È tradizione che il Santo Padre riceva in udienza il Tribunale della Rota Romana in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario ed in questo incontro rivolga ai giudici che hanno come compito tra i più rilevanti quello di “dichiarare la verità sul matrimonio nel caso concreto, per il bene dei fedeli”, un discorso legato al loro servizio quale “Tribunale della famiglia”.
Quest’anno il breve e significativo discorso del Santo Padre ha un particolare rilievo per il collegamento, che viene naturale considerare, con i lavori del Sinodo dei Vescovi, che troverà conclusiva espressione in un atteso documento pontificio. Non ne costituisce certo l’anticipazione, ma offre qualche segnale per comprendere qual è la sintesi tra le diverse sensibilità emerse nelle discussioni sinodali.
La “verità sul matrimonio” non può essere falsata: “la famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo appartiene al ‘sogno’ di Dio e della sua Chiesa per la salvezza dell’umanità”. Nel matrimonio e nella famiglia si uniscono “due tra le maggiori realtà umane: la missione di trasmettere la vita e l’amore vicendevole e legittimo dell’uomo e della donna, per il quale essi sono chiamati a completarsi vicendevolmente in una donazione reciproca non soltanto fisica, ma soprattutto spirituale”.
La verità sul matrimonio esclude che altre convivenze possano assumerne le medesime caratteristiche. Ciò non toglie, tuttavia, che “quanti, per libera scelta o per infelici circostanze della vita, vivono in uno stato oggettivo di errore, continuano ad essere oggetto dell’amore misericordioso di Cristo e perciò della Chiesa stessa”.
L’impostazione è teologica. Ma la sostanza non muta sotto il profilo antropologico e sociale, al quale risponde quello giuridico. Anche la nostra Costituzione considera la famiglia come “società naturale fondata sul matrimonio” (articolo 29). E la Corte costituzionale, che ne custodisce l’interpretazione, riconosce in questa disposizione il matrimonio come unione di uomo e donna, distinguendolo dalle altre unioni, che richiedono riconoscimento e protezione come formazioni sociali nelle quali si svolge la personalità dell’individuo (articolo 2).
Il discorso del Santo Padre è rivolto ad un Tribunale della Santa Sede con competenza in materia matrimoniale e muove in un orizzonte universale. Non è ristretto o orientato al nostro Paese, né costituisce un intervento e tanto meno una interferenza nel dibattito che attraversa in questi giorni il mondo politico e l’opinione pubblica. Tuttavia costituisce un insegnamento che orienta la coscienza dei cattolici, e sollecita la riflessione anche di quanti hanno diverse convinzioni ideali.