Sant’Agostino d’Ippona nacque a Tagaste, l’odierna Souk Ahras, nell’attuale Algeria il 13 novembre 354 e morì a Ippona, l’attuale Annaba, centro costiero del nord dell’Algeria, il 28 agosto 430. È considerato uno dei più grandi filosofi cristiani ed è stato il punto di riferimento teologico per tutta la cristianità a partire dal quinto secolo fino all’era moderna. La sua vita ci è stata tramandata per via dell’autobiografico “Confessioni”, un’opera scritta intorno al 400 nella quale Sant’Agostino narra, oltre che la sua vita, la sua conversione al Cristianesimo. Infatti, quello che sarebbe diventato un faro per tutta la cristianità, nonostante per volere della madre, Santa Monica, venerata dalla Chiesa il 27 agosto, abbia ricevuto un’educazione cristiana e fosse stato iscritto fra i catecumeni, fu protagonista di una giovinezza dissoluta prima a Tagaste e poi a Cartagine, città all’epoca ancora per metà pagana nella quale – come lui stesso ci confessa nella sua opera – venne preso dal vortice delle più sfrenate seduzioni al quale non seppe resistere. Vortice dal quale riuscì ad uscire grazie anche alla sua passione per le opere classiche, in particolare nel 373 la lettura dell’Hortensius di Marco Tullio Cicerone provocò un repentino cambio di direzione nella sua vita dissoluta.



Dapprima si avvicinò al Manicheismo dal quale ebbe l’illusione di una filosofia libera dai vincoli della fede, ma ben presto tale avvicinamento fu scalfito pesantemente da dubbi che lo attanagliavano. La confessione al Cristianesimo avvenne a seguito di due diversissimi incontri, entrambi avvenuti nel 383, l’anno della svolta: il primo, a Cartagine, con Fausto di Milevi, famoso vescovo manicheista, dal colloquio con il quale Sant’Agostino uscì profondamente deluso e dubbioso sulla dottrina manicheista, il secondo, a Milano, città nella quale si era recato per occupare la cattedra di professore di retorica, con Sant’Ambrogio, allora Vescovo della città meneghina, dal quale si sentì sin da subito affascinato tanto da cominciare a seguire regolarmente le sue predicazioni. Ancora per qualche anno i dubbi sulla dottrina cristiana ne ritardarono la conversione, ma Sant’Agostino, sempre più interessato al cristianesimo, cominciò a studiare con serietà e passione le Sacre Scritture e la dottrina cercando la Verità.



Finalmente, durante la veglia pasquale del 387, Sant’Agostino ricevette il battesimo per mano di Sant’Ambrogio. Una volta battezzato decise di ritornare in Africa, ma proprio quando si trovava ad’Ostia per imbarcarsi ricevette la notizia della morte della madre, quest’evento lo convinse a rimanere ancora a Roma per qualche tempo. Durante questo soggiorno romano si dedicò anima e corpo nel cercare di confutare le teorie del Manicheismo. Ritornò in Africa nel 388 dedicandosi al suo ideale di vita perfetta, dedicata a quel Dio che, per sua stessa ammissione, era giunto ad amare troppo tardi. Nel 395, dietro insistenze di Valerio, vescovo d’Ippona, fu nominato da Aurelio, Primate d’Africa, Sant’Agostino venne associato alla sede vescovile in qualità di coadiutore.



Una volta diventato vescovo non rinunciò all’ideale di vita dedicata a Dio e trasformò la sede episcopale in una sorta di monastero nel quale visse con il suo clero, osservando una religiosa povertà. Morì lottando con passione e fede contro tutte le eresie. Sant’Agostino è venerato come santo dalla Chiesa sin dai tempi più remoti ed è raffigurato tradizionalmente con i paramenti vescovili, anche se non mancano delle sue raffigurazioni seduto ad uno scrittoio intento a leggere. Nel 1298 è stato inserito nei primi quattro dottori della Chiesa, insieme a Papa Gregorio I, al suo maestro Sant’Ambrogio e a San Girolamo.

Sant’Agostino è patrono di Ostia, frazione litoranea di Roma, che consta di circa centomila abitanti.

Il 28 agosto la Chiesa, oltre a Sant’Agostino, ricorda Sant’Adelina di Poulangy, Sant’Alessandro I di Costantinopoli e San Pelagio.