Era alle prese con la realizzazione di un film autobiografico El Chapo quando è stato arrestato. La voglia di mettersi in mostra lo ha tradito, facendogli commettere dei passi falsi. Il leader del traffico di droga messicano è stato così ricatturato dopo l’evasione da un carcere di massima sicurezza sei mesi fa. La notizia della cattura di Joaquin ‘El Chapo’ Guzman è arrivata dai social network direttamente dal presidente messicano Enrique Peña che ha scelto Twitter per comunicare al mondo che il leader internazionale del traffico di droga era in manette. Ma è stato il procuratore generale messicano Arely Gomez nel corso di una conferenza stampa all’aeroporto di Città del Messico a rivelare i particolari dell’operazione: secondo quanto dichiarato El Chapo aveva preso contatto con attrici e produttori per girare il film. El Chapo sarà rinchiuso nello stesso carcere dal quale è fuggito lo scorso luglio, scappando attraverso un tunnel sotterraneo. 



El Chapo è stato arrestato: la notizia è arrivata tramite un tweet del presidente messicano Enrique Peña, che in meno di 140 caratteri ha comunicato al mondo intero la cattura del leader internazionale del traffico di droga. Ma chi è veramente “El Chapo”? Partiamo col dire che il soprannome si traduce letteralmente con “il piccoletto“, un nomignolo dovuto ai 167 centimetri di altezza di Joaquín Guzmán Loera, l’uomo che il dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti aveva definito “il narcotrafficante più potente del mondo”. Per arrestare colui che secondo le stime di Forbes detiene un patrimonio di oltre un miliardo di dollari, la Marina messicana ha dovuto abbattere prima 5 uomini facenti parte della scorta personale del narcotrafficante il quale, come riferito dal New York Times, ha provato a beneficiare del sacrificio dei suoi uomini scappando dalla fognature dell’edificio in cui si trovava nascosto tentando la fuga disperata con una macchina rubata, senza però riuscirci. E dire che El Chapo è sempre stato un vero maestro in fatto di fughe: la prima evasione è quella seguita all’arresto in Guatemala nel 1993. In questo caso Guzman riuscì ad evadere dal carcere di Puente Grande, secondo alcune ricostruzioni inifilandosi di nascosto nel carrello della biancheria ripercorrendo una trama da film, secondo altre beneficiando dell’aiuto del direttore della prigione e delle guardie carcerarie, che avrebbero chiuso entrambi gli occhi per facilitare la fuga di un uomo che anche durante la detenzione riusciva comunque a gestire la sua organizzazione. La latitanza di El Chapo, anche grazie alla collaborazione di parte della popolazione dello stato del Sinaloa, è durata a lungo, fino a quando il 22 febbraio 2014 El Chapo è stato arrestato in un hotel della costa messicana affacciato sul Pacifico. Neanche in questo caso El Chapo si è arreso: alcuni suoi complici hanno iniziato a scavare nei mesi successivi alla sua cattura un tunnel lungo un chilometro collegato direttamente alla sua cella, che ha consentito a Guzman di riassaporare la libertà a dispetto di tutte le misure di sicurezza applicate. Ieri il nuovo arresto, ma guai a dare per finito El Chapo: un uomo capace di sfidare gli Stati Uniti, andando a scattare una foto in compagnia del figlio davanti al cancello della Casa Bianca, durante il periodo di latitanza. 

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