Essendo Sant’Antonio Abate il protettore di salumaio e macellai non stupisce che la sagra a lui dedicata nel paese omonimo in provincia di Napoli sia proprio quella della porchetta. La sagra si tiene dal 15 al 24 gennaio in via Lettere e prevede un ricco programma di spettacoli, un’area dedicata all’enogastronomia e alle tipicità locali e un’area espositiva. Le strade circostanti saranno animate da mercatini e postazioni per lo street food, che affonda le sue antiche radici proprio nella cultura napoletana. A inaugurare l’eventi quest’anno è stato un personaggio molto noto a Napoli che porta il nome del santo: Antonio Polese, protagonista del programma televisivo Real Time “Il Boss delle cerimonie”.



Il giorno del 17 gennaio di ogni, la comunità cristiana seguendo quanto riportato sul calendario martirologio romano, commemora e festeggia San Antonio Abate detto anche San Antonio il Grande o anche conosciuto con il nome di San Antonio d’Egitto. Un uomo dal grande senso religioso e dotato di una fede incrollabile che tra le altre cose ebbe il merito di aver costituto in maniera permanente la formazione di famiglie di monaci che sotto la guida di un padre spirituale, consacrarono la propria esistenza al servizio del Signore Iddio. Tutte le notizie relative alla vita di San Antonio sono arrivate fino ai nostri giorni grazie a quanto riportato da uno dei suoi principali discepoli ed ossia Atanasio di Alessandria il quale nello specifico ha scritto un opera datata 357 ed intitolata per l’appunto Vita Antonii. Secondo quanto riportato in questo importante documento storico e religioso, San Antonio è nato in un giorno non definito dell’anno 251 dopo la nascita di Cristo nella cittadina che all’epoca aveva il nome di Coma nello stato dell’Egitto e che oggi viene indicata con il nome di Qumans, da una famiglia di agricoltori che tuttavia avevano una vita piuttosto agiata per quelli che erano gli standard dell’epoca. La vita San Antonio è stata sempre caratterizzata da un forte sentimento religioso nonché dalla volontà di servire il Signore. All’età di venti anni,rimasto senza i propri genitori, con una sorella più piccola di cui prendersi cura ed un patrimonio piuttosto importante che aveva ereditato da amministrare, prese una decisione che pochi avrebbero preso. Infatti, vendette tutti i propri avere ed il ricavato venne distribuito dai poveri che necessitavano di un aiuto concreto e quindi intraprese una vita solitaria seguendo i dettami evangelici. Oltre alla preghiera, in ragione di un sogno illuminante in tale senso, San Antonio decise di doversi dedicare anche questione di vita terrena facendo lavoro di coltivazione e quant’altro con cui sfamarsi e dare ai poveri. Confrontandosi con altri eremiti del tempo, decise di staccarsi ulteriormente dalla vita terrena e nello specifico nei pressi della cittadina di coma all’interno di una sorta di tomba scavata nella roccia, si rinchiuse al suo interno. Secondo la leggenda fu proprio qui che venne attaccato e percosso dal demonio tant’è che alcuni cittadini del luogo lo trovarono privo di sensi. Dopo questa vicenda San Antonio visse per un periodo di tempo nella cittadina per poi andare verso il Mar Rosso e per la precisione si diresse sulle asperità del monte Pispir all’interno di una vecchia fortezza romana che era stata abbandonata da tantissimo tempo e nella quale comunque era presente una fonte di acqua. Secondo la ricostruzione storica, San Antonio arriva nei pressi della fortezza intorno all’anno 285 e vi rimasi per ben venti anni riuscendo a nutrirsi soltanto con un po’ di pane che gli veniva portato un paio di volte l’anno e l’acqua. In questo periodo San Antonio tentò di seguire un percorso di purificazione che non fu molto semplice in ragione dei continui tormenti che gli veniva dati dal demonio. Con il passare del tempo molte persone vollero seguirlo nel suo percorso e per questo venne tirato fuori da questo suo rifugio per cui San Antonio incominciò a vivere con loro, prendendosi cura di ammalati e poveri. Intorno all’anno 311 si recò ad Alessandria per dare supporto ai cristiani messi sotto pressione dalle persecuzioni imposte dall’imperatore Massimino Daia. San Antonio non ne fu oggetto grazie alla lettera di intercessione scritta a suo favore dall’amico Atanasio. Terminate le persecuzioni si dedico alla lotta contro l’Arianesimo dopo di che visse i propri ultimi anni nel deserto della Tebaide dove mori all’età di 105 anni nel corso dell’anno 356. San Antonio è santo patrono dei macellai e dei salumai, dei contadini, degli allevatore nonché protettore degli animali domestici. Sono tantissime le cittadine e le città che lo hanno come santo patrono tra cui Sant’Antonio Abate in provincia di Napoli, Aci Sant’Antonio in provincia di Catania, Agerola, Nicolosi e tantissimi altri ancora.



Sant’Antonio Abate, come ricorda Wikipedia, fu presto invocato in Occidente come patrono dei macellai e salumai, dei contadini e degli allevatori. E’ considerato anche il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maiale che reca al collo una campanella. Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo. La tradizione di benedire gli animali (in particolare i maiali) non è legata direttamente a sant’Antonio: nasce nel Medioevo in terra tedesca, quando era consuetudine che ogni villaggio allevasse un maiale da destinare all’ospedale, dove prestavano il loro servizio i monaci di sant’Antonio. Secondo una leggenda del Veneto (dove viene chiamato San Bovo o San Bò, da non confondere con l’omonimo santo), la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facoltà di parlare. Durante questo evento i contadini si tenevano lontani dalle stalle, perché udire gli animali conversare era segno di cattivo auspicio.



Nel giorno del 17 gennaio oltre a San Antonio vengono festeggiati anche san Elasippo, san Melesippo, santa Leonila, san Speudippo, san Giuliano, san Marcello,san Sulpizio il Pio, san Gamelberto, santa Rossellina, san e Gennaro Sanchez.