Chiudere per quattro mesi il Cocoricò in questa stagione “significa che la discoteca, prima in Italia e sedicesima nel mondo, chiude per sempre”. Lo ha detto il direttore artistico e azionista del noto locale di Riccione, Fabrizio De Meis, in una conferenza stampa organizzata a Roma. E’ stato il questore di Rimini Maurizio Improta a decidere di mettere i sigilli al locale per 120 giorni dopo la morte di un ragazzo di 16 anni, stroncato da una overdose di ecstasy. “Il questore ha fatto un processo sommario a dieci anni di attività del Cocoricò”, ha commentato De Meis, convinto che il provvedimento non risolva il problema “dello sballo dei giovani che fanno uso di droga. Se fosse così, sarei il primo a voler chiudere le discoteche. Non è solo un danno economico per noi ma è soprattutto una resa generale al problema della droga”. Il locale “ha cercato di trasformare il Cocoricò in un baluardo del divertimento sicuro e della lotta alla droga – è stato spiegato durante l’incontro con i giornalisti – Tutto ciò che è consentito fare per combattere lo spaccio è stato fatto: telecamere dentro e fuori, circa cento vigilantes che collaborano con forze ordine e hanno contribuito negli ultimi anni a centinaia di arresti”. De Meis ha ricordato anche di aver proposto altre soluzioni, “come il Daspo per chi compie reati in discoteca e l’esame del tampone per tutti i clienti che vogliono entrare nei locali, per verificare se hanno assunto stupefacenti e quindi vietare l’ingresso a chi è risultato positivo”. Il manager ha infine annunciato che farà ricorso al Tar per cercare “di non far chiudere la discoteca”.