NEW YORK — E’ ancora a Cuba, ma c’è già chi si lamenta. Oggi pomeriggio arriva in America dove la gente comune lo attende con entusiasmo ed affetto, ed i potenti con incerta trepidazione.

Arriva Papa Francesco, l’ultimo stupefacente “effetto speciale” della Chiesa cattolica. Un altro Papa che tutti cercano di inquadrare e tirare dalla propria parte con risultati estremamente scarsi, essendo stato eletto da uomini ma scelto dallo Spirito Santo che oltre ad esistere anche per quelli che non credono, non è propriamente riconducibile a schieramenti politici.



Cosa dirà il Papa agli Stati Uniti d’America nelle cinque intensissime giornate che trascorrerà qui? Cosa dirà ad Obama, che lo accoglierà personalmente al suo arrivo a Washington DC? Cosa dirà qui a New York, tra Central Park, Memorial dell’11 Settembre e Madison Square Garden? E quale sarà il suo messaggio a conclusione  del raduno mondiale della famiglia a Philadelphia? Qua siamo in clima di “primarie” e la stampa sembra essere capace di leggere quest’attesa esclusivamente in chiave politica. Lo spazio dedicato dai media a Papa Francesco è ampio, ma quel che si legge è tutto incentrato sull’infinità di “distinguo” dei candidati e sulle personalità cui l’amministrazione Obama offrirà l’opportunità di incontrare il Santo Padre. I media non sembrano affatto interessati a quel che i fedeli aspettano.



Obama è certamente interessato al Papa. Nella semplificazione della realtà che gli “osservatori che non sanno e non vogliono osservare” sempre operano, aver facilitato la ripresa di rapporti diplomatici con Cuba ha reso Francesco un “alleato” del presidente. Di conseguenza lo ha anche reso un personaggio a rischio per i vari Jeb Bush, Chris Christie, Marco Rubio, Bobby Jindal e George Pataki, cattolici praticanti e candidati repubblicani. Tutti d’accordo nel seguirlo fedelmente sulle questioni “spirituali”, tutti d’accordo nelle libertà di dissentire sulle prese di posizione “politiche”.



Del resto l’elettorato cattolico è già bello diviso da tempo, e non solo a causa del grande tema “aborto”. Nelle nostre chiese (cattoliche) ci sono sempre due bandiere a far da guardia all’altare, una bianca e gialla, l’altra a stelle e strisce. Quando si arriva al dunque c’è chi dà più peso all’una, chi all’altra.

Aspettiamo il Papa, e speriamo di aspettarlo davvero. Non per sentirci dire che la giustizia è quella che abbiamo in mente noi. Speriamo di aspettarlo per esser presi per mano e condotti ad una più profonda amicizia con il Signore. E speriamo che anche chi non vive quest’attesa possa scoprire che c’è di più di quello che ha già in testa.

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