Facciamo un passetto indietro. 3 agosto. Per chi se lo fosse perso perché troppo impegnato a stipare borse frigo da spiaggia, a Londra era già Christmas time. Selfridges, il grande department store affacciato su Oxford Street, ha infatti deciso di bruciare tutti sul tempo: a poco più di metà anno, ha dichiarato con fierezza di esser pronto ad inaugurare lo spazio-regalistica di Natale. L’ho letto e immediatamente mi son sentita dentro un déjà-vu.
Andiamo indietro ancora: di quattro mesi. 9 aprile. Ero appollaiata sul termosifone di casa quando, sfogliando l’ultimo numero di Glamour, mi sono imbattuta nella collezione di moda autunno/inverno 15-16. “Ecco”, mi ero detta, “vuoi vedere che mi son giocata l’estate?”.
Proprio come ora: con questa rincorsa spregiudicata al Natale, ci stiamo giocando niente meno che tre mesi.
E poi ci si lamenta che non esistono più le mezze stagioni. Adesso finalmente mi spiego l’estinzione. Le mezze stagioni ce le hanno rubate gli esperti di marketing. Prendi l’autunno: ne stanno facendo un bel falò da spiaggia. Ci faran trovare le ceneri direttamente in un caminetto di montagna su cui penzola la calza di lana rossa pronta per i doni…
Ora: pubblicitari e complici, io capisco le rispettabilissime esigenze commerciali di tirare le vendite alla stregua di una slitta da renne, ma mettetevi anche nei panni di noi altri consumatori che a settembre ci troviamo a tu per tu col bagnino di Viserba travestito da Babbo Natale. Non possiamo vivere i prossimi cinque mesi in funzione di un solo momento che verrà.
Io voglio godere del tempo presente! E per farlo mi serve un po’ di contesto, di coreografia, di… preliminari, tanto per capirci in un linguaggio familiare. Un presente ed un prossimo futuro fatto non tanto di un Gesù Bambino al quinto mese di gestazione, quanto piuttosto di quella realtà gravida di tanto altro: castagne, nebbie, uva matura, pozzanghere, campanelle scolastiche, foglie secche, campionati, termosifoni tiepidi, brine, polenta…
Esperti commerciali tanto attenti alla sensibilità del cliente, ridatemi settembre. E bambini che scrivono il tema sulla vendemmia in cortile, piuttosto che letterine a Gesù per chiedere regali. Ridatemi novembre: non voglio ricordarmi che siamo in questo mese solo perché il commercialista mi manda l’F24 dell’Inps da pagare in tempo.
Altrimenti – se mi presenterete le superofferte dei panettoni al cioccolato al primo martedì di ottobre – arriverò a Santo Stefano con la nausea. Ma tanto lo so: che sul giornale del 26 dicembre mi farete trovare, accanto al servizio sulle crociere estive, anche la pubblicità delle pastiglie contro il mal di mare. Nausea per nausea, tanto vale ottimizzare, vero?