Il caso di Emanuela Orlandi, la studentessa 15enne scomparsa oltre un trentennio fa, è diventato un film che ora rischia di essere cancellato dalla programmazione nelle sale italiane, come rivelato dal suo regista Roberto Faenza a Domenica in. Proprio ieri, infatti, non solo il regista ma anche alcuni attori della pellicola ed il fratello della vittima, Pietro Orlandi, sono stati ospiti della trasmissione di Rai 1 condotta da Pippo Baudo e Chiara Francini. Una scelta, questa, che non è piaciuta molto al giornalista del Corriere, Fabrizio Peronaci, il quale ha espresso la sua opinione con un post sul suo profilo Facebook. “Con tutto l’affetto sincero per Pietro, dal quale mi hanno diviso le ultime scelte (avallare l’ipotesi che fossero della sorella i gemiti del nastro fatto sentire in TV, sorvolare sulla voce di Marco Accetti sul lato B), non riesco ad applaudire la performance a Domenica In”, ha esordito il giornalista. A non essere apprezzato da Peronaci è stato soprattutto il fatto che le domande su un caso così delicato fossero state avanzate da un “conduttore del sabato sera”. Seppur nella sua eleganza, Baudo, a detta di Peronaci, sarebbe stato “incapace di replicare alle molte inesattezze dette e ad alcune affermazioni totalmente infondate”. Anche nel caso di Emanuela Orlandi vale il “purché se ne parli”? Secondo il giornalista del Corriere questa esasperata ricerca di visibilità potrebbe trasformarsi in una pericolosa trappola. Clicca qui per leggere lo stato completo.
Ieri pomeriggio, nel corso di Domenica In è stato ospitato Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, misteriosamente scomparsa 33 anni fa. L’intento era quello di presentare il film incentrato su questo giallo dai contorni ricchi di ombre che vede alla regia Roberto Faenza e dal titolo La verità sta in cielo. A tal proposito, lo stesso regista ha invitato il pubblico ad affrettarsi a vedere il film attualmente nelle sale cinematografiche, in quanto starebbero giungendo “venti di guerra”, tra cui istanze di querele e possibili sequestri. A detta di Faenza, dunque, il timore è che possa esserci un intervento da parte delle persone implicate nel caso di Emanuela Orlandi e che potrebbero portare a far ritirare il film. Una pellicola che, a differenza di molte altre caratterizzate dalla classica formuletta secondo la quale i personaggi e le storie narrate sono assolutamente casuali, in questo film di Faenza, come ricorda lo stesso, non ci sarebbe nulla di casuale. “Noi facciamo nomi e cognomi, anche di senatori corrotti che hanno consentito ai boss di fare evadere dalle aule di giustizia i loro compari. Quindi è un film ad alto rischio”, ha chiosato.
Sono tornati ad accendersi i riflettori sul caso di Emanuela Orlandi, la quindicenne misteriosamente scomparsa da Città del Vaticano nel giugno 1983. Da allora sono trascorsi oltre 33 anni. Un lungo trentennio colmo di domande, dubbi e soprattutto ipotesi su che fine avesse potuto fare la piovane Emanuela. Le tesi sono state molteplici ma mai realmente dimostrabili e si sono basate su fatti cupi della nostra Italia di quegli anni, dalla banda della Magliana alle Brigate Rosse, senza trascurare i possibili misteri custoditi in Vaticano ed infine i servizi segreti. Di queste piste, tuttavia, nessuna avrebbe rivelato la verità su Emanuela Orlandi, una verità che hanno sempre chiesto a gran voce i suoi familiari, a partire dal fratello Pietro, ospite ieri della nuova puntata di Domenica In, durante la quale i padroni di casa, Pippo Baudo e Chiara Francini, hanno dedicato ampio spazio alla pellicola di Roberto Faenza dal titolo La verità sta in cielo. Per il regista, tuttavia, la verità su quanto accaduto alla giovane 15enne sta in terra e la conoscerebbero bene molte persone coinvolte nella sua tragica fine. Come rivelato da Pietro Orlandi nel corso della trasmissione di Rai 1, nella vicenda sulla scomparsa della sorella comparirebbe anche l’immagine di Bergoglio, l’attuale Pontefice, il quale avrebbe pronunciato una frase “sospetta”: “Emanuela sta in cielo”. A detta del fratello, Papa Francesco potrebbe conoscere qualcosa in più rispetto alla sua famiglia, lasciando intendere la morte della studentessa che ad oggi continua a restare un grande mistero. Pietro Orlandi ha preso ieri la parola evidenziando la speranza del padre e della sua famiglia coltivata in questi lunghi anni e relativa al ritorno a casa di Emanuela Orlandi, anche alla luce dell’assenza di prove sulla sua morte. L’uomo ha raccontato dell’incontro, sei mesi dopo la scomparsa della sorella, avuto con Papa Wojtyla. Un incontro rimasto impresso nella memoria di Pietro: “Ad un certo punto disse queste parole esatte: ‘esiste terrorismo nazionale e terrorismo internazionale. Quello di Emanuela purtroppo è un caso di terrorismo internazionale'”. Secondo Pietro, traspariva dagli occhi di Papa Wojtyla il fatto che fosse a conoscenza di altre cose. “Lui ha dovuto mettere sul piatto della bilancia la verità sulla scomparsa di Emanuela e l’immagine della Chiesa e ha fatto una scelta”, ha chiosato Pietro Orlandi.