Si è riaperto oggi il processo contro Erri De Luca per i fatti legati alle contestazioni No Tav di qualche mese fa in cui lo scrittore è coinvolto e accusato di essere ideologo, anche se la sentenza che era in programma per oggi arriverà solo il 19 ottobre. La richiesta arrivata oggi dal pm di Torino, Antonio Rinaudo, parla di otto mesi di reclusione per avere “incitato a commettere il sabotaggio, ammesso in molte interviste”. Il processo si è riaperto dopo la pausa estiva e oggi lo stesso De Luca era in aula ad ascoltare le parole dell’accusa e della difesa, davanti al giudice Immacolata Iadeluca che ha testè comunicato il rinvio della sentenza definitiva. Gli avvocati difensori dello scrittore hanno condotto la linea per cui non esiste reato imputabile a De Luca, con queste parole: «Assolvere Erri De Luca perché quanto gli viene contestato è un reato impossibile, questo è un processo di parole e un processo alle parole, perché è evidente che non ci sono stati reati». Pesante poi la frecciata lanciata alla Procura di Torino, con gli avvocati difensori che indicano la precisa volontà della procura della Repubblica di non voler perseguire tutti i reati ma solo De Luca come persona: «La sua è normale libertà di manifestazione del pensiero».
Il pubblico ministero ha chiesto otto mesi di carcere per lo scrittore Erri De Luca, da sempre sostenitore del movimento No Tav, per istigazione al sabotaggio: si aspettava la sentenza per oggi ma al momento sembra che venga rinviata. Tale istigazione, ha detto il pm, si è verificata nelle interviste concesse a vari giornali, per questo motivo va riconosciuta la sua responsabilità penale pur con le attenuanti generiche. Escluso il concorso nei reati. Lo scrittore era presente in aula, la sentenza dovrebbe essere emessa fra pochi giorni. L’accusa ha anche citato una delle frasi incriminate: “La tav va sabotata, ecco a cosa servono le cesoie, a tagliare le reti”. Nel dettaglio l’accusa ha detto che in un caso come questo dove l’esercizio del libero pensiero mette in pericolo un altro diritto, quello della sicurezza pubblica, non si può parlare di libertà di espressione dei pensiero come riconosce l’articolo 21 della Costituzione. Ora la parola alla difesa in attesa della sentenza molto attesa dall’opnione pubblica e da vari media.