Che l’idea della donna tentatrice sia un luogo comune dovrebbe essere coscienza diffusa e universale, al massimo residuo di anticaglie del pensiero. Stupisce allora che le parole del papa all’udienza consueta del mercoledì (l’ultima dedicata alla catechesi sulla famiglia) suscitino tanto scalpore. E’ vero che non bisogna sottovalutare mai il retropensiero che si insinua negli insospettabili e in chi è apparentemente più aperto, è vero che qualunque ragazzino delle nostre scuole esprime, nelle chiacchiere con gli amici e nelle scritte sui muri dei bagni il refrain abusato che le donne in fondo sono tutte p o z, a seconda delle differenze espressive. 



E poi il Papa non parla alle nostre menti dilatate da anni di letture assidue di giornali à la page, da insistenti campagne di Pubblicità Progresso a difesa della donna, dalle affascinanti performance di intellettuali illuminati in tv, che ci hanno convinto, con tenace dedizione, che la donna va rispettata e considerata tanto pari all’uomo da cancellarne l’identità. Essere umano, indifferenziato, da valorizzare per questo, il suo essere profondo e personale semplicemente un dettaglio e soprattutto una scelta. 



Dunque, di tutto quel che il papa ha detto parlando ai fedeli come fa sempre, con paternità e semplicità di parola e di cuore, l’attacco citato da tutte le agenzie e i giornali mi sembra il meno importante, direi scontato, per chi soltanto abbia orecchiato la Mulieris dignitatem. Invece, che “il mondo creato sia affidato all’uomo e alla donna”, è un’affermazione ben più rivoluzionaria, oggidì. Che “il loro rifiuto della benedizione di Dio approdi a un delirio di onnipotenza che rovina ogni cosa” è un’espressione che dice molto, di una visione antropologica in via di cancellazione pianificata. 



Ovvero, si parte dalla Bibbia: da quella creazione che “non è soltanto una premessa filosofica, ma l’orizzonte universale della vita e della fede!”. Il mondo creato è affidato all’uomo e alla donna. Chiaro. Senza bisogno  di ulteriori precisazioni né di complesse interpretazioni. Non si può dire che Francesco parli in modo oscuro, iniziatico, o per esegeti di prima scelta. La Parola di Dio è strada e norma. La famiglia è cocreatrice, porta avanti il mondo, “la trasmissione del sentimento della vita, i legami della memoria e della speranza”. L’unione di un uomo e una donna, nel sacramento del matrimonio, specifica, dà radici, e apre al futuro. Il papa va oltre le diatribe e le opposizioni che si dichiarano, e dividono in schieramenti anche la Chiesa. Si aggancia a due solide ancore, la Parola e la realtà. Quel che la Genesi racconta, ma che la vita personale, sociale conclama come vero e sperimentabile.  La famiglia rende domestico il mondo: ce lo porta in casa, avvicina gli uomini tra loro, fa sentire parte di una comunità di fratelli. Il mondo è affidato a queste fragilità umane che vivono nella reciprocità, che si arricchiscono l’un l’altro e in un’alleanza che dà l’impronta a tutto! Plasma, fa fiorire, genera. 

Se ancora qualcuno è arroccato sulla lettera dell’Antico Testamento, e scarica sulla donna la colpa di una maledizione eterna, in questo mondo, il papa si addentra nei simboli, nel significato delle parole della Bibbia: e fa trapelare la tenerezza, nonostante il peccato, del padre davanti ai figli tremanti per la loro nudità. La profezia di un’inimicizia col serpente, che diventa, questa sì una nota inedita, un viatico per la salvezza, “una segreta e speciale benedizione” affidata alle donne verso le loro creature. èE’ la Donna dell’Apocalisse, che difende il suo bambino dal drago. Ovvero Maria, che dà al mondo il Figlio di Dio per salvarlo dal male, “carezza di Dio sulle nostre piaghe, sui nostro peccati”. 

Questa è la base per una “teologia della donna” che sia all’altezza di questa benedizione di Dio. Questa, non la scimmiottatura di posizioni ideologiche, che scambiano la parità con l’omologazione, che considerano la Chiesa divisa in posti di potere cui accedere con più o meno diritti, che rivendicano ruoli, che riducono la considerazione luminosa e profonda dei compiti affidati alle donne alla rincorsa di qualche incarico in un dicastero, alla brama di una clericalizzazione “di genere”. “La donna è quella più forte che porta avanti questo progetto”, la cura, la promessa della benedizione infinita di Dio per ciascuno di noi. E’ il pensiero dominante capovolto, anche in contesti ecclesiali che si affannano a rincorrere l’opinione del mondo. E’ la logica del Vangelo, che si pone come porta spalancata e insieme baluardo a questo Sinodo sulla famiglia, per cui il papa chiede preghiere e offre preghiere, chiamando a raccolta idealmente tutte le famiglie della terra. 

Scusate se è poco. Se non ha dichiarato, guadando in camera, “io firmo a favore della famiglia formata da un uomo e una donna uniti in matrimonio”. O se non ha aperto a qualsiasi tipo di amore, come capace di portare avanti il mondo. 

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