Il 24 ottobre cade la ricorrenza e la festività in onore di sant’Antonio Maria Claret. La sua famiglia, di origine catalana, è profondamente di religione cristiana, e sin da piccolo sant’Antonio apprende e fa suoi gli insegnamenti della carità. Questa sua attitudine lo porta sulla strada del prelato, e viene ordinato nel 1835, all’età di 28 anni. Qualche anno più tardi chiede alla Curia di Roma di essere inviato in qualsiasi posto in qualità di missionario, ma gli viene impedito a causa della sua salute precaria. Dopo un breve periodo trascorso nell’ordine dei Gesuiti, fa ritorno in patria dove inizia la sua opera missionaria. Il giovane prete ci mette poco a diventare popolare grazie alla sua opera di predicazione e di creazione di associazioni in tutta la catalagna e in altri posti della Spagna. Successivamente impiega le sue energie per fondare la congregazione dei Missionari Clarettiani per ricordare le vittime della guerra civile spagnola che persero la vita a causa della propria fede religiosa. Nello stesso anno, il 1849, viene nominato arcivescono di Santiago di Cuba. In tutti quegli anni, sant’Antonio con grande passione, attraverso il suo lavoro di apostolo, affronta senza paura quasi tutti i problemi che affliggono l’isola. Non solo problemi di natura religiosa e sociale, ma si occupa della povertà, della schiavitù e cerca di istruire quella parte di popolazione ignorante. Inoltre, come timorato di Dio affronta un’epidemia e un terremoto senza mai lasciare la sua gente. La sua instancabile opera, però, prova ad affrontare anche i problemi del clero, chiedendo e cercando più volte di rinforzare i seminari ecclesiastici. Il popolo segue la sua predica e il suo insegnamento, grazie anche alla promozione di una fattoria modello per promuovere l’agricoltura e una cassa di risparmio per aiutare le persone meno fortunate. Difende a più non posso la Chiesa e i diritti che spettano ad ogni essere umano. Così facendo, però, il prete catalano colleziona tante inimicizie tra la classe politica e tra i criminali. Sant’Antonio viene spesso minacciato e subisce anche degli attentati. Ad Holguin, per esempio, viene ferito gravemente in volto. Non tutte le classi agiate vedono negativamente la sua figura. Infatti, nel 1857 la regina spagnola lo convocò a Madrid in qualità di suo confessore, e anche in quella circostanza non perse l’abitudine di predicare ed evangelizzare. Circa 11 anni dopo, viene esiliato a Parigi insieme alla sua regina. Per sant’Antonio è solo un’altra occasione per continuare la sua missione caritatevole. In Francia vive il periodo della rivoluzione e si rifugia nel monastero di Fontfroide, fino alla sua morte, sopraggiunta il 24 ottobre del 1870. Ancora oggi è possibile venerare sant’Antonio nella Casa Madre dei Clarettiani a Vic, dove è sepolto. L’8 maggrio del 1950, il pontefice Pio XII decide di proclamarlo santo per la sua infaticabile opera di predicazione e per il suo modo di difendere la Chiesa. Il pontefice descrive il santo spagnolo come un uomo di statura piccola ma dall’animo gigante, tanto grande da meritarsi la canonizzazione. 



È il santo patrono dei Clarettiani e delle Isole Canarie. La figura di sant’Antonio in questi luoghi viene ancora venerata e festeggiata annualmente con processioni in onore del suo spirito e per l’opera missionaria realizzata in questi luoghi. 

Il 24 ottobre, inoltre, si festeggia Don Luigi Donguanella, venerato come santo dalla Chiesa Cattolica. Don Guanella è il fondatore della congregazione Servi della Carità e delle Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza.  In questo giorno viene ricordato anche Sant’Areta, simbolo della comunità cristiana di Najran.



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