Respinge le accuse Stefano Binda, il presunto colpevole dell’omicidio di Lidia Macchi arrestato venerdì scorso dopo 29 anni dal delitto della giovane. L’uomo, secondo quanto riportato sul sito de La Provincia di Varese, avrebbe dichiarato dal carcere al suo avvocato la sua innocenza: “Non ho mai scritto quella lettera, né ho mai ucciso Lidia Macchi”. Ma secondo le prime indiscrezioni non avrebbe saputo fornire un alibi credibile per il giorno dell’omicidio. Il difensore Sergio Martelli spiega che Stefano Binda è apparso “sereno ed estremamente tranquillo. Non ha fatto richieste particolari, non ha mostrato uno stato di prostrazione dovuto alla carcerazione. Piuttosto si è mostrato preoccupato per la madre settantatreenne e ha chiesto come la madre stesse affrontando questa situazione e se la madre stesse bene”. Dopo tanti anni il caso è stato riaperto dopo che il programma di Rete 4 Quarto Grado ha mostrato una lettera ricevuta dai familiari di Lidia Macchi subito dopo il funerale della ragazza. Una telespettatrice e una compaesana di Brebbia, piccolo paese in provincia di Varese, ha riconosciuto quella calligrafia collegandola a un ex compagno di scuola che le aveva mandato qualche cartolina all’epoca dei fatti. Così gli inquirenti hanno indagato e dopo qualche mese sono arrivati all’arresto di Binda. Ma per l’avvocato Martelli, secondo quanto si legge su La Provincia di Varese.it non sarebbe l’assassino: “Come continua a ripetere da agosto, e come ha dichiarato nei due interrogatori precedenti l’arresto, il mio assistito rigetta ogni addebito. Non è lui l’autore della lettera non è lui l’assassino di Lidia Macchi”.
Dopo 29 anni da quel 1987, incastrato il presunto colpevole dell’omicidio di Lidia Macchi grazie a Quarto Grado e ad una telespettatrice. Il programma di Rete 4 aveva infatti fatto alcuni mesi fa un servizio sulla morte della ragazza uccisa nel varesano e aveva mostrato una lettera ricevuta dai familiari subito dopo il funerale. In quell’occasione, una telespettatrice ed una compaesana del piccolo paese in provincia di Varese, ha riconosciuto la calligrafia in modo inequivocabile. Secondo la donna, infatti, la scrittura del testo, riportato integralmente su VareseNews, era identica a quella di un suo ex compagno di scuola che le aveva mandato qualche cartolina all’epoca dei fatti. Si tratta di una poesia dalle parole inquietanti e che sanno di morte, la stessa che ha strappato Lidia all’affetto dei suoi cari. In seguito alla puntata, gli inquirenti ci hanno voluto vedere chiaro e hanno fatto un confronto fra le due calligrafie trovando una corrispondenza del 100%. Scatta subito l’arresto a Stefano Binda, ex compagno di Liceo di Lidia e presunto colpevole della violenza subita prima poco che venisse uccisa da 29 coltellate. L’inviato di TgCom24, Davide Loreti, ha raggiunto quel piccolo paese dove tutti si conoscono ed in cui gli abitanti sono rimasti sconvolti dalla notizia. La casa dei Binda, i familiari dell’indagato di omicidio, abitano tutti in quel paese ma sono chiusi nel loro silenzio. Unico fra tutti, interrogato da Loreti, è un cugino di secondo grado di Binda, Giuseppe Bertoncelli, che accetta di fare…
Qualche dichiarazione alle telecamere. “Non ho mai pensato una cosa simile, era una bravissima persona, gentile, educato”. Alla domanda sulla lettera non sa rispondere e ripete che Binda era “una persona molto riservata”. Leggi anche il testo della lettera anonima inviata dal presunto assassino ai genitori di Lidia Macchi (IL TESTO DELLA LETTERA ANONIMA – QUI).