“Con Pietro Ingrao scompare uno dei protagonisti della storia della sinistra italiana”. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dopo la morte dello storico dirigente del Partito comunista. “A tutti noi mancherà la sua passione, la sua sobrietà, il suo sguardo, la sua inquietudine che ne hanno fatto uno dei testimoni più scomodi e lucidi del Novecento, della sinistra, del nostro Paese”, ha aggiunto il premier. Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto inviare un messaggio per ricordare Ingrao, una personalità “di grande rilievo non soltanto per la parte politica nella quale ha militato con impegno e dedizione – ha scritto il Capo dello Stato – E’ stato un leader importante nella nostra storia repubblicana. E’ stato presidente della Camera in un passaggio travagliato e difficile della vita del Paese. E le istituzioni, segnate dai valori della Carta costituzionale, hanno rappresentato per lui un limite entro cui svolgere una corretta competizione di idee ma al tempo stesso un orizzonte democratico, che andava invece sempre più allargato ai nuovi soggetti sociali e agli esclusi”. Ingrao, prosegue Mattarella, “non ha avuto paura di esplorare terreni nuovi, né di esprimere dissenso, anche quando questo lo ha esposto a sacrifici sul piano personale. Nel difendere il proprio punto di vista ha tuttavia sempre cercato di assumere una visione nazionale e di tenere vivo il confronto con gli altri”. Poi il presidente della Repubblica conclude: “Gli ultimi anni di Ingrao sono stati ancora dedicati alla ricerca. Questa volta più centrata sull’uomo, sul suo destino, sul rapporto con la natura, sulla frontiera sempre in movimento tra modernità e democrazia. La sua passione resterà un patrimonio del Paese e la sua libertà interiore è un esempio per le giovani generazioni”.



E’ morto all’età di 100 anni Pietro Ingrao, storico dirigente del Partito comunista italiano e presidente della Camera nella seconda metà degli anni Settanta. “Il mondo è cambiato, ma il tempo delle rivolte non è sopito: rinasce ogni giorno sotto nuove forme. Decidi tu quanto lasciarti interrogare dalle rivolte e dalle passioni del mio tempo, quanto vorrai accantonare, quanto portare con te nel futuro”, recita la frase di apertura del suo sito internet ufficiale. Pietro Ingrao era nato a Lenola, in provincia di Latina, il 30 marzo del 1915, secondogenito di una famiglia di quattro figli. Si trasferisce con la famiglia a Roma, dove inizia a intensificare i contatti con altri giovani antifascisti e con l’organizzazione clandestina del Pci. Come si legge nella biografia pubblicata online, il 26 luglio 1943 organizza con Elio Vittorini, a Milano, il grande comizio di Porta Venezia e lavora inoltre all’edizione clandestina dell’Unità, di cui viene nominato direttore nel 1947 (conserverà l’incarico fino al 1956). Nel 1948 entra nel comitato centrale del Pci e viene anche eletto deputato per la prima volta. Nel 1956 Ingrao entra nella segreteria del Partito comunista, mentre nel 1968 viene eletto presidente del gruppo parlamentare comunista di Montecitorio. Il 5 luglio 1976 è eletto presidente della Camera dei Deputati, ruolo nel quale vive in prima linea due anni più tardi il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Ha pubblicato nel 2007 la sua autobiografia, “Volevo la luna”.

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