Il giorno 17 ottobre le Chiese cattoliche cristiana e sira, assieme a quella anglicana ed evangelica, ricordano il martirio di sant’Ignazio di Antiochia, nato nel 37 circa e divenuto vescovo dell’importante sede siriaca intorno al 69. Venne condannato a morte sotto il terzo anno di regno dell’imperatore Traiano che lo fece scortare da Antiochia a Roma. Alcune fonti lo riconoscono quale discepolo di San Giovanni Evangelista, mentre è certo che Ignazio incontrò, sulla strada per Roma, San Policarpo. Quest’ultimo, già vescovo di Smirne, accolse con gran calore Ignazio, e così fecero anche tutte le comunità cristiane che egli incontrò lungo il suo percorso verso il martirio. Sempre durante questo suo difficile viaggio, il nostro scrisse sette lettere ai fedeli cristiani di Roma: tali missive, oltre a costituire un’importante testimonianza della diffusione del cristianesimo nel I secolo, rappresentano la principale fonte di informazioni su Ignazio. Oltre a queste lettere, nelle quali Ignazio pregava i fedeli di non cercare d’impedire il suo martirio, ne scrisse molte altre, alcune indirizzate a diverse Chiese dell’Asia Minore. Da uomo di profonda spiritualità e istruzione qual era, sant’Ignazio si preoccupò principalmente di sanare le divisioni nelle Chiese e, a tal fine, sottolineo l’importanza della figura del vescovo in qualità di garante dell’unica fede e dell’eucarestia. Egli sostenne con fermezza l’umanità di Gesù, sottolineando come la Sua vera morte e la Sua Resurrezione corporale abbiano generato la nuova vita del cristiano. Scontrandosi fortemente con l’eresia docetista, sant’Ignazio professò il Cristo come unica salvezza e unica verità, nonché sola bellezza e gloria della Chiesa. Per questa sua missione di cantore della presenza divina in ogni battezzato e nel rito della liturgia eucaristica, egli amava farsi chiamare Theophorus, ossia “portatore di Dio”. Giunto a Roma, sant’Ignazio trovò una grande folla ad accoglierlo e ad acclamarlo con molto calore. I fedeli di Roma, però, poterono godere per poco dell’illuminante presenza dal Santo. Infatti, Ignazio fu portato subito al Colosseo e lì, incatenato, fu dato in pasto ai leoni.
Inizialmente, la Chiesa Occidentale celebrava il martirio di sant’Ignazio il 1° febbraio, ma dal 1969 la data della commemorazione è stata allineata con quella della tradizione di Antiochia al 17 ottobre. Le Chiese armena, copta e ortodossa, invece, ricordano sant’Ignazio il 2 gennaio, data del suo presunto arrivo a Roma. Nell’arte sacra vi sono molte rappresentazioni del Santo, spesso ritratto con i paramenti episcopali durante il martirio, e anche Botticelli gli ha dedicato un famoso dipinto, ora custodito presso gli Uffizi di Firenze, in cui viene descritta la scena della rimozione del cuore di sant’Ignazio, sul quale è scritto ”Gesù”. Un’altra maestosa opera in cui viene ritratto il nostro è l'”Adorazione dei santi e degli angeli” del Beato Angelico, conservata nella National Gallery di Londra, ove sant’Ignazio viene ritratto con un cuore sul palmo della mano sinistra. Mentre la maggior parte dei resti del Santo sono sepolti in un cimitero a sud di Antiochia, alcune sue reliquie sono conservate a Roma, nella Basilica di San Clemente al Laterano e nella chiesa di Sant’Ignazio di Antiochia.
Oltre a sant’Ignazio, il 17 ottobre si ricorda San Giovanni Colobo (o Nano), San Dulcidio, vescovo di Agen, San Fiorenzo, vescovo di Orange e i martiri San Sozino, San Rufo, Sant’Isidoro Gagelin e San Riccardo Gwyn. Inoltre, vengono ricordate, tra gli altri, le Beate Suore Orsoline di Valenciennes, condannate alla ghigliottina durante la Rivoluzione francese.