Non si ferma la polemica sul Family Day 2016, con la legge sulle unioni civili che è in discussione in Parlamento e di fatto sta tenendo spaccata l’opinione pubblica e il governo Renzi che sta per approvare il ddl Cirinnà. Sulla presenza al Circo Massimo di Roma il prossimo 30 gennaio, continua intanto il problema della presenze e opportunità nella grande manifestazione a difesa della famiglia. Intervistato da Huffington Post, il ministro Angelino Alfano afferma di “non poter andare al Circo Massimo perché ricoprendo l’incarico di ministro dell’Interno ho il compito di supervisionare che l’intera manifestazione si svolga in un clima sereno e ordinato, sarò in piazza con la mente e con il cuore”. Si scaglia contro la sua scelta il rappresentante di Lega Nord, Roberto Calderoli, che attacca direttamente in questo modo: «sia meno ipocentri, non scende in piazza semplicemente perché sarebbe devastante che il ministro dell’interno manifestasse contro una legge che rischia di mandare a casa il suo governo se non dovesse passare. Tutto qui».



Non si placano le proteste sul Family Day 2016 che il prossimo 30 gennaio a Roma al Circo Massimo troverà la protesta contro la Legge sulle Unioni Civili e la difesa della famiglia tradizionale: polemiche in Lombardia per le scritte sul Pirellone, ma anche in tutto il paese che di fatto si divide sul ddl Cirinnà. In un momento di molta divisione, arriva una notizia comunque a sorpresa, tenendo anche conto della situazione internazionale in cui ci troviamo: come riportano La Stampa e il Comitato Difendiamo i Nostri Figli – organizzatore dell’evento a Roma – al Circo Massimo non ci saranno solo cristiani ma anche vari gruppi e associazioni di musulmani, fianco a fianco per difendere un concetto di famiglia simile. Notizia particolare, visto come gli islamici negli ultimi tempi soprattuto vengono visti nel contesto europeo e mondiale, farà strano vederli in piazza a Roma con cattolici e altri cristiani per una manifestazione del genere. «Siccome è sabato, gli ebrei non potranno esserci, ma il rabbino capo Riccardo Di Segni dovrebbe mannari un’adesione scritta», spiega Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato organizzatore del Family Day.



–E mentre si avvicina la data del Family Day, il dibattito sulle unioni civili impazza con la maxi polemica per la scritta sul Pirellone, mentre gli italiani rimangono ancora divisi fra tradizionalisti sostenitori della famiglia e promotori invece dell’apertura delle unioni civili. Non solo i politici, in queste ultime ore, hanno giocato con la scritta sul Pirellone, simbolo di Milano, rimbeccandosi a vicenda per le posizioni dei rispettivi partiti. Ad aggiungere carne sul fuoco interviene anche Mika, diffondendo il proprio messaggio a favore delle famiglie aperte. La scritta recita “amore = famiglia” ed è subito boom. Lo seguono a ruota i fans e tutti gli italiani infuocando web e social. Si attacca ad ondate il ddl Cirinnà, Pisapia, il centrosinistra ed anche Guerini. Il vicesegretario del Pd in particolare, Lorenzo Guerini, ha inviato il proprio messaggio tramite la rete twittando “Maroni pensa che il Pirellone sia roba sua. Si sbaglia di grosso. E’ di tutti i lombardi e non si può usare a fini di parte”. Rispondono al suo appello anche il ministro Maurizio Martina e la vicepresidente del Consiglio regionale che ne ha approfittato per inviare a Maroni una lettera piuttosto accesa. Il testo, integrale, è stato pubblicato da La Repubblica e contiene parole di sdegno per il comportamento “quantomeno disdicevole” per l’uso che si è fatto del Pirellone nelle ultime ore . Sotto attacco quindi la pagina facebook della Regione Lombardia che ora non riceve solo contestazioni di tweet con l’hashtag NonInMioNome. I messaggi si moltiplicano, si triplicano fino a diventare migliaia, innescando un vero e proprio tam tam multimediale. “La scritta sul Pirellone ha fatto tornare la Lombardia al medioevo”; “Nei libri di storia verrete ricordati come noi oggi ricordiamo i fascisti che promulgavano le leggi razziali o come i razzisti nell’America degli anni ’60 si battevano per negare ai neri gli stessi diritti civili di ogni altro cittadino”. 



Si fa sempre più acceso il dibattito tra i sostenitori della famiglia tradizionale e quanti vorrebbero che il ddl Cirinnà venisse approvato dal Parlamento aprendo di fatto alle unioni civili. Se le parti politiche in campo non se le mandano a dire e sono impegnate dalle scaramucce derivanti dalla decisione di comporre la scritta “Family Day” sulla facciata del Pirellone, sede della Regione Lombardia, le associazioni dei cittadini conducono intanto una battaglia per strada a colpi di flashmob. In questo particolare confronto ad avere la meglio nella giornata di oggi è stato il fronte dei pro-unioni civili. Come riportato da “Il Corriere della Sera” infatti, “98 città hanno ospitato i flashmob della manifestazione «Svegliati Italia»“; dall’altra parte sono state invece “52 le piazze coinvolte nelle proteste delle Sentinelle in Piedi in attesa della grande manifestazione di Roma“.

La decisione di accendere le luci del Pirellone per comporre la scritta “Family Day” ha attirato le ire da parte del centrosinistra e della comunità omosessuale sul governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni. A far sentire la sua voce contro il leghista è stato poco fa il vice-segretario del Partito Democratico Lorenzo Guerini, che su Twitter ha commentato:”Maroni pensa che il Pirellone sia roba sua. Si sbaglia di grosso. E’ di tutti i lombardi e non si può usare a fini di parte #serietà“. A queste parole si aggiungono poi quelle del candidato sindaco di Milano Pierfrancesco Majorino, che ha proposto non troppo provocatoriamente di dipingere la facciata di Palazzo Marino con i colori dell’arcobaleno:”Questa è la mia risposta alla Santa Inquisizione di Maroni. Palazzo Marino deve essere illuminato dai colori dell’arcobaleno. Quello dei DIRITTI. E adesso TUTTI in manifestazione in piazza della Scala!“. Il dibattito sulle unioni civili e sul Family Day è ancora distante dall’essere concluso e si arricchisce di nuovi capitoli.

Non accennanno a placarsi le polemiche dopo la comparsa dello slogan “Family Day” sulla facciata principale del Pirellone, sede della Regione Lombardia. Proprio il governatore della Lombardia, il leghista Roberto Maroni, ha tuonato poche ore fa dal proprio profilo Facebook, rispondendo alle accuse provenienti in primis dall’Arcigay e in secondo luogo dalla parte politica favorevole all’introduzione dell’ormai celebre ddl Cirinnà per le unioni civili. Questa la sua replica:”Family Day. Anche questa volta i soliti professionisti del “politically correct (???)” non sanno fare altro che sputare odio e intolleranza verso chi ha opinioni diverse dalle loro. Mi fanno pena. Noi andiamo avanti per la nostra strada, che è quella giusta: riconoscere i diritti di tutti, certo, ma tutelare la famiglia naturale garantendole (come noi facciamo in Lombardia) tutti quei diritti che la nostra Costituzione repubblicana stabilisce all’articolo 29: “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio“. Parole, quelle di Roberto Maroni, destinate ad inasprire ulteriormente il dibattito politico e sociale.

Quest’oggi sono previste delle manifestazioni di sostegno alle Unioni Civili il cui testo di legge in Italia, dal prossimo 28 gennaio, farà il suo arrivo nell’aula del Senato. La prossima settimana ci sarà invece il Family Day a Roma, a sostegno della famiglia tradizionale. A Milano intanto sono scoppiate delle polemiche per via dello slogan comparso sul Pirellone, il palazzo dove ha sede la Regione Lombardia, a favore del Family Day. Polemiche che sono nate dopo che una minoranza presente nel palazzo ha fatto in modo che la scritta scomparisse. Accuse da parte dell’Arcigay che ha parlato di Regione schierata contro una parte dei cittadini, mentre il sindaco Giuliano Pisapia ha fatto sapere di voler essere presente alla manifestazione di Piazza Scala a sostegno del ddl Cirinnà per le unioni civili.