L’udienza generale del 26 ottobre 2016, Papa Francesco ha deciso di aprire con l’appello riservato agli stranieri che scappano dalle proprie terre. Secondo Lui la Misericordia di Dio si manifesta nell’atto dell’accoglienza, dando un pasto ai bisognosi e salvando vite umane. Quest’opera di Misericordia corporale, utile per mantenere in vita la Fede nei fedeli, preparerà i cristiani all’incontro finale con il Signore. Accogliere i migranti che arrivano in Italia scappando da guerre e carestie, – stando a quanto riferisce il Papa, – sarebbe un obbligo morale a cui ogni cristiano deve adempire. Questo poiché il volto di Cristo può essere riconosciuto in quello di ogni bisognoso che vuole salvare sé e la propria famiglia. Ogni persona dev’essere consapevole di vedere il Cristo stesso nel volto di qualcuno che chiede aiuto. Nel Vangelo, difatti, sta scritto: “Ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito” (Matteo 25,35-36). Secondo il Santo Padre, questa parola di Gesù dev’essere l’imperativo per i politici italiani e per tante persone di buona volontà che vogliono aiutare il prossimo. Eventi come i conflitti armati, la crisi economica, il brusco cambio del clima spingono le popolazioni a migrare lasciandosi alle spalle la casa, in cerca di un altro posto in cui soffermarsi.



Durante queste manifestazioni occorre ricordarsi che i flussi migratori sono sempre avvenuti, e fare finta che non siano mai esistiti significa ricadere nella mancanza di memoria storica. Pensare che questi eventi appartengano solo ai nostri anni è un grande (e grave) errore. Successivamente il Santo Padre ha spiegato che la Bibbia offre molti esempi di benevolenza verso i migranti. Uno di questi è rappresentato da Abramo che, chiamato dal Signore, lasciare il suo Paese per spostarsi in un altro. Lo stesso è avvenuto per il popolo d’Israele, che dall’Egitto ha dovuto spostarsi per svolgere un lungo viaggio nel deserto. Il tutto pur di arrivare alla Terra Promessa. Lo stesso discorso, secondo Papa Francesco, vale anche per quanto riguarda la Santa Famiglia. Maria, Giuseppe e Gesù hanno dovuto scappare dinnanzi alla minaccia portata dal re Erode. Per questo anche loro, più d’ogni altro, possono considerarsi dei migranti. Non è soltanto l’umanità stessa a rappresentare una continua storia di migrazioni, ma è anche la Bibbia a fornire diversi esempi su come dei personaggi religiosi importanti siano stati accolti e aiutati dalla Benevolenza umana.Ogni popolo sul pianeta ha conosciuto i problemi della migrazione. Parlando ai fedeli, il Papa ha precisato che nel corso della storia si è avuto modo di assistere a miracolose espressioni della solidarietà umana, ma anche a gesti cattivi verso i migranti. Le tensioni sociali non sono mai mancate per via delle differenze culturali o storiche tra diversi popoli che hanno abitato sulla stessa terra.



Oggi la crisi economica fa salire ancor di più la rabbia verso il diverso. Si tratta però di sentimenti prettamente umani, che devono essere superati in virtù della Misericordia Divina. Nel mondo sorgono diversi muri e tante barriere volte a dividere le popolazioni. In altre zone mondiali ci sono guerre e carestie. Gli atti di alcune persone dai cuori buoni vengono oscurati dalle voci che vorrebbero dare sempre un maggiore credito all’egoismo umano. La chiusura, però, non rappresenta affatto una soluzione, ma anzi spinge verso una complicazione maggiore di una situazione già così difficile. Sotto questo punto di vista, l’unica soluzione possibile è la solidarietà con il migrante. L’impegno dei cristiani nel settore è urgente e dev’essere effettuato con fiducia e sicurezza, più di come è stato fatto nel passato. Aprire il cuore e la mente ai problemi altrui, sentirsi per qualche istante “migranti”, è un buon modo per comprendere le sofferenze dell’“altro” e fare di tutto per evitarle. Secondo il Papa, tale impegno deve coinvolgere tutti, partendo dai singoli fedeli, passando per le Parrocchie e terminando con i vertici più alti della Chiesa. In ultimo luogo il Papa ha invitato tutti a non chiudersi in sé stessi dando sfogo al proprio ego e di aprirsi agli altri. Nell’ultima fase di quest’ennesima udienza generale del 2016 sono arrivati i saluti, come ogni volta detti in più lingue e rivolti a più popoli.