– Gli avvocati che difendono Carlo Lissi, accusato di avere ucciso la moglie Maria Cristina Omes e i figli Giulia e Gabriele, sono pronti a fare ricorso contro la sentenza emessa oggi che lo condanna all’ergastolo. L’avvocato Corrado Limentani, che ha difeso Lissi, ha annunciato il ricorso in secondo grado: “Per noi la perizia psichiatrica era errata, la concessione delle attenuanti apre la porta al ricorso in appello”.
E’ stata emessa la sentenza riguardo il caso di Carlo Lissi, accusato di avere ucciso la moglie e i due figli: ergastolo, come richiesto dall’accusa. Nonostante il processo si sia svolto con rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena, i giudici non l’hanno applicata. E’ stato solo concessa l’esclusione dell’isolamento in carcere. L’accusa ha anche chiesto una provvisionale di 500mila euro a favore della madre della donna uccisa. La strage avvenne nell’estate del 2014: dopo aver sterminato la famiglia, Lissi si recò da un amico a vedere la partita di calcio dei mondiali. Il movente: poter iniziare una relazione sentimentale con una collega che a quanto pare non lo corrispondeva neppure.
È attesa nel pomeriggio la sentenza per la strage di Motta Visconti, il brutto caso di cronaca nera con a processo Carlo Lissi, accusato di aver ucciso la moglie, Maria Cristina Omes e i figli Giulia e Gabriele lo scorso 14 giugno 2014 nel paesino del milanese. Il processo con rito abbreviato arriva dunque nel pomeriggio alla sua conclusione dopo la richiesta del Pm Giovanni Bonelli di ergastolo negli scorsi mesi. Lissi è a processo davanti al Gup di Pavia che prevede, ricordiamo, in caso di condanna lo sconto della pena di un terzo. Caso molto complesso, e dal risolto inquietante con l’accusa ci aver ucciso tutta la sua famiglia per poter iniziare una relazione con una collega dalla quale non era corrisposto, così riporta il Corriere della Sera questa mattina sul proprio sito. La ricostruzione del caso non prevede molto scampo per la sorte di Lissi che ha, come riporta l’avvocato dell’accusa Domenico Musicco, cinque aggravanti molto pesanti: «futili motivi, premeditazione, minorata difesa, assenza di pentimento e crudeltà», riporta ai colleghi del Giorno. A ottobre nella sua relazione finale, Giacomo Mongodi ovvero lo spiachiatra incaricato di analizzare il caso del perito informatico accusato di aver sterminata la famiglia a coltellate, ha definito che il padre killer agì lucidamente. Tra poche ore la sentenza del giudice di Pavia, Luisella Perulli.