Non si placano le polemiche contro Italo Treni, accusato di omofobia e discriminazione per aver “favorito” il trasporto verso Roma sabato prossimo, causa Family Day 2016 con la difesa della famiglia tradizionale in opposizione alla legge sulle unioni civili in discussione ora in Parlamento. Ebbene, se volete sapere cosa è successo davvero nella querelle contro Italo che si è scatenata nelle ultime ore potete vedere qui sotto tutti i dettagli, mentre ora vi riportiamo la risposta alle accuse del portavoce del comitato organizzatore del Family Day, ovvero “Difendiamo i nostri figli“: «Con le aziende di trasporto nessuno sconto che non sia già previsto per i gruppi: per noi nessun favoritismo sopratutto in Rai dove è in atto una propaganda a senso unico. Sono polemiche strumentali, in realtà non ci viene fatto alcun privilegio visto che sono sconti che queste aziende fanno sempre quando ci si trova davanti a grandi eventi, in cui la vendita di biglietti è nettamente superiore alla normalità e quindi chiunque ha accesso a questi sconti. Il resto sono solo favole». Non basta certo a placare la polemica, ma anzi questa parole di Gandolfini rilasciate ai colleghi di IntelligoNews probabilmente aumenteranno il livello del scontro che si preannuncia sempre più netto e dai tratti ideologici. Che ora si prendano anche come pretesto alcune scelte commerciali di aziende come Italo davvero fa rendere l’idea della sempre più mancanza di aderenza alla realtà. Banale? Giudicate voi.
Probabilmente in un Paese normale la polemica su Italo Treni accusato di omofobia sarebbe derubricata sotto concetto di bufala pazzesca, ma appunto, Paese normale. Sabato prossimo, 30 gennaio, a Roma ci sarà il Family Day a sostegno della famiglia e contro la legge sulle unioni civili, il ddl Cirinnà e la decisione dell’azienda Ntv è stata quella di organizzare degli sconti per chi scende a Roma in quel giorno, con un risparmio, se ipotizziamo una partenza da Milano, di circa 10 euro rispetto alla tratta normale. Ovviamente, scatta la polemica: uno sconto del 25%, che in qualsiasi altro paese si limiterebbe a definire “sconto comitiva” e che invece qui viene accusato di volontà ideologica e omofoba, come in tanti in queste ore stanno rivendicando. La campagna “boicottaItalo” è partita, dai social ai media, con i colleghi del Fatto Quotidiano che si scagliano in questo modo: «Domenica a Roma (forse qualcuno dovrebbe dirgli che il Family Day sarà sabato, ndr) si esibiranno migliaia di persone accumunate dall’odio omofonico e chiederanno a gran voce che una parte della società continui ad essere discriminata. Applicando quello sconto, Italo ha fatto una precisa scelta di campo». E così via, con la polemica che infuria per una scelta che prenderebbe la parte, primo capo di accusa, di una realtà considerata sbagliata moralmente, secondo e più importante capo d’accusa. La risposta della società è semplice, e qui potete leggerla per intero, quasi banale diremmo, ma tant’è: «Italo ha un sistemo commerciale in base al quale offre convenzioni a chiunque le chiede e che può garantire una certa mole di traffico, tutte alle stesse condizioni. Evitiamo basse dietrologie politiche su una scelta puramente commerciale». Scendono in campo anche scrittori, «Importante per Italo è guadagnare, dei diritti umani se ne fregano. Che vergogna, con voi ho chiuso» scrive Claudio Rossi Marcelli, ma anche gente comune che afferma come “quando si proposte uno sconto del 10% a chi avesse una tessera Arcigni, Ntv si rifiuta di stringere accordo sostenendo di non voler prendere posizioni ideologiche”. Pazzesco signori, il fatto che Italo abbia scelto così perché migliaia di persone si muovono verso Roma e che con lo sconto potrebbero prendere Italo e non Trenitalia, o un’aereo, non passa in testa a nessuno. Oppure, e prendiamo per questa, il motivo della disputa è puramente sterile e non importa se non per attaccare una parte della società italiana che, stando nella legge, manifesta per un motivo valido, a prescindere dal contenuto nel merito. Farlo a due giorni dalla Giornata della Memoria dove realmente si ricordano della discriminazioni “leggermente” più reali di queste fantomatiche non farebbe che sorridere in un Paese normale. Già, normale.