Nel suo discorso tenuto all’udienza generale di oggi dedicato alle famiglie ferite ,il Santo Padre ha citato anche il suo predecessore Benedetto XVI per ricordare come la Chiesa non abbia mai dimenticato o ignorato chi, dopo un matrimonio sacramentale fallito, abbia iniziato una nuova convivenza. Benedetto VVI, infatti, è intervenuto spesso, come ad esempio all’incontro Mondiale delle Famiglie nel 2012, invitando i Pastori ad accompagnare tali persone, pur nella consapevolezza che non ci sono “ricette semplici”. La Chiesa dovrebbe ispirarsi alla figura del Buon Pastore e accogliere i propri figli come una madre, non solo i Pastori, ma tutti, soprattutto le famiglie cristiane, perché aiutino chi vive questa condizione a sentirsi parte della Chiesa, ad esempio frequentando la liturgia, pregando e educando cristianamente i proprio figli.
I divorziati risposati “non sono affatto scomunicati e non vanno assolutamente trattati come tali: essi fanno sempre parte della Chiesa”. Lo ha detto Papa Francesco nella prima udienza generale dopo la pausa di luglio durante la quale ha proseguito la riflessione sulla famiglia. La Chiesa, ha spiegato il Santo Padre, “non è stata né insensibile né pigra” su questi temi, sapendo bene che tali situazioni contraddicono “il Sacramento cristiano”: nonostante ciò “è molto cresciuta la consapevolezza” dell’accoglienza che si pone l’obiettivo di cercare “il bene e la salvezza delle persone”.
Secondo il Pontefice è infatti necessaria “una fraterna e attenta accoglienza, nell’amore e nella verità, verso i battezzati che hanno stabilito una nuova convivenza dopo il fallimento del matrimonio sacramentale”. L’attenzione va rivolta soprattutto ai bambini, in modo da non aggiungere altri pesi “oltre a quelli che i figli, in queste situazioni, già si trovano a dover portare – ha detto il Papa – Purtroppo, il numero di questi bambini e ragazzi è davvero grande”. E’ dunque importante “che essi sentano la Chiesa come madre attenta a tutti, sempre disposta all’ascolto e all’incontro”, e che “lo stile della comunità, il suo linguaggio, i suoi atteggiamenti, siano sempre attenti alle persone, a partire dai piccoli. Loro sono quelli che soffrono di più, in queste situazioni”.
Infine un appello alle famiglie cristiane, la cui missione è quella di prendersi cura delle famiglie ferite e di “accompagnandole nella vita di fede della comunità”: “Ciascuno faccia la sua parte nell’assumere l’atteggiamento del Buon Pastore, il quale conosce ognuna delle sue pecore e nessuna esclude dal suo infinito amore”, ha concluso papa Francesco.