Se questo è un uomo è un libro scritto da Primo Levi tra il dicembre del 1945 e il gennaio del 1947. Si tratta di un’opera memorialistica, frutto delle drammatiche esperienze che lo stesso scrittore visse durante la sua permanenza nel campo di sterminio di Auschwitz tra il febbraio del 1944 e il gennaio del 1945, quando il lager venne liberato dalle truppe sovietiche. Vale la pena riprenderlo in mano oggi, 27 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria. La trama di Se questo è un uomo è suddivisa in vari capitoli. Il primo è ‘Il viaggio’ in cui Levi narra la situazione degli ebrei italiani deportati prima del campo di transito di Fossoli (Emilia Romagna). Nei seguenti ‘Sul fondo’ e ‘Iniziazione’ lo scrittore descrive il suo devastante impatto quando arrivò nel grande lager di Auschwitz. Le persone vengono spogliate di tutto; sono marchiate con dei numeri come le bestie e poi vengono assegnate a secondo dell’eta’ e della prestanza fisica ad una serie di lavori. Negli altri capitoli il romanziere narra la drammatica odissea personale per cercare di mantenere un minimo di dignità e soprattutto di sopravvivere in un ambiente permeato da morte, denutrizione, malattie e umiliazioni di ogni genere. Il calvario di Primo Levi termina il 27 gennaio del 1945 quando le armate sovietiche entrare nel lager di Auschwitz e liberare i pochi sopravvissuti.
Il libro di Primo Levi Se questo è un uomo è in assoluto una delle opere più importanti della pur sterminata saggistica sull’Olocausto. Lo scrittore torinese (morto suicida del 1987) narra con estremo realismo e nei dettagli più atroci e sconvolgenti lo sterminio che i nazisti perpetrarono con ferocia e sadismo nei confronti degli ebrei. Tra il 1942, anno in cui divennero operativi i lager, sino al gennaio al 27 gennaio del 1945, il Terzo Reich di Hitler fu responsabile della morte di oltre sei milioni di ebrei, zingari, minoranze etniche slave e portatori di handicap. Il saggio di Primo Levi è ancora di stretta attualità per la lucida e fedele ricostruzione di come gli internati cercavano disperatamente di sopravvivere in un contesto spaventoso come quello dei lager nazisti. Il significato profondo di Se questo è un uomo è quello incentrato sullo sforzo dei carnefici di annullare ogni barlume di umanità negli ebrei e nell’altrettanto disperato sforzo delle vittime di sopravvivere e di ribadire la propria volontà di essere delle persone. Infine è evidente in Primo Levi la metafora di dipingere il campo di sterminio come un vero e proprio inferno dantesco.
In una celebre intervista del giornalista Enzo Biagi a Primo Levi, lo scrittore torinese parlando della sua terribile esperienza nel campo di sterminio di Auschwitz disse: “I mostri esistono, ma sono troppo pochi per essere davvero pericolosi. Sono più pericolosi gli uomini comuni, i funzionari pronti a credere e obbedire senza discutere… Occorre dunque essere diffidenti con chi cerca di convincerci con strumenti diversi dalla ragione, ossia i capi carismatici: dobbiamo essere cauti nel delegare ad altri il nostro giudizio e la nostra volontà’. Un altro importante commento all’opera di Primo Levi è quella dello scrittore e critico letterario Marco Belpoti, come si legge anche sul sito oilproject.org e in cui tra l’altro afferma: ‘Elemento caratterizzante del libro è la lingua, innervata dello stile di Dante e Manzoni, che rende Levi un classico della letteratura italiana; significativa, a questo proposito, è la scelta di aprire il romanzo con la parola fortuna, uno dei fondamenti della tradizione letteraria del nostro Paese. L’opera non è un testo letterario in senso stretto: essa rappresenta, al contempo, un documento testimoniale, antropologico, etnografico ed una sorta di analisi delle condizioni dell’animale uomo” nel campo; come l’autore stesso spiega nel capitolo IX, I sommersi e i salvati, quello attuato dai nazisti fu un esperimento biologico-sociale. La struttura narrativa non si sviluppa in modo cronologico, ma come una sequenza di vicende, suddivise per argomento (l’ambulatorio del campo, le selezioni, i vari momenti della giornata) ed è costruita per brevi capitoli, ognuno dei quali accoglie storie e considerazioni’. Infine un altro lucido commento sull’importanza del libro ‘Se questo è un uomo’ è quello di Stefano Magni, tratto dal suo volume ‘Le parole di felicità e la coscienza della tragedia nell’opera di Primo Levi’ (2007) in cui il critico scrive: ‘La lettura delle opere di Primo Levi stupisce per la lucidita` dell’analisi del periodo piu` buio dell’umanita`, la Seconda Guerra Mondiale e, soprattutto, del suo aspetto piu` tragico, l’esistenza dei campi di concentramento. Levi, infatti, non solo ha dato vita con le sua parole all’immagine di un incubo, di un inferno inconcepibile da una societa` civile, ma ha anche vissuto, nella sua esperienza, insieme alle sensazioni di sconforto e di disperazione, quelle di speranza, di sollievo, di effimera felicita`. E` su questi ultimi aspetti che ci siamo soffermati con il nostro articolo, per cercare di capire quali potessero essere, nell’incubo del lager, gli elementi che potevano dare la forza per resistere, per trovare una ragione per mantenere dei rapporti umani disinteressati e generosi’.