Una storia incredibile di redenzione e pentimento, da Pietro Maso al Papa che lo chiama al telefono dopo aver ricevuto una lettera in cui l’assassino dei propri genitori lo scorso 17 aprile 1991 chiede ufficialmente perdono per il male commesso e chiedendo di poter pregare per lui e per la propria salvezza. Il Papa lo ha chiamato e l’intera vicenda è stata raccontata in una lunga intervista al settimanale “Chi” dove, oltre a quanto potete leggere qualche riga più sotto, Pietro Maso ha raccontato anche di un altro Papa. «Ho avviato un processo di avvicinamento alla fede in carcere, e ho goduto dell’intercessione di un altro Pontefice. A monsignor Todeschini, l’unico che mi tese una mano, Papa Giovanni Paolo II disse “vai avanti!”». In seguito Maso ha cercato di raccontare i motivi dell’orribile omicidi perpetrato alla sua famiglia e dice che una volta aver scontato la sua pena ora lo può dire: «io non ho ucciso per soldi perché i soldi li avrei avuti lo stesso. Dissi che il motivo era quello perché quando abbiamo commesso l’omicidio un mio amico si era fatto fare in prestito ed eravamo sotto con i soldi. ma ho tentato altre volte di ucciderli, da piccolo e anche più grande ero spesso malato e loro mi dicevano “stai a casa sei malato”, stavo in casa e soffrivo ogni, era come se non potessi parlare liberamente perché la mia famiglia no voleva. Forse questo disagio potrebbe essere il motivo».
Notizia clamorosa con Papa Francesco protagonista: ha chiamato al telefono Pietro Maso qualche tempo fa, dopo che l’uomo uscito da poco dal carcere per l’omicidio dei genitori 25 anni fa aveva scritto al Pontefice chiedendo perdono per quanto commesso. Lo rivela una intervista a Pietro Maso sul settimanale “Chi” che uscirà domani in edicola: Maso si racconta, ha 45 anni ed è stato in carcere per 22 dopo aver ucciso i genitori con tre complici lo scorso 17 aprile 1991. «Io ero il male, eppure Papa Francesco ha avuto compassione di me. Gli ho scritto una mettete che gli è stata consegnata dal mio padre spirituale, Monsignor Guido Todeschini, e dopo pochi giorni il Papa mi ha telefonato. Lui e don Guido sono persone sante», alcune indiscrezioni dell’intervista su Chi rivelate da TgCom24. Maso racconta che Bergoglio lo ha chiamato alle 10 del mattino, era con la compagna Stefania e quando ha risposto ha sentito queste parole clamorose “Sono Francesco, Papa Francesco”. Nella lettera si parlava ovviamente del caso per cui Maso è stato in carcere: «Chiedo scusa per quello che ho fatto, chiedo preghiere per i miei colleghi di lavoro che mi hanno accettato nonostante quello che ho fatto, chiedo una preghiera per chi opera per la pace», continua Pietro Maso che dentro al carcere ha trovato, provato e iniziato a seguire un percorso di fede, nato dal bisogno profondo che prende “gli emarginati” della società e che vengono, come racconta lo stesso Maso, affascinati e colpiti da chi invece guarda alla persona e non al peccato.