La bestemmia di Capodanno… Tutti ne parlano. E dire che ce ne sarebbe da parlare, su fatti ben più importanti. C’è il Medio Oriente che brucia, ad esempio. E anche in campo nazionale, i dati benché nascosti a dovere parlano di una crisi affatto in remissione. Quasi quasi vale la pena distrarre l’attenzione parlando ancora un volta della Rai. Manca ancora un bel po’ a Sanremo, concentriamoci allora sul 31 dicembre, sul carrozzone che nessuno guarda, i più lo tengono in sottofondo per sapere l’ora esatta in cui far scoppiare i tappi di spumante, e poiché la gara con Mediaset è all’ultimo secondo, vince chi arriva prima. L’anno scorso Canale 5 ha anticipato di venti secondi, Rai 1 quest’anno si aggiudica il primato, e pazienza se cinque milioni di italiani hanno brindato nel 2015. Cambia qualcosa? No. Il tempo è convenzione, i fusi orari pure, in Nuova Zelanda hanno brindato ben prima e non è crollato il mondo. Però, polemica.
Poi la bestemmia: fa figo pubblicare tweet e post di Facebook in diretta, è così “ggiovane”, e pazienza se la tv la guardano gli over 60, a Capodanno forse gli over 70, che magari i social non sanno neppure usarli. Ci scappa la bestemmia, ed è male. Tra innumerevoli sciocchezze, è forse la peggiore, ma nel mucchio si smorza. Scopriamo poi che non era provocazione, ma la “bravata” di un giovanottone tra i tanti che era arrabbiato per i botti, che spaventavano il suo cane. Il problema è che il bamboccione si giustifica pure: stanato dal grande fratello che sorveglia le liberissime conversazioni social, prima dice che “non sapeva” che non ci fossero filtri redazionali attenti. E ha ragione, perché non ci sono? Poi, costume atavico italico, scarica colpe altrove, come si fa con la spazzatura che ci infastidisce sotto casa, e andiamo a buttare rifiuti speciali al cassonetto dei vicini.
Tanto scandalo per un messaggio, con la guerra mondiale in mezzo alle strade, i feriti, lo sporco, eccetera… Tutto vero, ragazzo mio, ma che c’entra con l’insulto a Dio e a chi crede in Lui? Lo sai che la parola guerra va usata con ragione, perché di guerre vere ce ne sono tante? Dove muoiono gli uomini, oltre che i cani? E soprattutto, perché esternare a Rai 1, e non telefonando ai vigili, ai pompieri, al comune? Perché ci sentiamo qualcuno se comunichiamo a tutti qualunque sentimento, pensiero, ancorché ci sia, travolti dall’eccesso di comunicazione ci sembra di non esistere se non scarichiamo raffiche di tweet all’universo, sperando che qualcuno risponda. Non aveva qualcuno con cui scherzare, festeggiare o esprimere il suo dispetto il tarantino additato al pubblico disprezzo? Non l’aveva. Ragioniamo sul male mentale che la globalizzazione dell’informazione reca alla nostra fragilità.
Però, almeno, il tarantino si scusa, coi concittadini, che non siano considerati responsabili della sua estemporanea manifestazione di inciviltà, e con i credenti tutti che si siano sentiti offesi. Ce ne sono stati, in effetti, ma simili scuse i dirigenti Rai, palleggiandosi colpe a vicenda, non le hanno poste. E’ stato sospeso un poveraccio che aveva l’ingrato compito di leggere la caterva di messaggi idioti e inutili che arrivavano sullo show di Amadeus, come se non fosse possibile farsi scappare una riga. E magari si coglie l’occasione per decidere di far saltare qualche poltrona su cui piazzare nuovi dirigenti amici, o che palesino un’aura di novità. Sennò le rottamazioni non tengono. Quando basterebbe chiedere scusa, evitare scandali ipocriti visto che Dio è insultato ogni giorno in mille altri modi, e nessuno che si faccia scaramanticamente un segno di croce riparatorio, con la volgarità, la superficialità, il porre tutto sullo stesso piano, la spettacolarizzazione del dolore, dell’intimità. La risata sganghera, le esibizioni sessuali… che passano, senza articoli sui giornali, che evidentemente non sanno come riempire le pagine festive. Basterebbe decidere che di tweet e post si può fare a meno, torniamo, se proprio si vuole la finestra sul pubblico, alle telefonate. Tanto i giovani non vi guardano…un po’ perché hanno di meglio da fare, speriamo, un po’ perché non guardano la tv, non leggono i giornali. Fanno male? Mah. Spesso dimostrano di essere informati egualmente. Perché fidarsi di un servizio pubblico che pubblico non è, se non perché vive di tassazione pubblica?