Il giorno 3 agosto la Chiesa cattolica ricorda e celebra la memoria del beato Agostino Kazotic, religioso di origine dalmata il cui nome italianizzato è Agostino Casotti. Il beato nacque a Traù, oggi Trogir in Dalmazia, nel 1260, in una ricca famiglia di origini aristocratiche. A soli 15 anni divenne frate dell’ordine dei Frati Predicatori e per alcuni anni operò a Spalato, poi, nel 1286, venne inviato a Parigi perché potesse perfezionare i suoi studi.
Una volta acquisita un’ottima formazione teologica e filosofica, Agostino fece ritorno nella sua terra e si trovò a combattere pervicacemente contro le idee eretiche che dilagavano in Bosnia al fianco del legato pontificio d’Ungheria, Niccolò Boccasini, che divenne in seguito papa Benedetto XI. Fu proprio lui che nominò Agostino vescovo di Zagabria nel 1303 e il Beato cercò di pacificare gli animi e di portare conforto a quella popolazione che viveva tra le violenze che vedevano protagonisti i nobili del circondario. Fu proprio durante gli anni del suo episcopato che Agostino si rese fautore di un evento miracoloso. Si narra infatti che durante il periodo della costruzione della cattedrale di Zagabria, la città fu colpita da una terribile siccità, ma il vescovo con le sue preghiere riuscì a intercedere presso Dio e a far sgorgare una sorgente proprio nel mezzo di Piazza Mandusevac.
Nel 1317, nonostante mantenesse la sua carica di vescovo di Zagabria, Agostino venne chiamato ad Avignone presso la corte papale e qui ebbe modo di scrivere diversi testi con le sue dissertazioni sulla povertà di Cristo e degli Apostoli e sulla magia. La figura di questo religioso pareva però disturbare i potenti del tempo e fu lo stesso Roberto d’Angiò che chiese al papa di allontanare il Beato dalla Francia e di inviarlo in Italia. Agostino venne trasferito in Puglia nel 1322 per ricoprire la carica di vescovo di Lucera, cittadina che era divenuta una vera e propria isola mussulmana, dopo oltre un secolo di dominio saraceno. Erano allora gli Angioini a dominare quelle terre e solo tre anni prima una terribile strage, ordinata dai francesi, aveva massacrato migliaia di saraceni residenti nell’area, nonostante ciò Lucera era un territorio che doveva essere cristianizzato nuovamente. Il nuovo vescovo, ormai anziano, non aveva certo perso la voglia di portare la parola di Dio tra le genti e, in meno di un anno, Lucera era tornata a essere cattolica.
Oltre alla cura delle anime, Agostino si prese però cura anche dei bisogni materiali dei suoi fedeli. Provvide a dotare l’ospedale cittadino di numerose rendite affidandone l’amministrazione alla confraternita di Santa Maria delle Cammarelle, si occupò di riordinare le undici parrocchie cittadine, restaurò l’antica basilica di Santa Maria della Tribuna (oggi non più esistente) e trasformò la sua sede episcopale in un orfanotrofio femminile, scegliendo come sua dimora il convento domenicano di San Giuseppe.
Il 3 agosto del 1323, mentre si trovava a predicare al Monte Sacro, luogo in cui sorgevano le rovine degli antichi templi pagani, venne ucciso da un saraceno e venne sepolto all’interno della chiesa del suo convento. Gli eventi prodigiosi legati ad Agostino furono diversi e avvennero sia a Zagabria che a Lucera. Nella cittadina pugliese fu la siccità del 1604 a determinare il miracolo che portò i luceresi a proclamare Agostino loro patrono a fianco di Santa Maria e San Rocco. Le cronache dell’epoca raccontano che il busto in argento del beato venne portato in processione, ma già dal suo apparire si scatenò una lunga pioggia che durò ben due giorni per portare refrigerio ai terreni assetati. Agostino venne poi beatificato nel 1702 da papa Clemente XI, mentre il processo di canonizzazione è tuttora in corso.