Caro direttore,
da sempre, Santa Madre Chiesa ci educa, in ogni situazione e in ogni circostanza, a fare memoria di Cristo, sapendo che è inutile conquistare il mondo se poi si perde l’anima. Non a caso, ci obbliga ad andare a Messa almeno alla domenica: cioè ci dice che almeno una volta alla settimana, nel giorno più importante, è bene che ci mettiamo, insieme ai nostri fratelli, di fronte al Gesù incarnato, pena la perdita del senso della vita. In particolare, ci insegna ad amare il prossimo in ogni occasione, rispettando ogni persona perché unica e irripetibile, con un destino infinito. Ed il cristiano laico è invitato ad entrare in tutte le problematiche della vita, per collaborare alla costruzione del bene comune, secondo il disegno di Dio creatore e salvatore. E così, è da duemila anni che la Chiesa attraversa la storia.
In questa storia, ogni tanto (anzi, oggi sempre più spesso) compare qualcuno che ha la balzana idea di sconvolgere la strada tracciata dal Signore. Dapprima queste idee iniziano a girare come ipotesi culturali, poi, a poco a poco e quasi nell’indifferenza generale, diventano di dominio pubblico ed i più vivaci decidono di trasformare in leggi vincolanti per tutti i propri limitati desideri. Con tanti saluti al bene comune, anche perché, a causa della loro tiepidezza, i cristiani si accorgono, quasi sempre, con colpevole ritardo di ciò che sta avvenendo.
Un caso clamoroso è venuto alla ribalta in questi ultimi anni. Da circa 50-60 anni qualcuno ha cominciato a farneticare in tema di sesso, dicendo che il genere femminile o maschile non è determinato dalla biologia, ma che ciascuno può scegliere, anche più volte nella vita, se essere uomo o donna. Hanno denominato questa pazzia con il termine di “gender”, l’hanno fatta circolare con grandi finanziamenti di fondazioni cosiddette culturali ed ora vogliono imporla come criterio in tutta la società, nella scuola, nella famiglia, nelle fabbriche, nei mass media, nelle carceri. Coerentemente con questo assurdo pensiero, ora stanno introducendo nel mondo occidentale il matrimonio tra persone dello stesso sesso e, là dove ciò non è possibile, almeno quelle che, con elegante giro linguistico, chiamano “unioni civili”. Si relativizza, così, il concetto di famiglia, riducendolo alla propria opinione.
Il laico cristiano si è accorto solo pochi anni fa di quanto stava accadendo ed ora cerca di prendere le misure, con i pochi strumenti a disposizione, anche se nel frattempo il grande potere finanziario e mediatico si è schierato apertamente dalla parte della “pazzia”, sostenendola in modo subdolo e indecoroso.
E’ chiaro che anche in questa circostanza il laico cristiano deve agire secondo il criterio detto all’inizio e quindi con il massimo rispetto per ogni persona, ma non può assistere in silenzio ad una deriva che contrasta evidentemente con il disegno di Dio circa la natura e la famiglia (come ha detto recentemente Papa Francesco) e che porterebbe danni irreversibili al tanto citato bene comune. Il laico cristiano dovrebbe sapere che le dimensioni di una integrale vita cristiana sono cultura, carità e missione e che, quindi, insieme all’attenzione caritatevole alle persone, si è chiamati anche ad esprimere, nel modo più rispettoso ma chiaro, un giudizio circa le iniziative legislative che qualcuno vuole assumere in materia e a cercare di convincere che il pensiero di Cristo è quello più adeguato a rispondere alle più profonde esigenze di ognuno.
In questo impegno, vi è da notare, soprattutto nelle attuali circostanze, che coloro che propongono le suddette iniziative si sottraggono ad ogni dialogo, anche se insistentemente ricercato e proposto dal popolo cristiano.
Vi sono, quindi, certe circostanze in cui, per farsi ascoltare, occorre assumere iniziative particolari e pubblicamente visibili, anche se scomode da tutti i punti di vista. Questo è il motivo per il quale sabato 30 sarò a Roma al Family day e ci sarò non contro qualcuno, ma solo per testimoniare pacificamente la bellezza e l’utilità per tutta la società dell’esperienza famigliare, ben sapendo che le esigenze concrete delle unioni tra persone dello stesso sesso possono trovare soluzione efficaci con leggi o regolamenti amministrativi, senza sconvolgere quell’istituzione fondamentale che è la famiglia nata dal matrimonio tra uomo e donna. Con la mia responsabilità personale, penso di dare un libero contributo alla giusta direzione della nostra società, in piena comunione con l’insegnamento della Chiesa e dei suoi pastori.