ha riservato una grossa sorpresa. A tavola insieme con noi c’era un gruppo di amici da Buenos Aires guidati da padre Carlos «Charly» Olivero, il sacerdote della parrocchia della Virgen de los Milagros de Caacupé nella villa 21-24 a Buenos Aires. Un prete delle baracche, giovanissimo peraltro, ordinato dall’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio. È stato l’incontro tra due periferie, le villas miserias argentine e il carcere. Padre Charly era desideroso di conoscere la nostra esperienza di lavoro in carcere, ci ha fatto molte domande sulla nostra storia e la fisionomia attuale anche concreta della nostra presenza nella casa di reclusione. D’altra parte il Meeting da qualche anno è diventato occasione di confronto tra esperienze dalle carceri di tutta Italia, ma anche e soprattutto da altri paesi del mondo. Perché conoscere, confrontarsi con esperienze diffuse un po’ in tutto il mondo aiuta a capire meglio anche la propria e a correggersi e migliorarsi. Il nostro gruppo per approfondire il tema del Meeting 2015 ha poi visitato le mostre “Abramo. La nascita dell’io” e “Per me vivere è Cristo. Metropolita Antonij” e poi nel tardo pomeriggio nello stand della Compagnia delle Opere assieme a una cooperativa sociale friulana ha presentato la nostra attività in carcere.
Ma la giornata del 25 agosto a Rimini era soprattutto la giornata di Renzi: una visita che si è in qualche modo intersecata con quella della nostra delegazione. Intorno alle 12 infatti per circa un’ora, prima di tenere il suo discorso, il premier ha incontrato esponenti del mondo delle istituzioni e dell’economia, tra i quali eravamo presenti anche noi di Giotto . È stato un dialogo approfondito, gli abbiamo sottoposto le principali problematiche che il sistema carcere sta attraversando dall’insediamento del suo governo fino ad oggi, in particolare per quanto riguarda il tema del lavoro penitenziario all’interno e all’esterno delle carceri. Il premier ha ascoltato con attenzione, dimostrando di conoscere bene il tema del carcere fin da quando era sindaco di Firenze. Mi è sembrato un esempio positivo di quanto poi da lui affermato durante l’intervento pubblico, cioè che fa parte dello stile del governo ascoltare le realtà sociali e le esperienze positive e che quando qualcuno dimostra di lavorare con buoni risultati nella e per la società, la politica deve fare di tutto per togliere gli ostacoli e moltiplicare queste esperienze per il bene di tutti. Siamo tornati a Padova grati, non solo per le parole del presidente Renzi, ma per l’intera giornata passata al Meeting. Una gratitudine che ho visto in tutti i ragazzi, soprattutto quelli che erano qui per la prima volta. Per l’ennesima volta il Meeting si è rivelato un’esperienza che stupisce ed edifica, facendoci tornare carichi di fiducia e di speranza.