Continua la querelle su Roberto Benigni dopo la presentazione del libro in Vaticano di Papa Francesco, e la memoria torna inevitabilmente ad uno dei suoi film più famosi: il comico toscano è quindi davvero ufficialmente convertito o rimane quel “piccolo diavolo” che faceva ammattire Walter Mattau – e sbellicare di risate il pubblico – nel film degli anni Ottanta? La questione rimane aperta: in tanti, specie nell’ala “radical chic” di sinistra si stracciano le vesti per la nuova versione di Benigni “innamorato” della Chiesa e soprattutto di Cristo (“Gesù è il sì di Dio” ha affermato ieri durante la presentazione show in Vaticano), mentre nelle aree di destra-cattoliche non piace molto un Papa che si fa presentare il libro dal vecchio diavolaccio Benigni. Donde il vero dunque? Non sta a noi dirlo, primo punto, di certo quel ragazzaccio che sfilava “modello Giuditta” come un piccolo diavolo oggi rimane affascinato dalla letizia cattolica e da quel Papa molto particolare come Bergoglio. In realtà quello sguardo di meraviglia in Roberto c’è sempre stato, solo che come tutti, ha la libertà di dire e fare quello che vuole, con relativi giudizi posteriori che c’erano e ci saranno sempre. Senza scandalo, anche lui lo sa e come ogni buon artista “cavalca” l’onda. Avanti piccolo diavolo, in fondo ci fai ridere sempre.



Come affrontavamo poc’anzi, la polemica attorno a Roberto Benigni e alla sua presunta conversione continua con vari organi di stampa che si interrogano – e alcuni accusano – la posizione particolare di Benigni ieri nella presentazione in vaticano al libro di Papa Bergoglio, dove l’elogio per il pontefice e le parole sul cristianesimo “la gioia di Cristo e del cristianesimo, è questo il segreto: diffidate dagli infelici” hanno aperto il dibattito sulla presunta conversione alla Chiesa cattolica. Posto che come già dicevamo questo riguardi il comico toscano e la sua coscienza, quello che spetta a noi commentatori è provare ad analizzare quanto succede e non quanto avrebbe dovuto e potuto succedere. In questo caso dunque Benigni vede nella Chiesa oggi con questo Papa ma anche con i precedenti – al tempo degli spettacoli su Dante il medesimo fascino verso il cristianesimo era mostrato con a capo della Chiesa anche Papa Ratzinger – un fascino particolare per via della comunicazione di una realtà in ultima analisi positiva. Sentite cosa dice di lui il segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin anch’egli presenti ieri per la presentazione del libro Bergoglio/Tornielli: «MI ha colpito la passione con cui si esprime e poi questa maniera di presentare la Dottrina della Chiesa. È stato molto tradizionale in tutto quello che ha detto, non ha detto niente di rivoluzionario. Ma con questa capacità di accattivare e far vibrare il cuore è determinante. Se manca questo, anche il messaggio che può essere vero rimane molto esterno». Di colpo non diventa ceto un Santo, non ha detto nulla di nuovo, ma ha comunicato un fascino che a sua volta lo ha colpito. Si può riconoscere questo senza produrre fiumi di parole su “inutili” conversioni posticce e polemiche rilevanti?



Un turbine, questo è Roberto Benigni ogni volta che interviene nella scena pubblica. E ora, dopo la sua presentazione al libro di Papa Francesco di ieri in Vaticano, scoppia il dibattito sulla sua presunta conversione. E sono polemiche, visioni differenti e analisi che in queste ore si stanno sperticando sul ritorno in scena del comico toscano, presente negli ultimi 30 anni in televisione e nel panorama culturale con ruoli e lavori molto diversi dove la Chiesa in molti casi è stata un elemento ricorrente. Su Panorama oggi la questione è sollevata con un’analisi sulla sua presunta conversione: «prima il suo Pap’occhio e gli attacchi a Wojtyla, poi Dante e poi infine la presentazione con Bergoglio, Benigni sembra convertito al cristianesimo», parte così l’analisi e giustamente pone alla fine il punto di domanda su una questione comunque legittima. «Accanto al Bergoglio rivoluzionario e al Papa dei poveri, c’è anche il Francesco difensore della dottrina e della morale, come Ratzinger e Giovanni Paolo II. Piacerà anche questo a Benigni?». Altri giornali, da Repubblica al Fatto scrivono della presentazione show in Vaticano con il comico toscano che si è detto innamorato di questo Papa “che ora sta cercando di trascinare la Chiesa verso il cristianesimo” e si chiedono come ora Benigni si sia realmente convertito al cristianesimo. Addirittura in molti siti satirici o meno, come “Il Lercio”, viene recitato il de profundis “alla coerenza satirica e morale di Benigni, la scomparsa della verve mordace dell’amato toscanaccio”. Ma la verità dove sta? Di sicuro dire che tutto d’un colpo Benigni è cattolico; è una questione che interessa solo lui, il suo eventuale confessore e il Padre Eterno. Ma anche far finta che non ci sia un interesse rinnovato e affascinato negli ultimi anni – e non da ieri, se vi ricordate La Vita è bella, il “senso religioso” presente in quel film non è certo da scartare – verso il cristianesimo, non è “cosa buona e giusta”. E dunque come ripartire o analizzare un fenomeno così? La conversione prevede una cambiamento del cuore, se questo cambiamento è già in atto da anni non ha molto senso, secondo noi, celebrarlo ora facendo finta del passato anche recente. Invece che la solita pratica giornalistica, analizziamo quanto produce e racconta lui e lasciamo al suo cuore e sua testa tutto il resto. Un consiglio? Andatevi a vedere Pinocchio e La Tigre e la Neve, e poi ne riparliamo.

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