A prima vista ha tutta l’aria di un incidente. All’Istituto Superiore Sraffa di Crema scoppia una lite tra studenti nel corridoio: un’insegnante di sostegno incaricata della sorveglianza durante l’intervallo viene colpita per sbaglio, secondo la testimonianza dei numerosi studenti e docenti presenti, riceve una brutta botta al naso e viene trasportata all’ospedale, da cui è stata poi dimessa dopo le cure del caso. Intervengono anche le forze dell’ordine e il dirigente convoca d’urgenza il consiglio d’istituto che deciderà la punizione per i due ragazzi, uno dei quali maggiorenne, che a questo punto rischiano la bocciatura o addirittura la sospensione, il che equivarrebbe all’impossibilità di frequentare la scuola in futuro.



La casualità dell’incidente sembra appurata: non ci sarebbe stata intenzione da parte dei ragazzi di colpire l’insegnante, perché in caso contrario sarebbe meglio non esitare nell’espellere i due. 

Rimane il fatto che la scuola non è un luogo dove ci si prende a cazzotti. Le dichiarazioni del preside e del vicepreside alludono al fatto che la vicenda sia lo strascico di dissidi iniziati precedentemente in ambito extrascolastico, ma questo non giustifica niente. L’incidente di Crema può anche essere preso come segnale di una china pericolosa che stanno prendendo le scuole italiane che spesso, più che istituti di istruzione ed educazione, sono diventati giganteschi parcheggi per giovani in cui sia chi studia che chi insegna non è contento di andare. 



Una strana forma di pietismo per i ragazzi infatti li obbliga, spesso con risultati disastrosi, all’obbligo scolastico fino ai sedici anni, quando per migliaia di essi un sano inserimento nel mondo del lavoro e nell’apprendistato sarebbe più salutare ed educativo. Il mondo adulto ha ormai un atteggiamento che oscilla tra la protezione insensata, soprattutto dei genitori, alla solitudine e impossibilità a lavorare degli insegnanti, ai quali tocca anche di entrare in classi dove è utopia sperare che qualcuno apprenda qualcosa. 

Siamo quasi al capolinea della lunga marcia dei valori imposti dal Sessantotto, con la demolizione di ogni forma di autorità e di tradizione e la statalizzazione assoluta dell’istruzione. 



Se lo scopo era quello di eliminare l’autoritarismo e il nozionismo spesso violento della scuola tradizionale, il risultato è un rovesciamento in cui, adesso, i violenti sono gli studenti e le vittime i professori. Staremo a vedere come finirà a Crema: certo, per una volta tanto sarà giusto tener conto che si tratta di un incidente, purché questo non voglia dire che la scuola è un luogo dove ci si può prendere impunemente a pugni in faccia.