Tra i testimoni ascoltati oggi durante il processo che vede imputato Massimo Bossetti per l’omicidio di Yara Gambirasio, c’è anche Ilario Scotti, aeromodellista di Bonate Sotto che trovò il corpo senza vita della tredicenne in un campo di Chignolo d’Isola. Era il 26 febbraio 2011, tre mesi esatti dopo la scomparsa della giovane, e l’uomo scoprì il cadavere mentre era impegnato a far volare uno dei suoi aerei radiocomandati. “Quando andai a recuperare l’aereo nel campo mi sembrò di vedere un mucchio di stracci, poi capii che era un cadavere e chiamai il 113”, ha raccontato in aula Scotti, le cui parole sono riportate dal quotidiano L’Eco di Bergamo. Mentre aspettava l’arrivo delle forze dell’ordine, il testimone ha detto di aver notato “un uomo calvo, di 50-55 anni, al volante di un’utilitaria: ha posteggiato l’auto all’inizio della stradina”. Una volta sceso dall’auto, quest’uomo “è salito con i piedi sui dei blocchetti di cemento e ha iniziato a guardarmi, è rimasto lì per 10-15 minuti, poi si è allontanato quando hanno iniziato a sentirsi le sirene”.
E’ iniziata questa mattina a Bergamo la nuova udienza del processo a carico di Massimo Bossetti, arrestato nel giugno dell’anno scorso con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. Tra i testimoni c’è anche Keba Gambirasio, sorella della tredicenne, accompagnata in aula dai genitori. “Non avevo mai conosciuto Bossetti e nemmeno i suoi familiari. Yara non aveva rapporti con persone più grandi, me lo avrebbe detto o lo avrei saputo”, ha detto la ragazza durante la sua deposizione. Riguardo l’esistenza di un presunto diario segreto, Keba Gambirasio ha spiegato che Yara “non aveva un diario personale, solo quello di scuola che io leggevo per controllare che facesse i compiti”, e usava il computer di casa solo “per scrivere a dei ragazzi tedeschi gemellati con la scuola”.
La giovane ha quindi ricostruito quanto avvenuto il 26 novembre 2010, giorno della scomparsa della sorella: “Avevamo discusso per portare lo stereo in palestra, ma poi avevamo deciso che lo avrebbe portato lei”, ha raccontato Keba. “Sono uscita alle 15.45 per andare a pallavolo. Quando sono tornata mia madre mi ha detto che Yara era andata a portare lo stereo in palestra ed era preoccupata perché non era ancora tornata”. Quella sera la madre uscì a piedi per cercare Yara, “io rimasi a casa con il mio fratellino e aspettavano mio papà”.
Dopo Keba Gambirasio ha testimoniato Fabrizio Francese, il papà di una compagna di palestra di Yara che quella sera vide la tredicenne uscire dalla struttura sportiva di Brembate: “Ricordo che lei stava uscendo dalla palestra, io stavo entrando. Ci siamo incrociati, lei mi ha sorriso e io le ho detto ‘ciao Yara’, poi ognuno è andato per la sua strada”, ha ricordato in aula. “Non l’ho vista uscire – ha aggiunto – per vederla mi sarei dovuto girare indietro, cosa che non ho fatto. Però ho avuto la netta impressione che Yara sia uscita dalla palestra perché ho sentito sbattere la porta”. Il testimone esclude anche l’ipotesi che Yara abbia imboccato il corridoio verso gli spogliatoi invece di lasciare la palestra: “No, se avesse cambiato direzione verso il corridoio degli spogliatoi me ne sarei accorto”.