Sono tante le storie personali che ruotano attorno all’Isis, ma ce n’è una particolare in Iraq: protagonista Wahida Mohamed, meglio nota come Um Hanadi, la casalinga diventata l’incubo dei terroristi del Califfato. Vi state chiedendo cos’abbia di particolare una semplice “donna di casa” per incutere timore agli uomini che terrorizzano tutto il mondo? In breve: Wahida decapita e poi cucina le teste dei jihadisti. Come riportato da Blitzquotidiano.it, la donna ha guidato un contingente di 70 uomini e ha liberato la città di Shirqat, una settantina di km a sud di Mosul. “Ho cominciato a combattere i terroristi nel 2004, assieme alle forze di sicurezza irachene e alla coalizione – ha raccontato alla Cnn – Li ho combattuti, li ho decapitati, ho cucinato le loro teste e bruciato i loro corpi. Ho ricevuto minacce dai vertici Isis, incluso Abu Bakr (al Baghdadi). Ma non mi importa. Hanno provato ad ammazzarmi sei volte, ho proiettili in testa, nelle gambe, ho le ossa rotte. Ma tutto questo non mi fermerà, continuerò a combattere”. Non vorremmo essere nei panni dei terroristi…
Le ultime notizie che arrivano dalla lotta contro l’Isis mostrano due fronti così diversi eppure con elementi molti simili tra loro: il Califfato sembra più in difficoltà alla vista generale, dalla Siria all’Iraq fino alla Libia, ma con massima cautela va trattato l’intero contingente jihadista in grado ancora di far breccia nelle divisioni e lotte intestine delle tante tribù libiche e con un governo che di unito non ha proprio nulla. Anche per questo motivo è scattata ieri ufficialmente la missione Ippocrate, trecento militari italiani mandati dal governo Renzi-Pinotti per poter porre un freno all’emergenza medica contro gli attacchi Isis alle forze libiche. Il contingente è arrivato due giorni fa a Misurata e dovrà allestire in breve tempo un ospedale da campo con trecento uomini complessivi, di cui ben 70 medici e 100 parà che dovranno proteggere la grandi struttura ospedaliera che nascerà a breve. La missione italiana è stata attivata in seguito alla richiesta del governo libico del primo ministro Fayez al-Serraj di assistenza sanitaria per le forze armate impegnate nella lotta all’Isis sul territorio libico. Nel frattempo sul fronte squisitamente politico-strategico, è importante da segnalare l’invito dell’Onu a cercare di costruire un esercito unitario per battere finalmente sul campo il Califfato. «Costruire un nuovo esercito libico unficato sotto la guida del Consiglio Presidenziale (quello guidato da faez Sarraj e riconosciuto dall’Onu) nel quale vi sia un ruolo per il generale (Khalifah) Haftar», a chiederlo, riportato da Askanews, è stato in un intervista alla tv satellitare al Arabiya, Martin Kobler inviato per la Libia delle Nazioni Unite. Non solo, secondo l’inviato Onu bisogna insistere nel sostenere una intesa politica libica attorno al primo ministro Sarraj «perchè la situazione sta deteriorando e diventa con il tempo sempre più complicata, in particolare per l’arretramento delle esportazioni di petrolio». Due fronti, che riguardano la medesima necessità: unità contro l’Isis. Senza questo il Califfato continuerà a fare breccia e non sarà mai sconfitto.