Dopo che i giudici della corte d’Assise di Udine hanno pronunciato una pesante sentenza di condanna ai danni di Padre Graziano, costretto ad osservare un periodo di 27 anni dietro le sbarre per l’omicidio e la soppressione di cadavere di Guerrina Piscaglia, la donna di Ca’ Raffaello che ieri avrebbe compiuto 52 anni, l’avvocato Angeletti è tornato a prendere le difese del suo assistito. Ospite di Cristina Parodi nella trasmissione di Rai Uno La Vita in Diretta, il legale di Gratien Alabi se l’è presa con chi ha “voluto costruire un mostro”, sottolineando invece come il religioso congolese abbia “accettatto con rispetto la decisione della corte pur non condividendola”, ribadendo che fin dal primo giorno il prete “continua a professarsi innocente”. Angeletti ha tenuto a rimarcare come la vicenda giudiziaria sia ancora lontana dal ritenersi conclusa poiché “vi sono ancora altri due gradi di giudizio”.



-La sentenza pronunciata dai giudici della corte d’Assise di Udine, che hanno condannatoa 27 anni di carcere Padre Graziano, il prete ritenuto colpevole dell’omicidio di Guerrina Piscalglia, la casalinga di Ca’ Raffaello, in provincia di Arezzo, scomparsa da casa il primo maggio del 2014, ha tenuto in considerazione anche il figlio della vittima Lorenzo, affetto da gravi disabilità. I giudici del primo grado di giudizio hanno infatti stabilito che Padre Graziano, oltre a scontare la propria pena dietro le sbarre, sarà costretto a pagare a Lorenzo una provvisionale di 100.00 euro. L’avvocato Nicola Detti, legale del marito di Guerrina, Mirco Alessandrini, ha fatto notare come il risarcimento non fosse centrale nel loro ricorso tant’è che non è stato quantificato:”Questa è una provvisionale importante. Anche la figura di Lorenzo, che chiaramente non ha mai partecipato per scelta nostra, è venuta fuori”.



-Dopo il pronunciamento della sentenza di condanna a 27 anni di Padre Graziano, il prete accusato di aver ucciso la casalinga di Ca’ Raffaello, Guerrina Piscaglia, a parlare è stata la zia della vittima, Maria Rosa Ricci, volto celebre di questa vicenda. La donna, sentita da La Nazione, non ha nascosto il suo sentimento di rabbia al netto di una condanna comunque pesante:”Provo una grande rabbia, una grande rabbia nei suoi confronti. Lo abbiamo accolto come un fratello: ci ha ripagato così”. La zia Rosa ammette che il frate si era anche proposto come sostegno in un momento di estrema fragilità per la sua famiglia:”Mio marito è morto a marzo, due mesi prima della scomparsa di Guerrina: proprio da Graziano ho avuto la forza di andare avanti, ti consigliava, ti parlava. E poi ritrovarsi così…Ora ci dica dove ha messo i resti di Guerrina, ci dia una possibilità di piangere sul suo corpo”.



-Grande soddisfazione per la condanna a 27 anni comminata a Padre Graziano, il prete accusato di omicidio e soppressione di cadavere in merito al caso di Guerrina Piscaglia, la casalinga di Ca’ Raffaello scomparsa da casa il primo maggio del 2014, è stata espressa da Nicodemo Gentile, l’avvocato che al processo ha rappresentato Associazione Penelope. Il legale dell’Associazione Nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse, come riportato da Il Tempo, ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:”È una condanna giusta, è il primo responso che conferma il suo coinvolgimento in questa vicenda che arriva perché lui non si è aiutato, ha cercato di farla franca e ha infarcito le sue dichiarazioni di bugie”. Gentile ha chiesto che la Chiesa intervenga al più presto per sospendere il prete vista la sua grave situazione giudiziaria:”Si è condannato da solo. Ora rifletta bene e ci dica dov’è il corpo di Guerrina; ci auguriamo che la Chiesa non faccia più finta di niente, deve prendere dei provvedimenti”.

Il caso di Guerrina Piscaglia e la condanna a Padre Graziano hanno mosso l’opinione pubblica ieri dopo la sentenza: oggi per analizzare il caso, Intelligo News ha raggiunto Roberta Bruzzone, la nota criminologa che ha seguito come perito della procura d’accusa fin dall’inizio del processo a Padre Graziano che non ha lesinato durissime critiche al frate e all’intero clero. «Un uomo che non dice il vero, pervicace nel suo intento; una persona che a mio giudizio ha saputo individuare e approcciare donne come nel caso di Guerrina, in condizioni psicologiche ed economiche precarie e approfittando anche della sua professione. Insomma, un soggetto pericoloso. Questa vicenda credo debba insegnare soprattutto alle alte sfere del clero a porre maggiore attenzione su certe condotte e ad esercitare maggiore controllo nei confronti di chi mandano in giro», afferma durissima la Bruzzone che azzarda anche un attacco alla Chiesa. Secondo la criminologa la sentenza è giustissima e si conferma « assolutamente certa della sentenza di condanna perché tutti gli elementi emersi avevano un’unica chiave di lettura, ovvero la sua responsabilità nel delitto e nella distruzione del cadavere della signora Piscaglia».

Il caso di Guerrina Piscaglia si chiude così con la sentenza di condanna a Padre Graziano Alabi, 27 anni di carcere come spieghiamo qui sotto nel dettaglio delle ultime fasi processuali. Resta il dolore di una famiglia e le reazioni di polemica della difesa che fino all’ultimo ha sperato nelle poche prove a carico in generale in questo caso complesso in cui manca ancora il corpo della vittima. Ma quali sono, più delle altre, quelle prove che hanno incastrato alla fine il frate dell’Aretino? Un sms e una testimonianza dello stesso Padre Graziano: due indizi che alla fine hanno convinto in giudici ad emettere condanna contro cui, come era prevedibile, verrà fatto Appello visto che l’uomo si professa conta del tutto innocente. Un sms mandato dal cellulare di Guerrina dopo la sua scomparsa ad un contatto che conosceva solo Padre Graziano e quelle parole sul presunto “zio Francesco”. In sostanza, Padre Graziano ha sempre sostenuto negli interrogatori che il primo maggio 2014, il giorno della scomparsa di Guerrina, la donna si sarebbe allontanato con questo misterioso “Zio Francesco” che però nessuno sembra conoscere e che gli inquirenti non hanno mai rintracciato come esistente in questi due anni. La condanna è arrivata dopo un processo lunghissimo che ancora trova al suo interno molti punti poco chiari che nelle prossime settimane verranno sottoposti dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza.

Padre Graziano è stato condannato a 27 anni per l’omicidio e per aver fatto sparire il cadavere di Guerrina Piscaglia, la casalinga di Ca’ Raffaello scomparsa da casa nel 2014. Dopo la lettura della sentenza da parte della Corte d’Assise di Arezzo, Gratien Alabi, come riportato da Arezzo Notizie, si è trincerato dietro un silenzio impenetrabile nonostante l’assalto dei cronisti. Il suo legale Angeletti ha spiegato che “in una situazione di questo tipo per Padre Graziano sia molto difficile esternare il proprio pensiero anche perché le parole che lui dice potrebbero essere fuorviate”. Secondo l’avvocato Angeletti “con questo pronunciamento il principio dell’oltre ogni ragionevole dubbio si sia notevolmente affievolito”. Il legale di Padre Graziano ha garantito di “avere creduto in questa difesa, è una linea in cui crediamo profondamente. ‘interpretazione fornita dalla Corte a certi fatti dev’essera stata forzata”, ribabendo di “attendere le motivazioni della sentenza” non dimenticando che “ci sono ancora due gradi di giudizio”. 

La sentenza di condanna a 27 anni di carcere per omicidio e sparizione di cadavere a Padre Graziano è arrivata in quello che sarebbe stato il giorno del 52esimo compleanno di Guerrina Piscaglia, la casalina di Ca’ Raffaello scomparsa nel 2014. Ad esprimere la miriade di sensazioni provate alla lettura della sentenza da parte dei giudici della Corte d’Assise di Arezzo è stato Mirko Alessandrini, marito di Guerrina, che come riportato da altroquotidiano.it ha dichiarato:”Avevo il cuore a duemila e pensavo di morire. Mia moglie non c’è piu, ma ha avuto giustizia nel suo cinquantaduesimo compleanno. Gratien Alabi ha tradito la fiducia di tutti noi: lo avevamo accolto come un amico”. Ricordiamo che nella sentenza si prevede anche il pagamento di una provvisionale da parte di Padre Graziano al figlio di Guerrina e Mirko.

“Un traditore e un assasssino” e ancora “ragno predatore”. Così è stato definito Padre Graziano dai due avvocati Nicola Detti e Chiara Rinaldi, dalla parte della famiglia di Guerrina Piscaglia. Parole dure, con cui i due legali hanno ricusato al religioso ogni responsabilità dell’omicidio della donna. Nessuno Zio Francesco quindi, nessun uomo che, durante il giorno del processo e della conseguente condanna, è apparso ancora di più fantomatico agli occhi dei giudici della Corte d’Assise di Arezzo. L’udienza si è svolta con un botta e risposta senza fine, dove entrambe le parti in causa, difesa ed accusa, hanno fatto l’ultimo appello a proprio favore. Per l’avvocato Riziero Angeletti, in difesa di Padre Graziano, è sufficiente il dubbio: Guerrina Piscaglia è stata davvero uccisa oppure è ancora viva? In assenza del corpo, scrive La Nazione, inevitabile pensare che non si possa andare “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Per Angeletti inoltre tutti i testimoni, soprattutto chi ha visto la donna lungo la strada Marrecchiese lo stesso giorno della sua scomparsa, sarebbero validi e dimostrerebbero inoltre che nell’orario del delitto indicato dall’accusa, Guerrina era ancora viva. Pochi infine gli elementi, secondo l’avvocato, per condannare il religioso.

La sentenza è infine arrivata e su Padre Graziano è calata quella spada di Damocle che pendeva sul suo capo ormai da due anni. Clamorosa la condanna di 27 anni comminata in assenza del corpo di Guerrina Piscaglia, un punto su cui il marito Mirko non intende trascendere. “Adesso Alabi dica dov’è”, ha riferito durante un’intervista. Per Padre Gratien adesso si apre una nuova parentesi ed un excursus che lo condurrà verso la sentenza di appello. Il religioso, che ha sempre gridato la propria innocenza, non intende arrendersi. La posizione del pm Marco Diorni è stata chiara. Come riporta La Nazione, ha chiesto ai giudici della Corte d’Assise di Arezzo di decidere fra la scienza “e il nulla”. Anche il rappresentante della difesa si è dimostrato inamovibile. I tabulati telefonici di Guerrina Piscaglia hanno sempre dimostrato che la donna non si è mai allontanata da Ca’ Raffaello. Inattendibile, a suo giudizio, la testimonianza di Francesca Mossi che afferma di aver visto la donna il giorno dopo la scomparsa, mentre entrava nel Comune di Novafeltria. Smentito anche il secondo testimone, Settimio Gabrielli, che invece afferma di verla vista ancora viva sulla Marecchiese alle 14.15 del primo maggio di due anni fa. Anche in questo caso l’uomo ha ammesso di non essere certo che la persona che ha incontrato fosse davvero Guerrina Piscaglia. 

La sentenza ha deciso: Padre Graziano è stato condannato a 27 anni di carcere per l’omicidio e la sparizione del cadavere di Guerrina Piscaglia, il caso di cronaca che purtroppo da due anni tiene sotto scacco la provincia di Arezzo. La casalinga di Ca’ Raffaello scomparsa nel 2014 trova dunque giustizia in questa prima sentenza di primo grado che promette grandi polemiche visto la mancanza dell’elemento chiave dell’intera indagine, il corpo della povera casalinga: accusato fin da subito, Padre Graziano Alabi viene ora condannato al massimo della pena, 27 anni di galera per essere stato ritenuto colpevole della morte di Guerrina Piscaglia, scomparsa da Ca Raffaello (Arezzo) il 1° maggio 2014. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Arezzo con rito collegiale. I capi di condanna sono omicidio volontario e occultamento di cadavere e non solo, dalle indagini sarebbe anche emerso una relazione sentimentale tra il frate e la sua parrocchiana. Nei prossimi giorni polemiche, reazioni e motivazioni di questa sentenza che certamente farà discutere e non solo per il coinvolgimento di un uomo della Chiesa ma per la mancanza del corpo di Guerrina.

La corte si è riunita in camera di consiglio in attesa della sentenza a carico di Padre Graziano, presunto assassino di Guerrina Piscaglia. Arriverà a breve l’atteso verdetto con il quale si conoscerà finalmente il destino del religioso, unico imputato per il delitto e l’occultamento di cadavere della donna. Proprio Guerrina Piscaglia oggi avrebbe compiuto 52 anni. Un giorno difficile soprattutto per la famiglia che da oltre due anni attende la verità sulla scomparsa della donna di Ca’ Raffaello. Ad intervenire nel corso della trasmissione Pomeriggio 5 è stata la sorella della vittima, la quale ribadito l’importante data di oggi in attesa della sentenza su Padre Graziano. A ricordare la giornata di oggi è stato anche il figlio Lorenzo. “Oggi è il compleanno della mamma, zia le facciamo gli auguri?”, sarebbe stata la richiesta di Lorenzo alla sorella di Guerrina. La donna si è poi rivolta direttamente a Padre Graziano affinché potesse dire una volta per tutte dov’è il corpo della casalinga scomparsa misteriosamente.Arriverà in serata l’attesa sentenza per il processo a carico di Padre Graziano, unico indagato per l’omicidio e l’occultamento di cadavere di Guerrina Piscaglia. Oggi, dunque, sta andando in scena l’ultima tappa del processo durato circa un anno e che si è svolto in Corte d’Assise ad Arezzo vedendo sul banco degli imputati il prete di origine congolese. Il corpo manca, ed è questa al momento la sola certezza, mentre per il pm l’assassino della casalinga scomparsa due anni fa sarebbe proprio lui, Padre Graziano, per il quale ha richiesto una condanna pari a 27 anni di reclusione e che potrebbe salire a 30 se il giudice riconoscerà l’aggravante dei futili motivi avanzata dalla difesa delle sorelle della vittima. Per la difesa del presunto assassino invece, il religioso andrebbe assolto. L’ultima parola sarà quella del giudice Silverio Tafuro al termine di una giornata che si prospetta piuttosto lunga e complessa. Mentre la criminologa Roberta Bruzzone, tramite le pagine del settimanale Giallo ha annunciato come quasi certamente la condanna a 27 anni sarà accolta, il verdetto in realtà appare poco scontato proprio per l’assenza del corpo della vittima. La famiglia resta in attesa stringendosi nel suo dolore nel giorno della verità ma anche in quello in cui Guerrina Piscaglia avrebbe compiuto 52 anni.

La sentenza su Padre Graziano, il caso di Guerrina Piscaglia e un cadavere che ancora manca: la cronaca nera oggi arriva a scoprire una sentenza che da due anni viene attesa per la famiglia di Guerrina, scomparsa nel 2014 e per cui il frate di Ca’ Raffaello è accusato unico per l’omicidio. Oggi lunga requisitoria delle due parti e poi la sentenza, come spieghiamo nel dettaglio qui sotto: resta da capire cosa i giudici decideranno, se accogliere le testi accusatorie o se il fatto di non avere fugato ogni sicuro e ragionevole dubbio porterà all’assoluzione finale. Qual’è il vero elemento in mano alla difesa? Il corpo della vittima: proprio la mancanza ancora del cadavere di Guerrina Piscaglia potrebbe essere l’elemento che scagiona Padre Graziano, come ha spiegato l’avvocato della difesa. «Un delitto che invece, secondo la difesa, non c’è mai stato: potrebbe trattarsi anche di un allontanamento volontario o di un suicidio. E se c’è stato, spiega Angeletti, non c’è prova che lo abbia commesso il frate. L’elemento forte di questo scenario alternativo è la mancanza del cadavere», riporta il collega locale della Nazione. Ora la parola spetta ai giudici…

E’ giunto il giorno della verità per il giallo sulla scomparsa di Guerrina Piscaglia, la casalinga 50enne di Ca’ Raffello che fece perdere misteriosamente le sue tracce il primo maggio 2014. Per il suo omicidio e occultamento di cadavere è accusato Padre Graziano, guida spirituale della vittima e sacerdote nel piccolo centro dell’Aretino, da sempre ritenutosi estraneo rispetto alle gravi accuse che gli sono state mosse. Oggi, presso l’aula del Tribunale di Arezzo andrà in scena l’ultima tappa del processo in corte d’Assise a suo carico, dopo l’ultima arringa della difesa. La sentenza del processo a Padre Graziano arriverà esattamente nel medesimo giorno in cui Guerrina Piscaglia avrebbe compiuto il suo 52esimo compleanno. Una data che sarà per la famiglia della vittima doppiamente dolorosa ma che potrebbe concludersi con la verità su quanto accaduto alla donna. Secondo quanto reso noto dal sito FirenzePost.it, già in nella mattinata odierna sono attese le controrepliche da parte del pm Marco Dioni e della difesa dell’imputato, formata dagli avvocati Rizieri Angeletti e Francesco Zacheo. Successivamente interverranno anche le rispettive difese delle parti civili. Solo intorno alle 13:00 i giudici della Corte d’Assise di Arezzo, presieduta da Silverio Tafuro si ritireranno in camera di consiglio per la decisione. La sentenza è quindi prevista nel pomeriggio ma potrebbe slittare anche in serata. Si tratta di un verdetto molto atteso e che arriverà ad un anno circa dall’inizio del processo. Come sappiamo, la pubblica accusa aveva richiesto a carico di Padre Graziano una condanna a 27 anni di reclusione. Contro il religioso di origine congolese ci sarebbero non poche prove, dall’sms mandato dal cellulare di Guerrina Piscaglia ad un numero che solo Padre Graziano conosceva dopo la scomparsa della donna, alla fantomatica quanto emblematica figura di zio Francesco creata dal frate al solo scopo di depistare le indagini. La sua difesa, al contrario, ha chiesto ovviamente l’assoluzione di Padre Graziano. Secondo i suoi avvocati, infatti, i pochi elementi raccolti contro il frate non andrebbero al di là di ogni ragionevole dubbio.