Altro colpo di scena nel caso di Giuseppe Uva, l’operaio fermato nella notte tra il 13 e il 14 giugno 2008 in una Caserma di Varese, che morì misteriosamente poche ore dopo in ospedale. Nel processo in corso contro le forze dell’ordine che ebbero in carico quella notte Giuseppe Uva, oggi arriva una svolta e una novità incredibile, anche dopo le parole della sorella Lucia Uva nei giorni scorsi che aveva richiamato l’opinione pubblica sul caso del fratello: «non ci sono prove di comportamenti illegali di poliziotti e carabinieri nella vicenda di Giuseppe Uva», dunque è richiesta la piena assoluzione dei sei agenti e due militari dell’Arma dei carabinieri. Sono queste in sintesi le parole del Pm di Varese, Daniela Borgonovo: assoluzione completa per tutti quelli che erano accusati di omicidio preterintenzionale. Questa è la svolta clamoroso, a pochi giorni dalle parole di Lucia Uva che in seguito all’altro caso tristemente simile di Cucchi per il quale era intervenuta difendendo la lotta costante della sorella Ilaria Cucchi per cercare di trovare la verità, portando l’esperienza del proprio caso ancora irrisolto. Il procuratore ha poi spiegato che Alberto Biggioggero, amico di Uva e presente quella notte in caserma, non è un testimone attendibile, suscitando polemiche in aula e anche in queste ore. «Biggioggero non è attendibile perché ha prima affermato una cosa e poi l’altra e quella sera era completamente ubriaco», le parole del pm. Per il legale di parte civile di Lucia Uva, la ricostruzione della Procura è «assolutamente parziale e che sarà smentita, del resto un giudice ha già smentito tre pm», le parole di Fabio Ambrosetti, avvocato della difesa che fa riferimento alle due richieste di archiviazione presentate dalla procura poi respinte comunque dal tribunale. Ironica la reazione di Lucia Uva: «complimenti alla Borgonovo, dopo sette anni questo è il risultato, complimenti».