Il 10 settembre è dedicato alla celebrazione della memoria dell’eccidio e della martirizzazione di 52 cristiani nella città di Nagasaki, avvenuto nell’anno 1622. Tra loro sono in particolare ricordati Sebastiano Kimura e Francesco De Morales, il primo giapponese ed il secondo spagnolo. Sebastiano, giapponese di nascita, cresce in seno ad una famiglia convertita al cattolicesimo, tanto da scegliere per il piccolo il nome di un martire cristiano. Dopo un’adolescenza passata al servizio dei Gesuiti, Sebastiano entra a vent’anni nell’ordine di Sant’Ignazio, iniziando il suo percorso spirituale che lo porterà in Cina e a Macao, verrà nominato primo sacerdote al suo rientro in Giappone, intraprendendo una grande opera di carità e conforto dei cristiani conterranei.
Ma è proprio in questi anni che ha inizio una terribile persecuzione che colpisce i cristiani: nonostante il suo importante ruolo, Sebastiano riesce a mantenere l’anonimato, continuando il suo lavoro di aiuto ai bisognosi e di conforto ai perseguitati, ma viene denunciato da una schiava nell’anno 1961, e incarcerato per quattro lunghi anni insieme ai suoi catechisti e ai suoi numerosi e affezionati seguaci. Saranno anni di torture e di sofferenza, in condizioni di vita terribili, che Sebastiano riuscirà a superare con la forza della fede, fino ad arrivare al giorno in cui Sebastiano Kimura verrà martirizzato sulla collina sacra di Nagasaki insieme ai suoi seguaci e al Beato Francesco De Morales, anch’egli ricordato nell’anniversario del 10 settembre.
A differenza del giapponese Kimura, Francesco De Morales nasce a Madrid, ed entra giovanissimo nel convento di Valladolid. Ben presto però la grande forza della sua fede lo porta ad impegnarsi nelle missioni, ed arriverà per primo, con quattro confratelli, in Giappone. Se inizialmente vennero accolti con grandissima ammirazione dall’imperatore, ben presto la posizione del reale giapponese cambiò radicalmente: la grande diffidenza dei bonzi verso i neoarrivati cultori della nuova religione, a loro sconosciuta, portò ad una vera e propria dichiarazione di guerra contro i cristiani, e all’inizio della persecuzione per tutti coloro che professassero il cattolicesimo.
Per anni Francesco riuscì a perseverare nel suo lavoro, nascondendosi e continuando la sua opera di carità e di diffusione del cattolicesimo, e decise di rimanere al fianco dei cristiani giapponesi anche quando l’imperatore in persona intimò a tutti i cattolici stranieri di rientrare nei propri paesi. Nel 1619 fu arrestato e tenuto in carcere, nello stesso carcere e nelle stesse terribili condizioni di Sebastiano Kimura, fino al 10 settembre 1622, quando ebbe luogo il supplizio. Kimura e De morales, infatti, insieme a 26 cristiani giapponesi e 24 missionari stranieri, furono arsi vivi sulla collina sacra di Nagasaki, a monito di quanti, in quegli anni, continuavano a professare la religione cristiana e a professarsi cattolici.
Inseriti nel calendario dei santi e dei beati come I 52 Martiri di Nagasaki, i 27 cattolici giapponesi e i 25 missionari europei vengono celebrati il 10 settembre di ogni anno, giorno della loro crudele uccisione, anche se in Italia, trattandosi di un eccidio avvenuto in una terra, soprattutto all’epoca, davvero lontana, senza il coinvolgimento di alcun italiano, e la cui notizia arrivò alla chiesa romana dopo diverso tempo, vista la difficoltà del passaggio di notizie nel diciassettesimo secolo, non ci sono feste o sagre a loro dedicate, nè i 52 beati sono patroni di alcun comune. Ciononostante il crudele supplizio e l forza della fede di questi 52 cattolici colpisce profondamente chiunque venga a conoscenza della loro dolorosa storia.