L’uccisione in Bangladesh di Cesare Tavella, il cooperante italiano freddato con colpi di pistola al silenziatore a Dacca, la capitale del paese asiatico, mentre faceva jogging, può essere il tragico segnale di alcuni elementi inquietanti nella guerra in corso dichiarata dai terroristi islamici all’occidente. 



L’Isis ha infatti rivendicato l’assassinio del cinquantenne, che si trovava in città impegnato in alcuni progetti con un’organizzazione non governativa olandese, pubblicando questo tweet su uno dei suoi account ufficiali: «In un’operazione di alto livello eseguita dai soldati del califfato del Bangladesh, un’unità di sicurezza ha colpito il crociato Tavella Cesare dopo averlo inseguito in una delle vie di Dacca ed è stato ucciso con una pistola con il silenziatore per la volontà di Dio. Avvisiamo i cittadini dell’alleanza crociata che non avranno nessuna sicurezza nella casa dell’Islam e che questo è solo l’inizio». 



Proprio nei giorni in cui la Francia ha iniziato le incursioni aeree in Siria e mentre il presidente Renzi prende le distanze dall’iniziativa, l’Italia viene colpita nella persona di Cesare Tavella. Da una parte, dunque, abbiamo l’ennesima prova della ramificazione del califfato, che non è puro e semplice terrorismo ma vera e propria occupazione e controllo del territorio, come sembrano far capire le parole del comunicato che parlano di “operazione d’alto livello” e di “soldati del califfato in Bangladesh”, uno di quei paesi musulmani dove moltissime persone auspicano appunto la nascita di un califfato modello Isis. Poca efficacia sembrano dunque avere le distinzioni di Renzi: l’Italia fa parte della “alleanza crociata” e come tale, contraria o no ai bombardamenti francesi o americani che siano, va cancellata dalla faccia della terra. 



Certo, la coincidenza è strana, tant’è vero che le autorità italiane non hanno immediatamente accettato come veridico lo stesso comunicato stampa e si riservano di indagare meglio. Un’azione del genere parrebbe infatti ottenere come risultato quello di indurre l’Italia a reagire, cosa che è paradossalmente in contrasto con gli interessi dell’Isis. Solo il tempo potrà chiarire le cose. Rimane il fatto che chi vuol mettersi all’opera, anche all’opera meritoria di aiutare le popolazioni di certi paesi islamici con progetti di sviluppo, è avvisato: l’esercito del califfato può colpire a vasto raggio, con efficacia e precisione e soprattutto con vere e proprie azioni militari più che terroristiche, da “unità di sicurezza”, strategicamente pianificate, segnale forse che quando papa Francesco ha annunciato una terza guerra mondiale già in atto “a pezzetti” sapeva con molto realismo di cosa stava parlando.