Sant’Eufemia, uno dei borghi decentrati di Lamezia Terme, provincia di Catanzaro, nei pressi dell’aeroporto: mercoledì presso la caffetteria “Dolce Italia” quasi trecento persone si sono trovate a parlare di “periferie esistenziali”, in occasione della presentazione della mostra itinerante “Mondo piccolo Roba minima. Le periferie esistenziali in Giovannino Guareschi e Enzo Jannacci”, realizzata da un gruppo di appassionati in occasione del Meeting di Rimini.



Niente di più appropriato, si può pensare, vista la zona e il bisogno di dare una svolta alla crisi in una regione afflitta da problemi atavici. Eppure il clima che si è respirato durante la serata non è stato né di denuncia né determinato da pessimismo. Sarà per la cifra umana dei personaggi raccontati dello scrittore italiano più tradotto al mondo, padre di Don Camillo e Peppone, e di quelli cantati dal geniale medico-cantante milanese, una delle presenze più significative del panorama culturale italiano. Sarà anche per il luogo che li ha accolti: una piazza recentemente recuperata al degrado, piazza Italia, e una caffetteria da poco aperta in locali raffinati, nuova sfida di un imprenditore locale, Tonino Saladino, che ne ha fatto un piccolo luogo di grande eccellenza. Qui infatti si possono gustare prodotti di alta qualità, come la frutta disidratata, tra cui il mirtillo della Patagonia, il gelato Cantagalli, e la “ghiaia di geleé” e i “sassolini” di liquirizia. Segni di una rinascita, in una realtà sconvolta dalla delinquenza e da sistemi di potere fuori legge, ma anche da inchieste giudiziarie scriteriate che hanno sconvolto la vita di tante persone per poi rivelarsi totalmente inconsistenti.



Inchieste come Why not, che causò la caduta di un governo nel 2007 e fu sostenuta in modo acritico da alcuni media che l’hanno poi ignorata quando si è trattato di dire che era finita in una bolla di sapone. C’è altro però di cui colpevolmente non si parla: dei tentativi positivi di tanti imprenditori che operano in questa terra dando lavoro a persone che non avrebbero futuro. Molti di loro erano presenti l’altra sera insieme al Sindaco di Lamezia Paolo Mascaro e al Vescovo Luigi Cantafora, molto probabilmente perché hanno riconosciuto in questa caffetteria un segno del fatto che si può sempre ripartire e che per farlo è importante avere luoghi in cui approfondire il proprio percorso umano e culturale. E proprio a questo punto entrano in gioco le vicende dei protagonisti dei racconti di Guareschi e delle canzoni di Jannacci.



Personaggi strani, periferici appunto. Come don Camillo e Peppone che pur battendosi senza esclusione di colpi per le loro idee non le fanno mai prevalere a discapito del bene di chi hanno di fronte; o come Giobà che rifiuta notorietà e soldi per affermare la sua dignità; e i personaggi jannacciani, come il contadino di Ho visto un re che non mostra alcuna subalternità di fronte al potere che gli porta via tutto, o come il meridionale diHoé sunt chi, che negli anni del boom si trasferisce a Milano e pur nelle difficoltà è determinato dallo stupore per ciò che di bello vede. Per Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, ideatore e tra i curatori della mostra, che ha condotto la serata a Lamezia, quello che appare periferia è in realtà un centro perché fa emergere la natura umana in tutte le sue risorse e possibilità. Come si è visto nel ricchissimo dibattito, i giovani e meno giovani calabresi presenti all’incontro hanno sentito profondamente vicini questi personaggi, l’irriducibilità della loro coscienza, il loro desiderio di positività, di riscatto, la loro libertà da ogni potere di turno. Dimensioni di cui i due autori sono stati maestri e senza dubbio ciò che serve per ricominciare.