Ieri Papa Francesco ha proclamato sette nuovi santi. Ecco i nomi: José Gabriel del Rosario Brochero (il primo santo argentino), Salomone Leclercq, Giuseppe Sanchez del Rio, Manuel Gonzalez Garcia, Lodovico Pavoni, Alfonso Maria Fusco, Elisabetta della Santissima Trinità Catez. Per loro a Piazza San Pietro c’erano 80mila persone: per la sola Santa Teresa di Calcutta ce n’erano 120mila e per la semplice traslazione del corpo di Padre Pio durante il giubileo a Piazza San Pietro erano 50mila. 



Meno male che Dio sa contare solo fino ad uno: vuol dire che gli interesso solo io, solo tu, solo noi ma uno alla volta. Lui non fa classifiche, ha un cuore che è tutto per uno e quindi per ciascuno. Per lui la santità non è affare da primi della classe. Forse per questo non voleva neppure essere chiamato maestro e sarà per questo che i primi cristiani si chiamavano tra di loro “santi”: perché di Santo c’è solo Cristo, e dirsi di Cristo vuol dire essere santi. 



Ieri per quei sette santi non c’era la copertura mediatica propria dei santi grandi. Ma questa, veramente, quando si parla di santità è una questione non esistente perché quando si parla di santità l’unità di misura è il “senza misura”. Nessun santo è grande e tutti i santi sono grandi: milioni, miliardi, tanti quante sono le persone che vivono per, con, in Dio. Cioè per amore, con amore, da innamorati. E i sette santi di oggi, con la loro varietà, ce lo ricordano. Uomini e donne, giovani, giovanissimi e anziani, suore e preti, religiosi e laici, morti di morte violenta e gente spentasi nel proprio letto, gente morta violentemente e gente morta di malattia. Perché nella santità c’è tutta una vita e la vita è così diversa in ciascuno di noi.



Per questo, allora, la santità diventa non un programma di vita con gli step da compiere per arrivare al paradiso, ma il nome della nostra vita, una vocazione. La santità è ascoltare una voce che dice il nostro nome: è un suono da sentire, a cui rispondere e da seguire. E allora essere in 80mila per sette persone o 120mila per una sola, non cambia nulla; non dà più o meno importanza, perché la santità è stare con Cristo, uno a uno: è questo che fa di un uomo un santo.

Pochi l’hanno notato, ma ieri in Piazza il Papa ha compiuto uno dei suoi gesti clamorosi: ha saltato il saluto alle autorità. Magari li ha salutati prima o dopo, non lo so perché non sono un’autorità, ma il protocollo prevedeva il saluto. 

Siccome in Piazza ero vicino a loro, ai saltati, posso dire che loro — le autorità — l’hanno proprio notato che il Papa da loro non ci andava. Il motivo è semplice: voleva che l’attenzione, il benvenuto fosse tutto per i nuovi sette santi di cui i media hanno parlato poco. Non perché qualcosa in Vaticano non abbia funzionato ma perché la santità è proprio così: silenziosa. Come una vita che va avanti giorno dopo giorno. Mai sola. Coraggiosa e in pace.

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