Due vicende destinate a far discutere e a dividere l’opinione pubblica: ci riferiamo a quelle riguardanti Anna Rinelli e Daniela Poggiali, le due infermiere finite al centro delle accuse per alcune morti sospette in corsia. Infermiere killer o errori giudiziari? Saranno i processi a stabilirlo, nel frattempo ripercorriamo le tappe delle due storie partendo dalla più famosa, quella di Daniela Poggiali. La bufera si scatena nel settembre del 2014 quando viene diffusa la notizia che due dipendenti dell’Ospedale “Umberto I” di Lugo, Ravenna, sono state licenziate dall’Ausl dopo che una di queste (la Poggiali) si è fatta immortalare accanto ad una paziente della struttura deceduta l’8 aprile dello stesso anno. La defunta ha 78 anni, si chiama Rosa Calderoni e l’analisi medico-legale stabilirà che ad esserle letale è stata un’iniezione di cloruro di potassio. Vicino a lei la Poggiali sorride, si esibisce in una posa di scherno, insensibile anche dinanzi alla morte. A scattare le foto è invece Sara Pausini, operatrice socio-sanitaria più giovane della Poggiali, licenziata al pari della collega di corsia per vilipendio di cadavere. Il gip del Tribunale di Ravenna, Rossella Materia, come riporta il “Corriere Romagna“, firma un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’allora 42enne residente a Giovecco di Lugo, definendola una persona che ama “mortificare il prossimo, fino a giungere all’atto estremo dell’uccisione“. I cancelli del carcere di Forlì si spalancano per la Poggiali il 9 ottobre, ma l’infermiera di Lugo non deve rispondere soltanto della morte della Calderoni: il procuratore di Ravenna Alessandro Mancini, come riporta “GQItalia” indaga infatti su 38 morti sospette all’interno della struttura sanitaria, di cui almeno 10 con dei risvolti veramente oscuri da chiarire. Il processo riguardante il filone d’inchiesta principale ha inizio il 16 ottobre 2015, tanti gli elementi da valutare dalla Corte d’Assise, sebbene l’imputata continui a negare ogni capo d’accusa professandosi “innocente“. Come riporta “Il Resto del Carlino” non c’è materiale video ad incastrare la Poggiali, nessuna intercettazione, zero testimonianze, alcun riscontro di elementi di rilievo probatorio nella casa della donna. D’altro canto c’è quella statistica inquietante secondo cui durante i suoi turni si muore più del doppio che negli altri orari; vi sono i racconti dei colleghi che descrivono la Poggiali come un’infermiera poco paziente coi malati più “difficili“, vogliosa di liberarsi al più presto delle famiglie dei pazienti maggiormente presenti e dunque “pressanti“. In aggiunta vi sono le parole della figlia della defunta, secondo cui la mamma peggiorò vertiginosamente a partire dall’arrivo in stanza dell’imputata. Insomma, punti a favore e contrari alla Poggiali, che solo i giudici potranno “pesare” correttamente.



L’altra vicenda, quella di Anna Rinelli, si svolge invece all’interno dell’ospedale “A. Locatelli” di Piario (Valle Seriana). La donna, come riporta “Il Giorno” finisce sotto la lente d’ingrandimento dei carabinieri della Compagnia di Clusone per alcuni decessi sospetti avvenuti nella struttura a partire dal secondo semestre del 2014 fino alla fine del 2015. Sarebbero 89 le cartelle cliniche sequestrate dai militari lo scorso 18 dicembre per verificare che alla base della morte di tali pazienti non vi sia stata la somministrazione di dosi massicce di Valium via endovenosa. L’unica iscritta al registro di indagati è la Rinelli, 42 anni, finita nell’occhio del ciclone dopo che lo stesso nosocomio aveva presentato una denuncia ai carabinieri per alcuni fatti “sospetti” avvenuti nella notte tra l’1 e il 2 novembre all’interno della struttura. Secondo la ricostruzione de “Il Corriere della Sera“, il mattino successivo al turno di notte effettuato dalla Rinelli, accusata di omicidio preterintenzionale, “un 83enne è morto e altri due pazienti non hanno riaperto gli occhi: uno è finito in coma, l’altro si è risvegliato dopo un giorno“. Ancora più inquietante il fatto che il mattino dopo dal carrello dei farmaci mancassero proprio delle fiale di Valium. Lascia perplessi, poi, il fatto che il giorno successivo alla denuncia del nosocomio un esposto anonimo avesse raggiunto i tre sindaci della vallata:”Nel reparto di medicina dell’ospedale di Piario si muore. La situazione è fuori controllo. Andate a indagare“, si leggeva. L’imputata, intercettata da “Il Corriere della Sera“, qualche giorno fa rimandava al mittente qualsiasi accusa di un suo coinvolgimento:”Non riesco a capire come possano uscire certe notizie diffamatorie. Di prove non ce ne sono. Se qualcuno farà il mio nome, lo denuncerò“. Storie intricate, elementi ingarbugliati, tessere di un puzzle difficile da comporre: Anna Rinelli e Daniela Poggiali, infermiere killer o vittime di accuse infondate? Alla Giustizia l’ardua sentenza.

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