La svolta sul giallo di Lumarzo relativa all’uccisione terribile ed inquietante di Albano Crocco potrebbe essere ad una svolta. I primi dati, come abbiamo ampiamente detto, smentirebbero al momento le accuse a carico del nipote. Il vero assassino, tuttavia, avrebbe compiuto un passo falso lasciando le sue tracce sul corpo della vittima. Intanto, dalle notizie diffuse dal sito Liguriaoggi.it, apprendiamo che nei prossimi giorni a Lumarzo potrebbero giungere i cani molecolari che potrebbero contribuire a dare una mano importante alle ricerche della testa di Albano Crocco. Sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti sarebbero finite anche le riprese video del sistema di sorveglianza dell’abitazione del nipote di Albano Crocco, nonché unico indagato a piede libero. Queste avrebbero confermato l’orario di arrivo della vittima, la quale aveva parcheggiato la sua auto proprio nei pressi della casa di Claudio Borgarelli e l’uscita di casa di quest’ultimo, esattamente negli orari da lui indicati agli inquirenti.
Le ultime novità sul caso di Albano Crocco portano forse vicino ad una vera svolta sul delitto di Lumarzo del povero ex infermiere decapitato. Stando alle ultime novità fornite dai Ris e rivelate da Repubblica, ci sarebbero tracce di Dna dell’assassino sul corpo di Albano Crocco, visto che tali elementi non appartengono alla vittima. Non è però l’unica novità scoperta dalla scientifica, visto che pare che il corpo della vittima sia stato trascinato per circa 30 metri dal killer che ha lasciato delle impronte coperte di sangue e dunque ora possibilmente riconoscibili. Ora resta da scoprire se quelle impronte e tracce siano assimilabili al nipote e finora unico indagato per l’omicidio, o se invece – e questa è l’ipotesi più accredita al momento – di tratti una terza persona che ancora deve essere scoperta. Un punto a favore, come raccontavamo qui sotto, per il nipote Borgarelli riguarda i risultati dello sub: non ci sono tracce di povere da sparo sulle sue mani o sul viso.
L’omicidio di Albano Crocco, il pensionato ucciso oltre una settimana fa, lo scorso 11 ottobre, nei boschi di Lumarzo nel Genovese, sembra allontanarsi sempre di più da una possibile soluzione. Sin da subito i sospetti degli inquirenti erano ricaduti sul nipote, Claudio Borgarelli, con il quale l’ex infermiere decapitato aveva interrotto i rapporti in seguito ad alcuni screzi. La sua posizione, tuttavia, sembra migliorare in quanto il suo racconto avrebbe di fatto trovato riscontro negli esami effettuati sia nella sua abitazione che sul suo stesso corpo, alla ricerca di polvere da sparo. Secondo quanto riportato dal sito GenovaToday.it, dunque, gli esami compiuti nell’abitazione del nipote avrebbero dato esito negativo: nessuna macchia sospetta, né traccia di sangue sarebbe stata rinvenuta dagli esperti della Scientifica. La casa di Claudio Borgarelli era stata oggetto di attenzione in quanto Albano Crocco aveva lasciato la sua auto proprio nelle vicinanze, prima di imboccare il sentiero su cui è poi stato ritrovato il sul corpo privo della testa. L’intera abitazione è stata passata al setaccio anche con l’ausilio del luminol, ma senza alcun esito apprezzabile. Al momento, dunque, si attendono i risultati dei Ris in riferimento alle armi sequestrate nella casa del nipote di Albano Crocco: si tratta di una pistola e alcuni coltelli – tra cui un machete, la stessa arma affilata con la quale si crede possa essere stato ucciso l’ex infermiere – regolarmente detenuti. Come sappiamo, prima di essere decapitato, l’uomo sarebbe stato colpito alla nuca con alcuni colpi di fucile. Per tale ragione il nipote Claudio Borgarelli è stato sottoposto all’esame dello stub al fine di verificare la possibile traccia di polvere da sparo sulle mani e sugli abiti dell’uomo indagato. Come riportato nella serata di ieri dal sito Liguria24.it, anche questo esito sarebbe risultato negativo, in favore del nipote di Albano Crocco. La conferma sarebbe giunta dalla Procura, sebbene il reparto dei Ris di Parma per i prossimi giorni ha annunciato nuove analisi dettagliate. Questo sarebbe dovuto al fatto che la prova dello stub non sarebbe da considerarsi del tutto attendibile in quanto avvenuta circa 24 ore dopo l’omicidio di Albano Crocco. Un lasso di tempo molto ampio durante il quale l’uomo indagato avrebbe avuto tutto il tempo per lavarsi bene le mani. Non solo: essendo proprietario di un’arma da fuoco, in caso di esito positivo potrebbe sempre asserire di averla utilizzata nei giorni precedenti alla morte inquietante dello zio, in merito alla quale si dichiara innocente.